28.

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Era sabato, un freddo e gelido sabato sera.

Le otto, il mio turno alla caffetteria sarebbe terminato tra due ore. Ero molto distratto, la testa persa, sommersa dalle immagini dello sguardo di Harry dopo che gli avevo confessato il mio amore.

Forse dirsi ti amo è troppo smielato per lui?

Lui mi aveva sorriso, mi aveva baciato la fronte e poi si era addormentato, non so come prendere la sua reazione.

''Louis, forza tavolo cinque due cioccolate calde'' Megan urlò dal banco, ed io subito corsi a prendere gli ordini, poggiandoli su un vassoio.

''Sei distratto, tutto okay?'' Chiese la ragazza, mentre poggiavo anche l'altra cioccolata. Alzai lo sguardo verso di lei, e sorrisi forzatamente. 

''Dopo ne parliamo'' mi congedò, strappando uno scontrino e salutando con la voce acuta.

La Signora Vilcon, non osò avvicinarsi a me e la mia paga era addirittura aumentata.

''Ecco a voi le vostre cioccolate'' dissi con un sorriso che scomparve nell'esatto momento in cui diedi le spalle alla coppia. Mi mancava Harry, non lo vedevo da due giorni, solo qualche minuto a telefono e qualche messaggino scambiato.

<<Magari l'ho spaventato..>> storsi la bocca, avvicinandomi ad un altro tavolo.

''Cosa vi porto?'' Chiesi con voce atona a due ragazzi, erano punk? Emo? Quelle creste colorate e quei tatuaggi cosparsi ovunque mi facevano ridere.

''E' da tanto che ti osservo, Louis'' 'parlò uno di loro, quello con la cresta verde. Sorrise, spostando la sedia con il piede verso l'esterno, indicandola con la mano, invitandomi a sedere.

''Non posso, sono in turno, mi dispiace'' ritornai a guardare il mio taccuino, sperando che si sbrigassero a parlare.

''Hai capito però che ti osservo da tanto?''

''Hem..okay?''

''Sei attraente, è tuo quel culo?'' Chiese, facendo ridere il compagno dalla cresta gialla. Il mio viso prese a farsi rosso, e le ginocchia a tremare, come il resto del mio corpo.

''Ok-okay, seriamente, cosa devo portarvi?Non ho molto tempo da perdere...'' dissi più deciso che potevo, ma la mia voce era spezzata e quei due si stavano prendendo gioco di me. Non erano clienti abituali, non li avevo mai visti, conoscevano il mio nome solo perchè era scritto sullo stupido cartellino appeso alla divisa.

''Il tuo numero di telefono e...''

''Se vuoi ti do anche l'indirizzo di casa, che ne dici?'' Una terza voce si aggiunse a noi e la penna mi precipitò dalle mani.

<<La prendo?Non la prendo? Mi devo accovacciare?>> Iniziai a dondolarmi, spostando il peso dal piede all'altro, mentre sentivo il profumo di Harry sempre più vicino.

''Allora?Lo vuoi il suo indirizzo?'' Chiese ancora il riccio, sorpassandomi e chinandosi sul tavolo, sorreggiendosi con una mano.

''Se posso'' rispose divertito l'altro, ma Harry non sorrise. Si tirò su, si voltò verso di me e poi, mi prese il taccuino dalle mani.

''Harry che co-''

''Siediti''

''Ma sto lav-''

''Siediti''

''Ma-''

''L o u i s''

''Okay, okay'' alzai le mani in segno di resa, accomodandomi e continuando a fissare i due punk davanti a me.

On The Street. |LS|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora