24.

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Lanciai una veloce occhiata al mio orologio da muro.

Ero in perfetto orario. Odiavo i ritardatari, di conseguenza non lo ero mai stato in tutta la mia vita.

Mi misi davanti allo specchio di camera mia e mi sistemai per un'ultima volta i capelli.

Prima che potessi scendere al pian terreno, sentii una macchina sgommare appena fuori dal mio vialetto.

Aggrottai le sopracciglia e scostai leggermene la tenda panna, intravedendo una piccola figura poco vestita potrei dire, incamminarsi lungo il mio vialetto di casa.

Non aspettavo nessuno alla fine, solo il mio Harry che mi venisse a prendere per uscire insieme.

Incuriosito, feci le scale quasi cadendo come il cretino ed arrivai alla porta appena il campanello suonò più volte.

Con il fiatone per la corsa giù per le scale appena fatta, aprii la porta di getto, senza pensarci troppo e, proprio quello, fu la mia rovina.

Una ragazza mai vista, dai lunghi capelli castani chiarissimi, quasi biondi, occhioni grandi e un sorriso stampato in faccia mi spinse di nuovo dentro chiudendo alle proprie spalle la porta.

Confuso e curioso la scrutai interamente: un vestitino rosso acceso fin troppo stretto, calze a rete un po' strappate e dei tacchi fin troppo grandi per le sue gambe secche.
Insomma, una Troia.

“Perché cazzo sei entrata?!” urlai avanzando verso la sua figura furioso.

“Mi ci ha portato Nick, un tuo caro amico.” mi disse con fare provocante e sentii il sangue ribollirmi dalla rabbia. Quel ragazzo aveva iniziato a procurarmi non pochi, ma tanti problemi ed il mio autocontrollo non poteva sopportarlo oltre.

<<Portarmi una prostituta in casa, ma scherziamo?>>

“Allora LouLou, che si fa stasera?”

“Un emerito cazzo, vattene via da qui” sputai acido e spalancai la porta di nuovo, facendole segno di uscire fuori da casa mia.

Lei però, non guardò minimamente i miei movimenti e continuò a guardarsi attorno, toccando ogni tipo di arredamento presente. Ormai spazientito dalle sue azioni e dalla sua presenza, mi limitai ad uno sbuffo sonoro, restando a guardarla a braccia conserte.

Trovò poi un oggetto che attirò la sua attenzione, vale a dire un insignificante vaso cinese che mi aveva portato mia sorella quando era andata in Cina anni fa.

Si chinò mettendosi praticamente a pecorina di fronte ai miei occhi e facendo sollevare il vestitino rosso, mettendo in mostra le mutandine viola di pizzo.

<<Gesù, questo no>>

Scostai lo sguardo mentre quella puttana aveva iniziato ad oscillare il sedere, cercando in me qualche tipo di reazione.

Di tutta risposta, chiusi la porta e, scazzato come non mai, esclamai “Raddrizzati che di culi ne ho visti e non sarà di certo il tuo a scatenare i miei ormoni.” Alzai un sopracciglio infastidito. “E ti dirò, adesso ho da fare. Quindi, o porti quel lurido ammasso di carne lontano da questa casa, oppure io stesso porto quel- questo coso...sul mio vialetto di cemento.” Finii indicando alle mie spalle.

Incrociai le braccia al petto nuovamente ed aspettai di vederla andare via, ma lei, di nuovo, si avvicinò a me ed allargò le labbra truccate da un mostruoso rossetto rosso lucido.

Mi gettò le braccia al collo per poi spintonarmi di forza contro la parete.

Non potevo farle male, né prenderla a botte, era pur sempre una donna...

On The Street. |LS|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora