Ritornarono entrambi a fissare la città.
Erano passati ormai almeno dieci minuti quando Alec sussurrò: "Hai detto che sono...un ragazzo fantastico?""Sì, ma vedi di non montarti la testa." disse Ether ridacchiando per nascondere l'imbarazzo. Anche Alec rise, per una volta, forse la prima con lei, in modo del tutto naturale.
"Sai, assomigli molto a Jace..."
"Già, ma io sono più bella!"
Risero di nuovo ma lui tornò subito serio.
"Come fai ad essere così gentile con me, dopo quello che è successo?" chiese Alec, tirando fuori le parole a fatica, il senso di colpa dipinto in faccia.
"È successo due anni fa! Non potrei essere ancora arrabbiata con te...e poi non era solo colpa tua, egocentrico di uno shadowhunter."
Di nuovo sarcasmo alla Jace.
Questo argomento la imbarazzava, ma ormai si trattava solo di un ricordo sbiadito...Istituto di New York,
due anni prima.Erano le sei del pomeriggio, Ether stava facendo una pausa dall'allenamento e osservava Alec tirare con l'arco.
Da qualche mese non riusciva ad impedirsi di osservarlo di nascosto, era diventato davvero bello. Ed era anche più responsabile...certe volte sembrava più grande di lei, nonostante avesse due anni in meno.
Mentre lo osservava prendere la mira, i muscoli tesi, il viso concentrato...pensò "lo amo." .
Un pensiero così semplice e sconcertante al tempo stesso. Lei era brava con i sentimenti quanto Izzy lo era a seguire le regole...quindi peggio che pessima. Ma quella volta...quella volta si trattava di Alec. Cosa sarebbe potuto andare storto? Alla peggio sarebbe rimasto suo fratello.
Era così convinta che quel ragazzo l'avrebbe capita, che i suoi bellissimi occhi azzurri sarebbero riusciti a vedere la vera lei...pensava che lui l'avrebbe amata, perché sapeva quanto fossero simili, loro due.
Eppure non andò come credeva.
Quella sera andò in biblioteca, dove trovò Alec intento a leggere. Si era decisa a parlarci, alla fine.
"Alec..."
"Sì?"
Alzò appena lo sguardo dal libro, lievemente infastidito.
"Ecco, io...em...volevo solo dirti..."
"C'è qualcosa che non va?" chiese con voce gentile e preoccupata.
Lei arrossì un po'.
"No, nulla, è solo che da un po' volevo chiederti una cosa...ma non fa nulla, non importa..." farfugliò facendo per andarsene.
"Non mi dà fastidio, chiedi pure." la fermò lui, chiudendo definitivamente il libro.
Allora Ether si girò di nuovo, mordicchiandosi il labbro. Forse non avrebbe dovuto dire nulla, ma ormai era tardi per tirarsi indietro.
"Cosa pensi di me?" disse piano, avvicinandosi un po'.
"Non saprei...perchè?" Era visibilmente a disagio, oltre che molto confuso.
Lei sperava di non dover essere troppo diretta, ma voleva che lui sapesse. Dopotutto a quell'età l'amore sembra così semplice e necessario. E lei, nonostante la grande dose di cinismo che aveva nel D.N.A. , non faceva eccezione. Doveva essere amata, ne sentiva il bisogno e pensava che lui fosse il ragazzo giusto. Così lo disse, nel modo più semplice possibile: "Io credo...credo di amarti."
Riuscì appena a guardarlo negli occhi, diventando più rossa dei capelli color evidenziatore di Clary.
"Mi dispiace, ma io non...insomma, tu sei una sorella per me...e poi l'amore è un concetto un po' forte..."
Quella risposta sconnessa fu un pugno allo stomaco e nonostante si fosse preparata a questo, il dolore la investì.
"No, io...si, ti amo sul serio. Ti prego, Alec..."
Lo sguardo del ragazzo si indurì.
"No, tu non mi ami, è solo una cotta. Ti passerà."
"Non è vero! Perché non mi credi?"
Il tono asciutto di lui l'aveva sconcertata. Di solito era così gentile...
"Non fare i capricci, Ether. Sei solo una ragazzina viziata che vuole un giocattolo nuovo. Vuoi anche le mie attenzioni eh? Non ti basta essere la preferita dei miei genitori? Dei miei fratelli, persino? Devi sempre essere al centro di tutto?"
Un altro pugno, stavolta in pieno viso. Più forte di qualsiasi colpo che lei avesse mai ricevuto.
"Perché parli così...cosa ti ho fatto?"
"Tu non mi piaci, ok? Non mi sei mai piaciuta! Sei un'egoista e un'egocentrica! Ora vattene, ho da fare."
A quel punto il dolore venne rimpiazzato da rabbia pura. Si piazzò di fronte allo shadowhunter e gli diede uno schiaffo tanto forte da fargli girare la testa, rendendogli la guancia rossa e causandogli un taglio sullo zigomo, grazie all'anello dei Graymark.
"Non darmi mai più della viziata egoista! Idiota! Anzi, non rivolgermi più la parola. Tu non sei mio fratello, non lo sei mai stato e soprattutto non lo sarai mai!"
Detto questo se ne andò, chiudendosi in camera.
Ovviamente non pianse, non l'aveva mai fatto, certamente la prima volta non sarebbe stata per un cretino del genere. Lo odiava. Non riusciva a capire perché le avesse detto quelle cose, forse nemmeno le importava, l'aveva fatto e basta. Non lo avrebbe perdonato. Mai. O almeno così credeva..."Ether...dì qualcosa..."
Lei aprì gli occhi, che nemmeno ricordava di aver chiuso. Era sul tetto della casa dei Penhallow, Alec la guardava in attesa.
"Scusa, che...che dicevi?"
"Ci stavi ripensando vero?"
"No, no...Ero solo distratta."
"Non mentire, lo so che lo stavi facendo..."
Sembrava davvero triste, ma in modo irreparabile. Quella tristezza che ti prende l'anima, ti si appiccica addosso...ora sì che si somigliavano.
"Hai ragione. Ma ormai è solo un ricordo. Credo sia il momento di fare pace...fratellino."
"Quindi mi perdoni?"
"Hai qualche problema di udito? Ho appena detto esattamente questo!"
"Grazie...sorellina."
Le sorrise e sembrò essersi liberato da un enorme peso. D'istinto lo abbracciò.
"Sai quali sono i rimedi migliori per i cuori infranti?" chiese allegramente per poi esclamare, senza attendere una risposta "Shopping e cioccolato!"
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Cuore avvelenato - Sebastian Morngestern
FanfictionEther Lightwood Graymark Herondale. Una shadowhunter con un passato complicato, la sua vita era come quella di chiunque altro, viveva con i Lightwood e con la sua parabatai Isabelle, combatteva, si addestrava... le vite di tutti loro, però, cambiar...