Capitolo Sei;

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Questione di fiducia;


Joy desiderava solamente andarsene, lasciarsi tutto alle spalle. Si sentiva così in imbarazzo, meschina, in un certo senso. Sapeva di star aiutando un amico, ma se Harry li avesse visti veramente, cosa avrebbe pensato, lui - come gli altri ragazzi - di loro? Era tutta finzione, lei e Louis non stavano veramente insieme, ma avrebbero avuto il tempo di spiegare tutto? In un certo senso poteva stare sicura con Audrey, dato che l'aveva incitata ad accettare.

In quella scuola, le voci giravano così velocemente, e molto spesso non ti accorgevi della popolarità del video registrato a casa di tua nonna mentre cantavi Beyoncé. Povero Thomas, registrare la sua performance era stato un grosso sbagliato, soprattutto nell'anno di creazione del Poulston College Blog...Laser sapeva essere terribile e camuffare la sua cattiveria dietro parole confuse e divertenti. Almeno, Joy sapeva che lei e Louis avrebbero potuto evitarsi di finire in prima pagina, poiché i corridoi erano pressoché deserti, e Harry non avrebbe mai tradito i suoi amici. O era quello che almeno stava pensando mentre si dirigeva verso l'uscita di scuola.

Dopo la scomoda foto, era suonata la campanella che segnava la fine della pausa pranzo, e una Joy molto affamata si era diretta in classe, con passo lento e lo sguardo vago. Louis le doveva anche un pranzo.

Si era mentalmente prefissata di discutere del bacio direttamente con il riccio, spiegare l'equivoco e lasciarsi tutto alle spalle, ma non era in classe, e così le restanti due ore. Perché, a volte, riferire la verità risultava così difficile?

Prima di uscire, Joy aveva aspettato di sua spontanea volontà alcuni minuti in classe, per lasciar sfoltire il mare di studenti che convergeva alla porta come topo in trappola.

E ora, con la scuola svuotata dalle urla, ragazzi che si spintonavano e lamentele continue, la sua mente non smetteva di elaborare pensieri inappropriati su ciò che era successo. Accidenti, se si sentiva meschina. Lei e Audrey avevano un conto in sospeso, e Louis le doveva molto di più di qualche compito, a pensarci meglio.

«Ehi» si sentì chiamare dalle spalle. Senza accorgersene, aveva superato l'uscita e percorso almeno metà cortile, il viso affondato nella sciarpa di lana per riscaldarsi dal freddo di fine ottobre.

Infine, si girò per trovarsi davanti l'ultima persona che mai si sarebbe aspettata di vedere lì, con lei, dopo essere sparito per metà giornata.

«Ehi» lo salutò di rimando, vedendolo avvicinarsi.

Indossava un giubbotto verde bottiglia, una sciarpa crema simile a quella di Joy, e le sue gambe erano fasciate in degli stretti skinny jeans, che tuttavia gli stavano perfettamente. La sua altezza, comparata alle sue forme maschili, lo rendevano praticamente un adone. C'era un motivo se tutte le ragazze lo adoravano. Forse solo Joy e Audrey erano immuni alla sua bellezza, anche perché conoscevano il suo lato nascosto: arrogante, nevrotico e stupido.

«Vai a casa?» domandò Harry, calciando alcuni ciottoli del cortile.

Joy lo guardò ironica. «Dove altro dovrei andare?»

Harry si strinse nelle spalle, ma non rispose.

«Comunque, sì» sospirò, e il suo respiro si condensò in una nuvoletta bianca. «È stata una giornata abbastanza stressante.» Alzò i tacchi, diretta al cancello d'entrata.

Harry la affiancò con poche, semplici falcate delle sue lunghe gambe. «Lo credo bene» disse, e Joy riconobbe un vago tono di scherno.

«Styles, ascolta, non ha la testa per starti ad ascoltare» sbottò brusca, mentre gli avvenimenti della giornata si riversavano su di lei come una cascata, a partire dall'interrogazione di matematica alla prima ora.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 12, 2018 ⏰

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