3. Always be friendly during a party

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Man mano che passavano le settimane le cose cominciarono ad andare meglio, in tutti i sensi. Avevo finalmente degli amici fantastici, che stavo imparando a conoscere a poco a poco.

Audrey, per prima, era davvero una ragazza dal cuore d'oro. Era dolce e sempre disponibile a darmi una mano, sospettavo fosse così un po' con tutti, ma si capiva che teneva in modo particolare ai suoi amici. A primo acchito sembrava anche timida e riservata, e per certi versi lo era abbastanza... per quello che riguardava se stessa. Con le notizie riguardanti le altre persone, invece, non aveva pietà: era una vera e propria amante del gossip, strano ma vero. Quando un pomeriggio mi invitò a casa sua capii anche da chi doveva aver preso quel lato del suo carattere: sua madre, una donna indiana dalla quale, evidentemente, Audrey aveva ereditato anche la bellezza sfolgorante, per quanto gli occhi verdissimi fossero invece identici a quelli del padre.

Ci misi più tempo a entrare in sintonia con Jude, invece. Per me era strano, di solito coi miei modi espansivi e amichevoli piacevo a tutti quasi subito. Beh, a tutti quelli a cui volevo piacere, insomma, quando mi ci mettevo diventavo una vera stronza pure io. In questo io e Jude ci somigliavamo abbastanza e, forse, superata la sua ritrosia iniziale, fu proprio il lato "stronzo" che avevamo in comune a unirci di più. Audrey era una ragazza dolcissima, ma anche un po' ingenua, e tendeva a vedere il mondo come se fosse dipinto a fiorellini e stelline; Jude era un po' il suo contrario, chiusa, diffidente, ma anche estremamente divertente e portata al sarcasmo. Io ogni tanto avevo bisogno di parlare male di qualcuno e Jude era decisamente la persona giusta con cui farlo. In più, aveva una missione: far ragionare Audrey e farle notare quando un ragazzo che faceva il carino con lei era solamente un porco approfittatore, ovvero quasi sempre. Audrey aveva decisamente bisogno che qualcuno le aprisse gli occhi e Jude si accorse che ero d'accordo con lei sull'argomento. Fu così che, pian piano, mi conquistai la sua fiducia.

Coi ragazzi fu tutto più facile. Josh era aperto e simpatico e, avevo visto giusto dall'inizio, era il migliore amico di Jude. Era un bel ragazzo, moro, con gli occhi blu e una tendenza piuttosto spiccata a non pettinarsi. In effetti aveva sempre una discreta manciata di ragazze a girargli intorno: usciva spesso con qualcuna, anche se mai con più di una tipa alla volta, ma era raro che prendesse queste cose seriamente. L'unica con cui sembrava avere un atteggiamento diverso, d'altro canto, era proprio Jude. Le voci che li volevano amanti segreti, in realtà, non avevano torto di esistere, almeno in un senso. Si vedeva che Jude considerava Josh solo un amico: a volte l'avrebbe volentieri strozzato, ma gli voleva un bene dell'anima e lo capiva anche solo con uno sguardo. La sola cosa che non riusciva a capire, forse, era il fatto che Josh invece aveva un'adorazione totale per lei, magari non ancora abbastanza consapevole e matura, ma sicuramente abbastanza forte da essere più vicina all'amore che all'affetto.

David, invece, era una forza della natura: solare, affettuoso e sempre pronto a organizzare qualcosa per stare tutti assieme. Il gruppo di amici girava perlopiù attorno a Josh e Jude, che si conoscevano da una vita e che avevano attirato attorno a sé Dave, Aud e, loro malgrado, me. Ma il vero collante, quello che teneva uniti tutti, me ne accorsi subito, era proprio David. Riusciva ogni weekend a pianificare una serata al cinema, un giro da qualche parte o a rimediare un invito per il party del mese organizzato dal ragazzo più popolare e bello dell'ultimo anno. Era inspiegabile: David non era particolarmente in vista a scuola, al secondo anno eravamo poco più che matricole, eppure usando le sue conoscenze e chiedendo un po' in giro riusciva quasi sempre a strappare informazioni a chiunque.



Una mattina di fine aprile David si avvicinò a me, Jude e Audrey con un sorriso soddisfatto. Eravamo sedute in giardino a goderci un'ora libera col sole primaverile che ci scaldava tiepido, mentre parlavamo del più e del meno. Me lo ricordo bene, perché fu uno di quei momenti in cui mi resi conto di essere stata davvero fortunata a conoscere quei ragazzi, ché probabilmente erano davvero gli amici che stavo cercando arrivata a Winthrop.

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