Coinquilino

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Riuscire a varcare la soglia della cucina, aprire il frigorifero e prendere la bottiglia di succo, svitare il tappo e versare un po' della bibita nel primo bicchiere pulito, il tutto senza dare le spalle al nuovo ospite indesiderato fu un'impresa degna di essere ricordata per sempre. Anche perché Johanna non aveva mai posato la torcia. Un'impresa tanto grande quanto...

"Una cannuccia?"
"Grazie, mi dispiacerebbe graffiare il vetro".

L'intruso si era seduto al tavolo della cucina, al cui centro stava un portafrutta pieno di mele, pere e pesche. Sebbene Johanna avesse un certo appetito dovendo ancora cenare, non poteva permettersi di cucinare né di allungare una mano per addentare uno di quei frutti invitanti.
Tutto per colpa di un uomo emaciato che suggeva rumorosamente il succo offertogli con tanta premura. Con disinvoltura, il dissetato si asciugò le labbra prelevando un fazzoletto che teneva in un taschino.

"Sei un tipo educato".
"Il bon ton è una delle mie prerogative, ci tengo a farmi rispettare".
"Giusto, ehm..."
"Puoi chiamarmi Vladimiro Pestum Andrée Richard Norberto Clemente de la Rocha..."
"Vlad".
"Sì, può andare. Sicuramente è più pratico".

"Hai già finito il succo". Il momento critico era finalmente arrivato.
"Non è il caso di meravigliarsi, mia cara. Devi tenere a mente che, quando bevo, arrivo a cinque litri. E il succo di mirtillo non disseta... Questo non è che l'aperitivo dell'aperitivo".
Johanna non aveva tutte quelle bottiglie di succo in frigo e all'alba mancavano ancora otto ore...
E se quello era l'aperitivo dell'aperitivo, che cosa avrebbe fatto per tutta la notte? Chiacchierato, ballato, bevuto, ballato ancora...

"Vlad, nel tempo libero che fai?"
"Dormo".
La donna dapprincipio rimase interdetta, poi comprese. Doveva per forza essere così con i vampiri. Si soffermò per qualche secondo a pensare al suo ospite. Ma era necessario pensare alla situazione di qualcun altro a parte la propria, già critica? Assolutamente no. Eppure, se serviva a capire il nemico e a prendere altro tempo...

"E dopo?"
"Carissima, mettiamola così. Il sole, quella palla luminosa odiosa, marca il cielo per 16 ore, se mi va bene per 9... Che dovrei fare se non posso vederlo? Tieni conto che la notte la passo in bianco per la sete, che ormai non c'è più nessuno in strada a offrirmi da bere per via del coprifuoco, che sono anemico e assetato (l'ho già detto questo, vero?), che dovrei fare secondo te? Cadrei a terra comunque... Tanto vale farmi una lunga dormita".
"Già, non ci avevo pensato al fatto del coprifuoco... Dev'essere dura per te. Se vuoi accomodarti nella stanza accanto, ho un letto per gli ospiti".
"Vedi che se vuoi puoi essere ospitale!" le si avventò contro il vampiro.

Johanna si scansò di poco, lasciando cadere a terra il suo assalitore.

"Già, non per finire all'ospedale, comunque". Prese una scopa e iniziò a spingerlo verso la porta.

"Che stai facendo?" Il vampiro non si era ancora alzato, perciò faticava a opporre resistenza.

"Pulizia. Sempre, dopo cena. C'è una mostruosità immonda per terra..."

Gli puntò la luce della torcia dritta negli occhi, in modo da infastidirlo e da dimostrargli la sua superiorità, non solo di posizione.

"Senti tu!" Vlad si rizzò in piedi fulmineo e le si avvicinò pericolosamente. Il cambio di tono non piacque alla donna: significava che era alla fine dei giochi e che ci sarebbe stato un solo vincitore.

"Sono stanco di questa farsa".
Ecco la frase che dichiarava guerra; la risposta pacata però non si fece attendere: "Bene siamo in due". Johanna gli sorrise, bloccandolo con il manico della scopa puntato al petto e spingendolo verso la porta.
"Sai bene quanto sia inutile, mia cara. Non ti è stato detto che succede quando il sole tramonta? Con il buio posso fare di tutto".
"E a te non è stato detto che può fare una donna con un manico di scopa? Si trasforma in una strega! Finché starai sotto questo tetto tu non farai nulla eccetto quello che ti dirò io!" gli sbuffò contro, accecandolo con la pila.
"Mia incantatrice, sii ragionevole..."
"Lo sono anche troppo! Hai violato una proprietà privata e ricevi, nondimeno, vitto e alloggio gratis! Non puoi pretendere di più". Johanna non demordeva e, nel frattempo, continuava a cercare con gli occhi il cellulare. Doveva averlo lasciato da qualche parte, magari sopra una mensola. Forse, se avesse chiamato la polizia, avrebbe avuto una speranza– benché piccola e improbabile conoscendo le circostanze –di uscire prima da quell'inferno.

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