4.Sunshine, Lollipops And Rainbows

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"Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa"

Lo guardai con uno sguardo supplichevole, perché aveva pienamente ragione ad essere incazzato con il sottoscritto.

Avevo anche perso altro tempo per riaccompagnare Lottie in albergo, e sulla strada per raggiungere Bedford square a nulla era servito avere una Porsche perché durante il periodo autunnale Londra diventava la definizione per eccellenza di "congestione stradale".

Per non parlare di quando pioveva, ti ritrovavi pedoni che spuntavano coi loro ombrelli arcobaleno ad ogni incrocio, e dovevi andare ad una velocità pari a 5 km orari per non investire nessuno, il che risulta abbastanza frustante quando hai un'auto che può raggiungere i 230 orari in meno di sette secondi.

"Ti odio, e sappi.."
A quel punto mi lanciò uno sguardo omicida, prima di continuare.
"...che se non dovessi passare il test, non ti rivolgerò mai più la parola per i prossimi...mmm trent'anni, hai presente i senza voce di Hunger Games?!* Per te sarò un senza voce!"

Mi posizionai di fronte a lui strisciando lentamente la sedia sul pavimento, cercando di fare quanto meno rumore possibile.

Mrs Smith doveva essere in agguato dietro qualche scaffale zeppo di libri, pronta a spuntare fuori da qualche angolo come quella bambina in quel film horror che Liam mi aveva costretto a vedere un paio di mesi prima, per cui avevo tenuto il telefono della stanza staccato per una settimana.

Ero terrorizzato dalla sua possibile chiamata, in cui mi informava della mia dipartita nell'arco dei sette giorni successivi.*

Perché mi costringevano a vedere quelle cose?! Io ero più tipo da Sparks o da Spider-Man, generi inconciliabili, certo.
Non per nulla Niall mi accusava di avere le ovaie al posto dei testicoli.

La signorina Trinciabue, mi aveva già buttato fuori di lì un paio di volte, perché a sua detta "un esercito di fan sfegatate al concerto di Justin "Bibahhh", avrebbe fatto meno rumore di me".
Come se lei sapesse chi fosse "Bibahh".
Non potevo assolutamente essere cacciato di nuovo.
Avevo paura che alla fine decidesse di appendere delle locandine a mo' di wanted poster sulla porta, con la mia taglia.
Horatio Caine non mi avrebbe dato tregua, e si era comprata persino un paio di Ray-Ban che l'avrebbero fatta passare benissimo per lui.

"Niall..."

Mi fermò con un gesto stizzito della mano.

"No, non mi parlare!"

"Ma..."

"No!"

Sbruffai, guardandomi attorno.
Sì, avevo paura di quella vecchia zitella acida.

"Niall!!"

Voltò il capo per non guardarmi negli occhi, sempre con la mano alzata per zittirmi.

"Ho detto no!"

"Ho ritrovato il libro!"

Boom.
L'avevo sganciata.
E a quanto pare l'onda d'urto era stata pure bella potente, perché nel giro di un millesimo di secondo si era voltato, abbassando la mano e mi aveva guardato con la bocca aperta.

Ahhahhh
Tomlinson colpisce ancora!

"Aspetta cosa?!"

Approfittatore.
Gliel'avrei fatta pagare cara quella mano alzata.

"Non te l'aveva mangiata il gatto, la lingua?!"

Ora toccava a me giocare un po', no?!

"Dai, Louis, un po' di serietà! L'hai trovato?! Come?!"

The Place Where I Belong || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora