xɪɪ

1.5K 131 32
                                    

Non avrei potuto sentirmi meglio di così; il mio amore per Yun, la mia speranza, veniva tutto ricambiato, e ciò che mi rendeva triste, la paura, era finito.

«Ma Yun, ora che facciamo?» chiesi staccandomi da lei.

«Oh Jimin...tu stai bene amore mio?» chiese toccandomi il petto, o meglio, il cuore.

«In effetti...si...» sorrisi.

«Oh sono contenta.» disse abbracciandomi.

La strinsi forte vicino a me, dandole piccoli baci e mordendole le labbra.

Quei momenti erano davvero bellissimi, speciali, entrambi stavamo bene, sorridevamo, e ci amavamo più di ogni altra cosa o persona al mondo.

Stavo bene, e non avevo male da nessuna parte; per una volta il cuore era stato buono al suo posto, e avevo potuto vivere normalmente.

Avrei voluto stare con lei ancora molto, abbracciarla, baciarla, nel buio di quella stanza completamente chiusa, dove la luce entrava solamente dai piccoli fori delle tapparelle, ma un cellulare suonò bruscamente, interrompendoci.
Guardai l'orario, vedendo che erano quasi le dieci di mattina, capii che probabilmente era la mamma.
Proprio nel momento più sbagliato.

«Mh, Yun, è il mio...» sussurrai.

«Si...» disse con tono deluso.

Anche io avrei voluto stare con lei ancora...

Pronto? Ciao mamma.

Ciao Jimin! Scusami se ieri sono andata via così, non ti ho nemmeno salutato, ma ero di fretta...

Non fa nulla. Comunque qui tutto bene, tranquilla; quando tornerai?

Purtroppo devo stare di più del previsto, tornerò tra due giorni...

Ah...non fa nulla, tranquilla, ti aspettiamo, ciao ciao!

Ci sentiamo stasera, ciao!

«Mamma ha detto che tornerà tra due giorni.» affermai.

Mi guardò mordendosi preoccupata il labbro inferiore.

«Cosa faremo Jimin?» disse.

Capii subito cosa intendeva, benissimo.
Due giorni non erano molti. Il nostro amore non poteva essere tenuto nascosto a tutti, ancora meno alla mamma.
No, non l'avrei mai lasciata, non in quel momento. Eravamo sempre stati insieme, e lo saremmo rimasti.

Mi sedetti vicino a lei, che mi guardava negli occhi implorando una risposta, e le presi le mani, incrociando le mie dita con le sue.

«Io ti amo Yun, non ti lascierò mai, starò accanto a te come ho sempre fatto.» dissi avvicinandomi al suo viso.

«Anch'io Jimin...amore mio...» disse.

Una lacrima le bagnò la guancia.

«Piccola...» sciolsi le mani e l'abbracciai «...te lo prometto, ti amo e ti amerò per sempre, non ti mollerò, Yun...»

Non rispose.
Incrociai di nuovo i nostri sguardi, e ancora amavo i suoi profondi occhi scuri; brillavano anche solo con quelle poche luci a malapena filtranti dall'esterno, e solo a guardarli restavo incantato.

Mi avvicinai ulteriormente e unii delicatamente le nostre labbra.
Il bacio andò avanti per un po', e pian piano si evolveva in qualcosa di sempre meno casto, fino al punto che le nostre lingue si sfiorarono, producendo un lieve imbarazzo tra noi. Continuammo, e tutto ciò sparì quando fu lei a cercarmi, rendendomi veramente felice.

Ma sicuramente non avrebbe potuto andare tutto troppo bene.
Infatti, il cellulare prese di nuovo a squillare sonoramente. Mi fermai, e lei annuì delusa.

Controllai, ed era Taehyung.
Risposi, lui mi chiese di incontrarci per parlare, e io accettai, così, dopo aver pranzato, salutai Yun e uscii.

Camminai per i vicoli stretti e rigogliosi del paese, con il sole invernale che brillava sulla mia pelle; ero impaziente di arrivare, chiarire le cose con lui era fondamentale.

Mi infilai nel vicolo chiuso in cui passavo sempre; non arrivava nemmeno uno spiraglio di sole, era buio, da un lato inquietante, non lo usava mai nessuno, e non era abitato. Però era una breve scorciatoia che mi permetteva di raggiungere la mia meta più in fretta, e, seppur mi spaventava, era utile.

Andavo tranquillamente avanti, mentre nel silenzio dell'oscurità i miei passi producevano un'eco lieve.
Ma soffermandomi ad ascoltare, capii che non vi erano solo i miei. Altri suoni si udivano nella piccola via, e non erano rassicuranti.

Non avevo il coraggio di fermarmi, di voltarmi, di guardare quella persona, non avrei retto.
Della paura che avevo buttato via e sostituto con quelle sensazioni di gioia, forse non avrei dovuto dimenticarmene così presto.

Il suono si faceva sempre più vicino, e il cuore batteva sempre più forte, e se voleva scoppiare, ci stava riuscendo.

«Non pensi di fermarti?» chiese.

Mi bloccai. Jungkook. Ancora lui.
Sentii di nuovo quel dolore, fortissimo, più del solito, questa volta il cuore mi stava rompendo le ossa, i muscoli, voleva uscire dal petto.

Caddi a terra, e tutto il mio corpo entrò in contatto con quel terreno sporco e umido; il freddo gelido si contrapponeva alle guance calde, e mi bloccava. Tentavo di muovermi, di scappare, ma nemmeno un dito ascoltava le mie preghiere.
Cosa avrebbe potuto farmi Jungkook se fossi stato in condizione incosciente?

Con la vista che diventava sempre più debole, vidi che lui scese accanto al mio corpo e mi guardò soddisfatto.

«Proprio come mi aspettavo, caro Jimin.»

_______________
Innanzitutto grazie, perché la storia ha raggiunto più di 1K di letture*-*, però scusatemi perché il capitolo è corto e...brutto (?), e forse ho fatto errori. In ogni caso, spero venga apprezzato♡

Brotherhood // Park Jimin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora