Vlad si spostò velocemente lungo il muro e raggiunse l'angolo più buio della cucina, vicino alla finestra chiusa. Come un giaguaro, si preparò al balzo sulla preda con stile impeccabile, azzannando l'aria per riscaldare i muscoli della mascella.
Un chiaro ammonimento per Johanna che, pur allarmata dall'improvviso cambiamento e da tutti quegli esercizi aerobici, non si mosse dalla sedia: "Vlad, non fare stupidate. Finiresti conciato per le feste".
"Mia cara, ti conviene preparare il tuo abito migliore perché la festa è la tua".
"Se non l'avevi capito, bastava dirlo: non sei stato invitato. Chiaro adesso?"A quella battuta l'uomo vestito di nero gettò la marsina di lato, mostrando al di sotto una morbida camicia di seta bianca immacolata. Nessuna macchia compromettente, infatti, rivelava l'identità del suo indossatore. Fu impossibile, tuttavia, ammirare la bellezza e la particolarità del tessuto più a lungo perché, in meno di un secondo, le fu addosso. Se non fosse stato per la prontezza dei riflessi di lei, la situazione sarebbe stata ben diversa da quella illuminata dalla torcia elettrica.
Il fascio di luce proveniva da terra: per schivare l'attacco la donna l'aveva fatto cadere balzando su dalla sedia e finendo nella parte opposta della sala. E Vlad era già pronto per un altro affondo...
Con altrettanta rapidità, la padrona di casa scaraventò addosso all'atleta improvvisato il tavolo di noce, colpendo in pieno il bersaglio.
Il mobile si spaccò a metà.
Il portafrutta volò e il suo contenuto si sparse sul pavimento della cucina.
Entrambi assalitori, entrambi vittime dell'impatto, Vlad e Johanna finirono stesi a terra, storditi. Il primo tramortito dal tavolo, l'altra sbilanciata dallo slancio. La donna si riprese per prima: afferrò la pila che già dava segno di spegnersi, le diede due colpi con il polso per riattivarla e la piazzò davanti al viso del suo braccatore.Avrebbe voluto gridare dalla gioia.
O dall'adrenalina.
O dal dolore...Cadendo su mele, pere e pesche si era storta una caviglia, per cui le era necessario del tempo per rialzarsi e guadagnare una certa distanza dalla minaccia. Inoltre, doveva assolutamente scoprire come rendere quest'ultima inoffensiva fino al sorgere del sole senza palesare il nuovo punto debole.
"Fammi capire una cosa, Vlad... Se io andassi fuori, sotto a un lampione, mi attaccheresti?"
"Baby, che domande fai?"
"Tu rispondi".
"Perché?"Johanna sperava che fosse stato abbastanza malconcio da non aprir bocca. Sopravvivere a un impatto con un missile di legno dello spessore di quattro centimetri non era cosa da tutti. Evidentemente i vampiri erano dotati di una resistenza superiore alla sua, caratteristica che non avrebbe mai immaginato, visti il pallore e i deboli preamboli per ghermirla... La scoperta significava, di conseguenza, ridursi allo stremo per arrivare all'alba. Ma, tornando al problema principale della padrona di casa, non erano che le 23.00. Il cerchio si chiudeva ancora una volta: bisognava prendere tempo.
"Spiegami, perché non capisco in che modo possa darti il più fastidio possibile".
"Ah, in questo senso... Va bene, non ho nulla da perdere a rivelarti questo segretuccio". Le strizzò l'occhio, nascondendo così l'irritazione per il continuo ritardo della cena: "La luce può tenerci lontani solo se è allo stesso livello del sole. Ossia: stessa luminosità e stesso calore. Un lampione per noi non è che una lontana stella polare, fredda e innocua nel manto notturno. Starci sotto è un ottimo modo per farsi notare da noi, insomma. Se mai volessi provarci, tesoro, mettiti un fiocco al collo. Non potresti farmi un regalo migliore".
Vlad si rialzò sorridendole candidamente. Le si accostò, cingendola per la vita e aiutandola a mettersi in piedi. Johanna comprese che era in corso il secondo tentativo di carpirla in maniera meno aggressiva. Apprezzò il cambiamento, ma non si levò l'inquietudine: quell'uomo cereo non si stancava mai e mutava atteggiamento in un baleno. Probabilmente nemmeno la torcia lo avrebbe tenuto a bada e lo poteva già dedurre dal sorrisetto irrisorio rivoltole.Anche lei doveva pertanto mutare la difesa al più presto e cambiare tattica non appena il suo ospite avesse mostrato chiari i segni della sete... come in quel momento.
Magari, tornando al contratto..."Vlad, finora hai continuato a parlare di 'dare' da parte mia. Io che ne guadagno, a parte metà cassa da morto (che non potrò nemmeno usare) e un paio di massaggi preliminari? Insomma, mi pare che il patto non sia affatto equo, no?"
"Se così non fosse non ci sarebbe il contratto a priori. Dopotutto si parla di vittima e carnefice qui".
"Veramente parlavi di matrimonio e di luna di miele. O ho sbagliato a capire?"
"Era una metafora..." disse con una smorfia, toccandosi con l'indice la punta del canino.
"Mi hai mentito! Tu che dicevi di essere sempre sincero nei miei confronti..."
"Ma a te interessa davvero tutta questa storia o lo fai per far passare il tempo?" sbottò, spazientito per non essere considerato come un grave pericolo.
"Io sto parlando di noi, della nostra relazione! È una cosa seria! Come posso venirti incontro se mi cambi umore da un secondo all'altro? Prima sei cortese, poi mi salti addosso... Ti pare il modo di fare, galantuomo?"
"Hai ragione. Però, più passa il tempo senza che io beva e più instabile divento. Poi, in crisi di astinenza, involvo in uno stato di draculismo acuto".
"Cosa sarebbe?"
"Inizierei a darti del lei, sarei sempre più ingessato, diventerei vecchio dentro insomma..."
"Sarebbe insopportabile".
"Ecco. Ma per evitarlo potresti venirmi incontro adesso".
"Ah sì? E come?"
"Letteralmente".Johanna cambiò discorso: "Vedi, alla fine credo che le nostre priorità non combacino affatto. Tu vuoi sbrigarti, io non accetto di fare tutto alla svelta con uno sconosciuto..."
"Hey".
"Veramente, non capisco perché tu sia ancora qui. In fondo sei liberissimo di uscire e di andarti a cercare qualcun altro di più larghe vedute. La notte è ancora giovane, vuoi che non ci sia nessuno disposto a..."
"Hey!"
"Già, è brutto da parte mia affibbiare a qualcun altro le mie magagne. Devo affrontarle da sola..."
"Tesoro, siamo in due, non vedo il problema" rispose il vampiro, massaggiandosi la mascella."Vedi? Lo devo affrontare da sola. E se non fosse per questa povera torcia che ancora mi aiuta..."
Il fascio di luce tremolò, spegnendosi per un attimo e ritornando, ma più fioca.
"Dicevo. Se non fosse per questa povera torcia che ancora mi aiu-"
La pila, scarica, la abbandonò con un ultimo, debole lampo, cadendo con un tonfo.
Nell'appartamento calò il buio e si fece finalmente notte, la più lunga e nera tra quelle che la biondina ricordava. Il cuore le tuonava in gola.
Negli altri appartamenti non si avvertiva più alcun rumore: gli elettrodomestici erano stati messi a tacere dal momento che la fase più cruenta della caccia era già passata nelle strade e nei parchi. Rimaneva in sospeso solo l'agguato della 307, dove un silenzio carico di attesa e presagi di morte andava prendendo corpo attorno alla donna.Purtroppo per lei, non c'erano altre fonti di luce eccetto quella esterna, del tutto inutile. La torcia giaceva inerme, spenta per sempre. Nulla, non si poteva vedere né fare niente, tranne sperare che nessuno prendesse l'iniziativa.
La cucina fu inghiottita dalla disperazione di Johanna. Per lei non ci sarebbe più stato un domani.
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A Light Dark Comedy
HumorUna donna, un vampiro, una città. Una sola notte per dirsi tutto. Ma proprio tutto.