Quel modo di parlare non mi apparteneva, e mi fece sentire stupido. Le minacce appartenevano solo agli stupidi.
«Ma non farmi ridere. Sei un debole. Vattene.» ridacchiò sicuro.
Effettivamente si, aveva ragione. Non avrei mai avuto la forza di toccarlo. Si, ero un debole, ma non lo avrei mai ammesso.
«Brutto-» dissi stringendo la presa.
«Fermati!» urlò qualcuno interrompendomi.
Mi voltai verso quel suono femminile. Yun.
In lontananza si scorgeva la sua figura, che restava ferma, con una mano tesa verso di me.«Oh guarda, la tua falsa sorellina.» ridacchiò.
In quel momento, non capii bene cosa accadde; sentii una fitta terribile al cuore, fece davvero malissimo. Ma questa volta non fu solo una sensazione, il dolore c'era davvero.
Mi portai involontariamente le mani al petto, lasciando la maglia del ragazzo, e caddi con le ginocchia a terra; le mie forze diminuivano sempre di più, non sentivo il mio corpo, ma riuscivo a restare cosciente.
«Jimin!» urlò lei correndo verso di me.
«Ma guardati, non riesci neanche a stare in piedi.» rise Jungkook.
«Stai- stai zitto.» dissi torturando inconsapevolmente il mio corpo.
«Patetico.» affermò.
Si avviò tranquillamente verso la scuola, non prestandomi nessun soccorso vedendomi accasciato a terra in quel modo.
Cattivo era stato e cattivo sarebbe rimasto. Davvero ciò che avevo fatto non era servito a niente? Non gli avevo messo nessuna preoccupazione? Ero davvero così inutile? Probabilmente si.Ormai ero una persona insignificante per la società, non sapevo nemmeno perché restavo in vita se doveva tutto essere così doloroso. Forse solo il legame incompleto tra me e lei mi faceva rimanere attaccato al terreno e mi toglieva le preoccupazioni, anche se allo stesso tempo me ne creava altrettante.
Davvero era impossibile non pensare a quella scelta rimuginandola, almeno una volta al giorno. Quel bambino che ero stato aveva fatto un gesto bellissimo e altruista, ma il ragazzo che ero diventato aveva compreso il lato pericoloso di ciò. L'innocenza del vecchio me aveva complicato la mia vita, introducendo semplicemente un raggio di sole nella solitudine in cui avevo vagato per molto. Un sole che mi rendeva felice, seppur distratto e debole.«Jimin! Jimin! Jimin che succede?!» urlò Yun scrollandomi le spalle.
«S-sto...sto bene Yun.» risposi flebile.
«Non dire sciocchezze! Ti ha fatto qualcosa?! Gli hai fatto qualcosa tu?! Perché eri qui con lui?!» urlò.
«S-smettila.»
Le sue urla mi facevano stare ancora peggio. Al posto che preoccuparmi per il mio dolore, mi preoccupavo di quello che avrei potuto procurare a lei.
«Jimin! Yun che succede?!» chiese agitato Taehyung.
Probabilmente era arrivato sentendo la sua voce...oppure stava seguendo e proteggendo Yun proprio come gli avevo chiesto tempo prima...
«V-vi prego...b-basta urlare.» sussurrai.
«Che succede Yun?» chiese Taetae con un tono di voce normale.
«I-io...non lo so, quando sono arrivata...bah, non è il momento delle spiegazioni, portiamolo in infermeria.» rispose lei.
Udii queste ultime parole, poi le mie palpebre si chiusero nel buio più totale.
Al mio risveglio, rividi i muri bianchi e seri che avevo lasciato solo da un giorno o poco più.
Tutto era appena finito, ed era già ora di ricominciare.
Non ero riuscito a mantenere la promessa con Yun, non ero riuscito a mantenere la promessa con me stesso, ma ero solamente riuscito a peggiorare la situazione, e a farle di nuovo vedere tutta quella maledetta tristezza, tutto quel dolore, e tutto quel male, che ci avevano solo illusi di essersene andati.Aperti gli occhi, voltai la testa per vedere chi c'era. Yun.
Mi stringeva forte la mano, con le sue dita incrociate nelle mie. Quando me ne resi conto, un naturale sorriso segnò il mio volto, e gli occhi della ragazza si allargarono di sorpresa, rivelando una gioia miscelata con qualche lacrima.«Jimin!» si tuffò addosso a me, accarezzandomi il viso e lasciando piccoli baci dappertutto.
Uno di questi sfiorò perfino le mie labbra, ma, ancora stordito, non ci feci tanto caso, dando per scontato che fosse successo per sbaglio, nell'agitazione.
«Piccolo mio.» sussurrò, poggiando la sua fronte sulla mia.
Qualche lacrima cadde sul mio viso; le accarezzai la guancia con la mano debole, e le sorrisi.
«Yun...che è successo?» chiesi.
«Shh, stai tranquillo ora.» sussurrò sorridendo.
Il suo cellulare squillò, interrompendo quel momento così intimo e piacevole che mi rese felice, anche se per poco.
«Pronto? Ah si! Si è svegliato! Si! Esatto! Dai venite! Ok...ok perfetto!» rispose.
«Che c'è?» chiesi curioso.
«La mamma e Tae stanno arrivando!» esclamò allegra.
«Bene.» sorrisi.
«Senti...perché prima eri con Jungkook? Come l'hai trovato?» chiese più seria.
«Io...questo non importa Yun, voglio sapere cos'è successo a me, e perché sono qui.»
«Va bene ti spiegherò.» sospirò «...quando sei svenuto io e Tae ti abbiamo portato nell'infermeria della scuola, ma lì, visto che sono molto organizzati...» ridacchiò «...hanno detto che non sapevano cosa fare, quindi Tae è tornato in classe, la mamma è venuta a prenderci e ci ha portati qui, poi è tornata al lavoro. Io sono semplicemente stata ad aspettare che ti svegliassi.» sorrise.
«Grazie.» dissi.
«La mamma ha detto che parlerà ai dottori appena arriva; io non volevo sentirli...»
Improvvisamente la porta si spalancò, interrompendo la tranquillità che si era creata tra noi.
«Jimin!» urlarono la mamma e Tae all'unisono.
Dopo vari saluti e rassicurazioni sulla mia situazione, pretesi di sapere il parere dei dottori, così la mamma, che ci aveva parlato poco prima, mi confermò le mie paure.
«Jimin...tu non stai bene...»
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Stavolta ho cercato di pubblicare in tempo, spero che il capitolo sia vagamente decente, e come al solito accetto consigli!♡
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Brotherhood // Park Jimin.
FanfictionCiò che è capitato da piccoli, cambierà per sempre la loro vita. Quel fatto indescrivibile e quella scelta che hanno segnato il loro cammino. Il ragazzo che ha deciso di salvarla. La ragazza che ha deciso di lasciarsi tutto alle spalle. Inizialmente...