Alicante

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I Lightwood erano ad Alicante dal giorno precedente, fortunatamente stavano tutti bene dopo l'attacco dei dimenticati. Anche Simon, che prima era in punto di morte e poi "Hey gente io sto bene, sono un vampiro!". Ma cazzo potevate lasciarlo a New York! Almeno, questo lo pensava Ether, mentre stava seduta in salotto ad assistere all'ennesimo scambio di frecciatine tra lui e Jace.
"Vado a vedere cosa c'è da mangiare, voi due cercate di non uccidervi!" sobottò la ragazza alzandosi.
Nell'altra stanza, però, trovò di peggio...la sua parabatai stava cucinando.
E quindi anche oggi, si mangia domani!
"Izzy...ma io avevo fame..." mormorò sconsolata.
"Bene, perchè questa volta la zuppa sarà buonissima!" dichiarò l'altra facendo il broncio.
"Sè, sè...fammi assaggiare!"
Ridacchiando Ether si avvicinò alla pentola per assaggiare la brodaglia rossa che ci bolliva dentro. Inutile dire che andò a bere con la velocità di flash...
"ISABELLE MA TU LE HAI LE PAPILLE GUSTATIVE!? SA DI DEMONE!!!!"
"Ma...ma io credevo..." iniziò a balbettare Izzy con la faccia mortificata. Ether però sapeva che stava fingendo, come al solito. E poi se ci fosse rimasta male le avrebbe urlato contro una cosa tipo "Che cazzo dici! Sarai tu ad avere problemi, é buonissima!"
"Prima o poi ti dovrò insegnare a cucinare decentemente." commentò mentre cercava di rimediare a quel disastro.
"Mmh... - mugulò Izzy in risposta, lasciando vagare lo sguardo fuori dalla finestra per qualche secondo, assorta - Sai dov'è Alec?"
"Non cercare di cambiare discorso!"
"Non lo sto facendo...è solo che è...è parecchio depresso in questo periodo, dovrei parlarci."
Era davvero preoccupata e provabilmente faceva bene; anche Ether aveva notato che da quando aveva litigato con Magnus si stava buttando giù.
"Credo sia in camera sua...vai a parlarci e non perdere tempo, che qui ci penso io!" la incitò la bionda, continuando ad affannarsi in cerca di qualcosa di commestibile da cucinare in sostituzione alla brodaglia Che avrebbe buttato.

"È pronto!" urlò Ether, dopo quaranta minuti di noioso lavoro.
Jace e Max si precipitarono al tavolo di corsa, seguiti da Simon, che si aggirò per la stanza incerto su cosa fare, considerato il fatto che non poteva mangiare. Alla fine tornò in soggiorno e, dopo poco, arrivarono anche Maryse e Robert. Izzy ci mise una decina di minuti, era pallida e avvilita, ma se ne accorse solo la sua parabatai. Si scusò e prese posto.
"E Alec? Dov'è?" chiese distrattamente Robert.
"Non ha fame..." rispose la nuova arrivata con voce preoccupata. Eppure, di nuovo, solo Ether si accorse dei sentimenti di lei. Le sussurrò: "Che è successo?"
Lei rispose allo stesso modo, volendo mantenere la conversazione solo tea loro due: "Come immaginavo si tratta di Magnus, ma non sono riuscita a fare nulla per farlo sentire meglio...sono preoccupata."
"Vuoi che ci pensi io?"
"Voi due non siete mai andati tanto d'accordo..."
"Non siamo diversi quanto sembra. E poi lo faccio per te." replicò sorridendo sicura ad Izzy. Lei non disse più nulla e il pranzo terminò in silenzio, c'era sempre un'atmosfera pesante quando erano presenti i Lightwood Senior, la tensione tra i due era più che tangibile.

"Alec? Ci sei?" chiese per la trecentonovantaquattrocentesima volta, bussano alla porta della stanza.
Ma il fratellastro non rispondeva.
Alla fine Ether si decise ad aprire la porta e trovò la stanza vuota, il disordine tipico del ragazzo che la occupava, e la finestra spalancata.
Sorrise appena, era proprio da lui...chissà perché non ci aveva pensato prima.
Si sedette sul davanzale, si sporse in fuori, si issò al cornicione e salì sul tetto. Come aveva immaginato, lui era lì, seduto a osservare la città.
Gli arrivò alle spalle e si sedette al suo fianco, in silenzio. Quando finalmente si voltò, dopo un infinito silenzio carico di nervosismo, lei notò gli occhi rossi e gonfi di chi aveva pianto troppo, il colorito pallido e i capelli spettinati.
E nonostante ciò era bellissimo, come sempre.
"Che ci fai qui?" chiese secco. Ether arrossì violentemente, rendendosi conto che lo stava fissando.
"Sai pensavo di buttarmi giù..." rispose con un grado di sarcasmo pari solo a quello di Jace.
Lui non rispose, ma tornò a guardare dall'altro lato, ignorandola deliberatamente.
"Dai, seriamente, che hai?"
"Te l'ha già detto Izzy no? Ora, seriamente, perché sei venuta a cercarmi?" il tono di Alec sarebbe dovuto risultare autoritario, ma era solo triste e un po' scorbutico.
"Sono venuta per provare ad aiutarti, pensavo fosse ovvio."
"Non ho mai chiesto l'aiuto di nessuno!"
Pareva arrabbiato, i muscoli tesi e i pugni chiusi di scatto, ma nel suo tono c'era una nota nascosta di sorpresa e...gratitudine? Possibile?
Eppure lui la sopportava appena.
"Alec. Lo so che non vuoi l'aiuto di nessuno, so anche che non ne hai bisogno, ma Izzy non sopporta di vederti così e se aspetto te tra due mesi la situazione sarà identica. Devi smettere di piangerti addosso. Hai problemi con Magnus. E allora? Ci vuole tanto ad andare da lui e parlare!? Non è la fine del mondo!"
"È la fine del mio!!" ribattè Alec sull'orlo delle lacrime "Tu sei perfetta, non hai idea di cosa significhi essere me! Sono sempre un passo indietro rispetto a te e Jace, non raggiungerò mai le aspettative dei miei genitori e per di più sono gay!"
Lei rimase a bocca aperta. Quindi era per questo che si comportava così? La credeva perfetta? La invidiava?
Fu presa di colpo dalla rabbia.
"Hai ragione, non so cosa significhi essere te, ma vorrei. I tuoi problemi in confronto ai miei non sono nulla!
Non riesci ad essere bravo quanto me perché io passo ogni ora del giorno, dalle sei di mattina fino alle due di notte, ad allenarmi! Ogni fottuto giorno! E sai perché lo faccio? Perché io devo riparare gli errori dei miei genitori! La gente non fa altro che parlare, dicono che sono un errore, che non dovrei essere nata. La verità è che a volte vorrei non averlo fatto...
Alec tu sei un ragazzo fantastico, ma devi imparare a lavorare per ottenere ciò che vuoi e a smettere di fare la vittima."
Appena terminò il monologo si pentì della proprio aggressività, ma ormai era tardi. Aveva gli occhi lucidi e pieni di rabbia.
"Mi dispiace...io non...non l'avevo mai vista in questo modo."
Ci fu un lungo silenzio, lui la guardava afflitto, attendendo una risposta che non arrivò.
Ritornarono entrambi a fissare la città.
Erano passati ormai almeno dieci minuti quando Alec sussurrò: "Hai detto che sono...un ragazzo fantastico?"

Cuore avvelenato - Sebastian Morngestern Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora