ᴠɪɪɪ

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Stropicciai gli occhi e mi guardai intorno. Sentivo caldo, e non capivo il motivo.
Percepii qualcosa muoversi, proprio vicino al mio corpo; guardai, e vidi Yun, abbracciata a me, che ancora dormiva.
Era una sensazione bellissima svegliarsi con la persona amata al proprio fianco, e mi fece sorridere involontariamente.

Mi strinse a sé, ancora nel sonno, così mi voltai verso di lei, ritrovandomi il suo viso poco distante dal mio.

In quel momento io mi sentivo bene. Ero in ospedale, ma con lei vicino stavo bene. Ero malato, ma con lei vicino non lo sentivo.
Con lei vicino, non mi sarei mai ucciso, perché solo con lei avrei potuto essere felice.

«Mh, Jimin.» sussurrò venedomi ancora più vicino.

«Hey Yun...» sussurrai per svegliarla.

Le diedi un bacio sulla fronte.

Poco dopo si alzò e andò a chiamare Taehyung e la mamma, che entrarono pensierosi e preoccupati.

Mi ero calmato, volevo solo sapere tutto...tutto quello che avevo.

«Scusami per prima, mamma.» dissi guardando in basso.

«Non fa nulla Jimin; ti prego di scusare me...per tutto...» rispose.

«Io...voglio solo saperne di più...»

«Io non lo so Jimin, i dottori non sanno da cosa possa derivare, che cosa possa portare, e con cosa si possa curare...Jimin...» qualche lacrima scese «...io...non ti ho detto nulla...scusami Jimin...» continuò.

Yun la abbracciò, con le lacrime sul punto di uscire.

«Ti prego mamma, non sentirti in colpa, hai fatto di tutto per non farmi soffrire, ti devo solo ringraziare.» dissi tranquillo.

Sorrise lievemente.
Passarono diversi secondi di silenzio.

«Cos'hai deciso Jimin?» chiese improvvisamente Taehyung, rimasto muto fino a quel momento.

Restai zitto a fissarlo negli occhi, che vedevo lucidi dalle lacrime.

«Scusate, potreste lasciarci soli per un po'?» chiese gentilmente rivolto alle due donne.

Annuirono e uscirono, leggermente preoccupate.

«Allora? Rispondi.» disse con tono severo, ma tranquillo.

«Non lo so...» risposi insicuro.

«Cosa significa?! Vuoi ucciderti?!» disse con un tono più alto.

Voltai lo sguardo a terra, non sapendo cosa rispondere per via della mia indecisione.

«Vuoi morire per mano di te stesso?!» urlò.

Formulata così, la cosa suonava leggermente diversa.
Io che ero cresciuto e avevo vissuto per me, volevo anche morire per mano mia?

«Sai quante persone stanno peggio di te? Non puoi buttare via la tua vita in questo modo! Se sei vivo devi fare di tutto per continuare a vivere! Non sai cosa significa morire!» urlò infuriato.

Lo guardai negli occhi, sentendo intanto i miei umidi.

Volevo davvero scoprire che cos'era la morte a soli 17 anni?
Volevo davvero procurare tutto il dolore alla mia famiglia?
Volevo davvero lasciare da sole la mamma e Yun? Taehyung?
Davvero?

Forse...forse no.

«Ti prego Jimin, ragiona. Sei giovane, un ragazzo fantastico, il tuo male non può distruggerti in questo modo, non permettergli di mangiarti. Jimin. Pensaci.» disse più calmo, sedendosi sul letto.

Ci guardammo con le lacrime che si facevano sentire, in quel momento più che mai.

«Okay Taehyung, hai ragione.» affermai serio.

«Cosa farai Jimin?» chiese.

«Vivrò. Per te, per Yun, e per la mamma. Per voi.»

«E per te stesso, idiota.» concluse ridacchiando.

Gli diedi un leggero colpo sul braccio, ridendo.

«Ma lo vedi allora che sai sorridere?» sbucò all'improvviso Yun.

Ci stava spiando? Che impicciona.
Ma...era così carina...
I suoi capelli lucenti cambiavano tutto. Tra la tristezza del bianco, risaltavano il biondo brillante e il sorriso aperto di quella ragazza spensierata, che mi faceva stare bene.

«Ci stavi spiando, bella?» chiese Tae con fare divertito.

Effettivamente avrebbe potuto evitare quell'appellativo. Non feci notare la mia gelosia, e restai con un semplice sorriso paffuto e gli occhi ridotti a due fessure.
Due fessure, che ci vedevano benissimo, e vedevano lei.

«Nooo!» rispose lei ironica.

Corse ad abbracciarci entrambi, poi si sedette accanto a Tae, con un braccio intorno alle sue spalle, e gli diede un bacio sulla guancia.

Di nuovo quel bruciore.
Dovevano smetterla di stare così vicini, e io dovevo smetterla di essere geloso.

Qualcuno bussò improvvisamente, e quella situazione armonica si interruppe.
Era il medico che si stava occupando di me, insieme ad un'infermiera simpatica. Dissero che quando avrei voluto sarei potuto uscire, e all'esterno avrei dovuto controllarmi, senza fare sforzi, almeno fino al ritrovo di una cura.

«Esci subito.» mi consigliò Yun.

«Ma come faccio? Potrei stare male...» risposi insicuro.

«Se hanno detto che puoi, allora fallo.» continuò Tae.

Parlandone anche con mamma, alla fine diedi ragione a loro, e la mattina dopo mi trovavo già all'aria aperta.

«Ti saluto, per adesso.» dissi rivolto alla struttura.

«Non ci tornerai ti dico.» affermò Yun.

Circondò il mio collo con le sue braccia, e mi fece segno di abbracciarle i fianchi.
Si alzò sulle punte dei piedi e poggiò la sua fronte sulla mia.

«Stavolta non ti lascio Jimin.» affermò.

In quel momento, era la speranza di tutti, ma veramente non sarebbe più successo? Jungkook non era cambiato per niente, era ancora come prima, e non si sarebbe fermato.

Passai quella settimana a interrogarmi su di lui, e cercai di trovare informazioni nella segreteria della scuola.
Io e Yun ci recammo per giorni da quelle donne, finché finalmente una di loro si decise a parlarci.

«Jeon Jungkook non risulta residente in nessun posto.» disse.

«Ma cosa significa?!» alzai la voce.

«Lo chieda a lui, signorino Park.»

«Bah, stupido.» sussurrai prendendo il braccio di Yun e uscendo.

«Oh, guarda un po' la finta coppietta di fratelli, vedo che stai bene Jimin...cosa dovete chiedermi?» disse qualcuno appena fuori dalla porta.

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Questo capitolo è davvero orribile, e chiedo scusa, perché si vede che non mi sono impegnata abbastanza.
Prometto che mi impegnerò di più, e vi prego di non abbandonare la storia♡

Brotherhood // Park Jimin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora