Sbloccai lo schermo del cellulare, erano le 16:25 ed ero in perfetto orario, ed io non ero mai in orario, ma volevo esserlo quel giorno. Erano anni che non ero in anticipo per qualcuno, per... ed era strano. Io ero strano.
Osservai l'entrata verde marino in vecchio stile francese incastonata tra i mattoni ocra, qualche tralcio di edera rendeva il posto ancora più stucchevole e romantico di quanto potesse essere*.
Fuori c'erano coppiette che chiacchieravano amabilmente, sedute ai tavolini neri affusolati in ferro battuto, su delle sedie dalle gambe altrettanto sottili e sinuose, alla luce di candele rosse che emanavano un profumo di fragoline di bosco, diffusosi anche dall'altro lato della strada, e loro erano lì a parlare come se il tempo fosse solo un particolare da ignorare, rischiarati dai loro sguardi.
Il sole era quasi calato del tutto, e le nuvole erano di un color viola carico ed intenso, che ricordava i ciclamini dei sottoboschi in Côte d'Azur.
L'autunno era inoltrato nella città, eppure quella sera tirava una strana ma piacevole brezza tiepida, e quel posto così intimo, accogliente rendeva tutto irreale.
Sembrava quasi di trovarsi in un qualche film di Lelouch*.
Attesi che il semaforo diventasse verde e attraversai la strada, diretto verso quegli odori attratto come un'ape dal miele.
Ai lati dell'entrata due piccoli lampioni stile liberty rischiaravano l'insegna, ricamando strane figure sulla superficie irregolare dei mattoni.
Dall'interno proveniva un aroma di cioccolato, crema chantilly e marmellata di albicocche davvero invitante.
Aspettai che qualcuno uscisse, poi mi infilai dentro evitando di entrare a contatto con la porta.
"Certo, Mrs. Penn, le sue madeleine sono pronte, gliele ho disposte nella scatola proprio come piace a lei"
Una donna anziana, bassa e grassottella con un vestito che poteva benissimo fare da tappezzeria e una collana tutta perline, gli prese le mani e gliele strinse fra le sue.
"Sei così un bravo ragazzo, Hardy"
Lui ricambio la stretta, facendo spuntare quelle deliziose fossette.
E sentii un brivido lungo la colonna vertebrale, scorrermi dal basso verso l'alto e raggiungere il mio cervello, risvegliandolo, intorpidito da un lungo sonno."È Harry... il mio nome è Harry, Mrs. Penn"
Lei prese la scatola che lui le stava porgendo, continuando a mantenere il contatto visivo con lui.
"Oh lo so caro, ma resti pur sempre un bravo ragazzo"
Quella che chiamiamo rosa anche con un altro nome avrebbe sempre il suo profumo.
L'ambiente faceva così bon-ton, lampadari dorati da cui piovevano piccoli cristalli che scomponevano la luce tutt'intorno, divanetti rossi in velluto su cui avrei voluto passare la mano e lasciare una scia contraria al tessuto.
Piccoli tavolini finemente impreziositi con peonie screziate di lillà. Ovunque una luce bianca, limpida, illuminava l'arcobaleno dei macarons e dei mignon in vetrina.
"Desidera un tavolo, signore?!"
Mi voltai, e sbattei le palpebre un paio di volte.
Un cameriere sulla quarantina, mi fissava con volto gentile aspettando una risposta.
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The Place Where I Belong || Larry Stylinson
FanfictionSOSPESA Louis Tomlinson, 23 anni, ultimo anno della School of Architecture di Londra, erede del patrimonio milionario dei Tomlinson, non avrebbe mai pensato di dover prendere la metro quel giorno. Ha poche sterline in tasca, e l'ansia di arrivare a...