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Volevo saperlo a tutti i costi, non riuscivo ad accettare il fatto che non me ne volesse parlare.
Volevo aiutarla. Sapevo che ne aveva bisogno. Aveva bisogno di me, perché non voleva accettarlo?
Non riuscii nemmeno a studiare una riga, non riuscii a finire un solo compito.
Forse si, forse ero un po' come lei...forse ero così fragile...
In ogni caso, non potevo arrendermi, dovevo rimanere forte, dovevo proteggere lei e la mamma, dovevo proteggere la mia famiglia.

Vedendo ormai impossibile riuscire a ricordarmi qualcosa di storia, tornai in casa, dissi alla mamma di aver finito i compiti, ovviamente mentendo, e poi provai a rientrare in camera.
Spinsi silenziosamente la maniglia, e aprii leggermente la porta. Per quel poco che riuscii a vedere, capii che Yun stava studiando, perciò decisi di passare più tardi.

Scrissi un messaggio a Taetae, chiedendogli se volesse uscire, e lui accettò.
Era autunno, ma quel giorno c'era il sole, e le temperature non erano tanto basse.
Ci trovammo al parco non molto lontano da casa, e ci sedemmo sul prato. Gli raccontai un po' di ciò che era successo, e lui mi diede consigli, o almeno ci provò...
Continuammo a parlarne per una mezzoretta.

«Jimin...quella...non è...» disse improvvisamente fissando un punto non ben definito.

Quelle parole mi fecero andare in confusione, cosa stava guardando? Chi stava guardando?
Mi voltai lentamente per capire, e la vidi. Una ragazza dai capelli biondo cenere si stava tranquillamente dirigendo verso di noi, con le mani nelle tasche del giubbotto e un sorrisetto stampato in volto. Era...bellissima.

«Cosa...cosa ci fa qui??» dissi alzando la voce.

Mi alzai velocemente e corsi verso di lei.

«Yun, che è successo?? Come mai sei uscita da sola?» dissi prendendole le mani.

«Sto bene Jimin, sono solo venuta a fare un giro per distrarmi un po' dai compiti.» rispose calma.

Continuavo ad essere troppo protettivo. Dovevo smetterla.

«Uhm...va bene. Dai vieni con me.» la trascinai dal mio amico.

Si abbracciarono amichevolmente, e lei si sedette accanto a Tae. In effetti, si conoscevano abbastanza bene; lui veniva spesso a casa nostra, da diversi anni, ed era quasi uno di famiglia, o comunque una persona importante per noi al pari di un parente. Tuttavia, tutta questa intimità tra loro mi dava un leggero fastidio, un piccolo bruciore allo stomaco, ogni volta, anche se non l'avevo mai fatto notare.

Restammo a parlare ancora un po', prendemmo un gelato lì vicino, e poi tornammo a casa.
Durante il breve viaggio ci scambiammo poche parole.
All'arrivo, in casa non c'era nessuno. Trovai un biglietto sul tavolo e lo lessi ad alta voce.

"Ragazzi, sono uscita a comprare delle cose; torno verso le 19, voi fate i bravi. -mamma♡"

«Ah...va bene.» disse Yun.

«Yun...è il momento giusto per...parlare...ti prego.» dissi prendendole la mano.

Esitò, voltandosi da un'altra parte.

«Va bene Jimin...» affermò insicura.

Le sorrisi e lei ricambiò lievemente.
Salimmo le scale, e andammo in camera nostra, sedendoci sul mio letto.

«Dimmi tutto. Cos'è successo oggi?» chiesi.

«Jimin...promettimi che non farai nulla.»

Quella frase mi lasciò di sasso. Una cosa del genere significava che qualcuno le aveva fatto qualcosa. Qualcosa per cui mi sarei arrabbiato.

«Va bene.» risposi.

«Mh...okay. Allora...ieri...a scuola...è arrivato...un nuovo...ragazzo...»

«Parla chiaro, non farò nulla. Promesso.» dissi comprendendo la sua insicurezza.

Sospirò «Questo nuovo ragazzo...ecco...non so come dirlo...è strano...»

«In che senso strano?»

«Ecco...non so come spiegarlo...mi inquieta...si è seduto vicino a me...mi sussurra cose strane all'orecchio...»

«Cosa ti dice?» chiesi preoccupandomi.

«Inizialmente diceva frasi come "Lo sai chi sono?" "Io lo so chi sei..." "So chi sei veramente..." in modo inquietante, e sinceramente se voleva spaventarmi, così non c'era riuscito, ma oggi la cosa è peggiorata, ha detto cose tipo "Ti manca la mammina? So che la vorresti..." "La mamma non c'è più sai? Oh poverina, chissà come ti sentirai triste..." è davvero troppo Jimin...questo no...» una lacrima scese sul suo volto «...è vero, voglio la mamma, la voglio davvero...» singhiozzò ormai in lacrime.

Si gettò fra le mie braccia disperata. Ma io, cosa potevo farci? Vederla così mi faceva stare veramente male, ma avevo già fatto tutto ciò che era possibile... Forse quel giorno avrei dovuto lasciarla morire...le avrei evitato tutta la sofferenza...
Jimin, come puoi dire questo? Quanto sono egoista. Lo so.

La strinsi forte e la baciai sulla testa.
Avrei voluto starle ancora più vicino, avrei voluto sentirmi parte di lei, quasi a essere una cosa sola...ma non potevo...il mio affetto evidentemente non era abbastanza per raggiungerla.

«Tu...sai com'erano i miei genitori?»

«Tuo padre...beh, non aveva niente a che fare con te. Era cupo e cattivo, lo sai. Tu...sei bellissima.»

Avvertii una sensazione di gioia in lei.

«Quanto a tua madre...non l'ho mai vista, ma penso che fosse...bella quanto te, gentile quanto te...»

«Ti voglio tanto bene, fratellone. Se non fosse stato per te...non so dove sarei finita...ti ringrazio tanto, Jimin.» mi diede un bacio sulla guancia.

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ecco il secondo capitolo! vi ringrazio molto per le 100+ visualizzazioni, come sempre accetto ogni tipo di consiglio, e buona vigilia di Natale!♡

Brotherhood // Park Jimin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora