4. Prom (mistakes) and summer (funs)

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Su una cosa Patterson aveva ragione: l'interesse per la nostra fantomatica liaison durò al massimo un paio di settimane, dopodiché le voci su noi due si erano già dissolte, sotterrate dal nuovo e più interessante gossip del momento. L'unica che continuò a guardarmi con sospetto per qualche tempo fu proprio Lauren Garreth, che ogni volta che ci incrociavamo mi lanciava occhiate di fuoco e di disprezzo, sempre scortata dal gruppo di fedeli oche che la seguivano ovunque nei corridoi, tra le quali ovviamente c'era la minacciosa biondina con cui avevo avuto a che fare quel lunedì mattina. Infine pure la Garreth dovette farsi una ragione del fatto che tra me e Matt non c'era nient'altro che il nostro odio reciproco e che, se qualcosa c'era stato alla festa di Ramirez, era acqua più che passata. In effetti, se lo capirono anche i suoi due neuroni significava che era una cosa proprio evidente: dopo le ultime strane parole che mi aveva rivolto nell'aula di Scienze, Patterson prese nuovamente ad ignorarmi come aveva - quasi - sempre fatto e io feci altrettanto con lui, ancora infastidita dai suoi subdoli giochetti da quattro soldi che lo portavano un giorno a guardarmi con disprezzo, il giorno dopo a chiedermi di diventargli amica e il giorno dopo ancora a trattarmi come se fossi invisibile. Quel ragazzo avrebbe mandato ai pazzi chiunque.

Evitai di farmene un problema. Era vero che avevo la scorza sufficientemente dura da sopportare quei pochi giorni di pettegolezzi e occhiate sbieche in corridoio - Patterson aveva avuto ragione anche su questo, maledizione - e, quando l'attenzione su di me calò, a malapena me ne accorsi.

In quel periodo, infatti, cominciai a frequentare Steve Teller, un ragazzo piuttosto carino di un anno più grande di me. Mi piaceva parecchio, anche se probabilmente non ero innamorata pazza di lui, e feci un errore piuttosto banale: persi la mia verginità con lui una settimana prima del prom. Lo sbaglio colossale, a discapito di ciò che si potrebbe pensare, non fu tanto quello di andarci a letto - la mia filosofia era che presto o tardi avrei dovuto avere la mia prima volta e Steve fu comunque abbastanza dolce, anche se non particolarmente bravo a letto - ma fu proprio quello di farlo prima del ballo di fine anno. I maschietti, si sa, aspettano con ansia il prom per concludere qualcosa con la ragazza di turno, e io detti a Steve l'opportunità di non dover essere per forza carino con me fino a quell'evento.

Ma procediamo con ordine.



Il ballo, programmato per il primo venerdì sera di giugno, era l'evento che, ovviamente, ogni ragazzo della scuola aspettava con trepidazione.

Io mi frequentavo con Steve da un mese circa e, per l'appunto, eravamo già d'accordo per andarci insieme quando, un pomeriggio in cui mi ero recata a casa sua per fare gli ultimi compiti di matematica, decisi malauguratamente di concedermi e di perdere quindi ogni ascendente su di lui. Le mie amiche rimasero piuttosto stupite dalla velocità con cui avevo deciso di compiere quel passo ma per me non era niente di troppo importante: ero abituata, già da quando vivevo in California, a saltellare da un ragazzo all'altro senza troppa serietà, flirtando con uno e perdendo la testa per un altro per due settimane per poi dimenticarmi il suo nome in un battito di ciglia. Trovarmi interessata a Steve per più di un mese per me era già un bel passo avanti e mi risultò naturale fare sesso con lui non appena me ne sentii pronta.

Forse fu affrettato ma io non me ne pentii, e così mi ritrovai, il venerdì del ballo, fasciata nel mio abitino al ginocchio color verde bosco, con i capelli biondo cenere che mia mamma mi aveva aiutato a pettinare da un lato, pronta e trepidante ad aspettare il mio accompagnatore. Steve arrivò, elegante nel suo completo affittato al negozio, alle otto in punto, salutò cortesemente i miei genitori, mi accompagnò alla sua auto e - mi accorsi - non mi diede nemmeno un misero bacetto sulla guancia. Ci rimasi un po' male per questa sua apparente freddezza, ma evitai di farglielo notare e raggiungemmo in uno strano viaggio silenzioso i miei amici alla palestra della scuola.

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