Soli (pt.1)

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Finalmente erano di nuovo soli. Distesi sul letto, guardavano il soffitto. I loro pensieri vagavano in luoghi lontani e in speranze forse troppo frettolose.

Mario sospirò.

- Ma davvero tra poco dobbiamo mangiare di nuovo? – disse.

Claudio si voltò, osservava il profilo di Mario: gli occhi semichiusi, le sopracciglia arruffate e nere, il respiro quasi affannoso. Gli sembrò di scorgere la perfezione.

- Dai, io potrei mangiare già ora! –

- Sei insaziabile –

Risero entrambi. Di nuovo. In quelle ore passate insieme non avevano mai smesso di farlo. Claudio amava ridere e con Mario gli sembrava così semplice. Qualunque risposta, anche la più banale, detta con la sua voce, il suo accento, detta in quel modo in cui solo lui era capace, diventava gioia per il cuore e la mente.

Claudio si mise seduto sul letto con le gambe incrociate. Si mordicchiò il labbro inferiore. Poi disse che lui era insaziabile sotto tutti i punti di vista. Mario sospirò, si mise seduto anche egli, con la schiena appoggiata al cuscino.

- Cla'... -

Voleva dire qualcosa, ma la frase gli si fermò in gola. Erano troppo puri quei pensieri per essere tradotti in parole. Così rimasero lì, intorno a loro, parole non dette ma che la mente aveva capito.

Claudio sorrise timido, abbassò gli occhi. Mario gli si avvicinò e accarezzò il ciuffo, spostando un po' i capelli che finivano sulla fronte. Gli diede un piccolo bacio sulla tempia.

- Dimmi qualcosa di te – disse poi.

- Cosa vuoi sapere? – chiese Claudio.

- Qualcosa, non so niente di te... a parte... -

- A parte...? –

- Che sei molto bravo – continuò. Lo disse in modo quasi comico. Accentuò la parola "molto" pronunciandola con un tono un po' più alto e prolungando la lettera "o".

Queste erano le piccole cose che diventavano comiche e rallegravano il cuore.

Claudio scoppiò a ridere.

- Ho l'impressione che con te non mi annoierò mai – disse, ancora in preda alle risate - e guarda che neanche tu ci scherzi –

Mario gli si avvicinò e gli diede un bacio. Le labbra di Claudio che non riuscivano a smettere di muoversi nella convulsione della risata, d'un tratto si bloccarono. Immobili assaporarono il contatto.

Si appoggiarono l'uno sulla fronte dell'altro, entrambi avevano gli occhi semichiusi e sorridevano.

Cominciarono a darsi piccoli baci, alternati a momenti di sorrisi.

- Dai, dimmi qualcosa di te – disse Mario, tra un bacio e l'altro.

- Ti dico che ho voglia di baciarti –

Così si strinsero in un bacio più lungo, fatto anche di carezza e corpi che premevano per avvicinarsi. Poi si abbracciarono.

- Allora comincio io – sussurrò Mario, allentando appena la stretta, quanto bastava per guardarlo negli occhi.

Claudio era palesemente un po' rattristato, sperava in altro, ma anche il semplice sentirlo parlare era bello. Così, si stesero uno di fianco l'altro.

- Mi chiamo Mario, ho trent'anni e faccio il commesso. Sono nato e cresciuto ad Anzio ma vivo a Roma con i miei migliori amici –

- Non sapevo fossi di Anzio –

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