19. Harry

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/@coconutwishes/

"Si stanno accumulando, Harry."

"Preferirei che tu bussassi, ad essere onesto." Mi guardai indietro per riconoscere la preoccupazione negli occhi di Megan. Capivo il perché. Stava esaminando la sua amica che non aveva dormito da un mese. La mia camera era un disastro.

Vernici ad acqua macchiavano il tappeto in piccoli schizzi. Le tende erano permanentemente tirate. E sì, quello che diede alla luce le preoccupazioni di Megan: l'arte che era accatastata in un angolo della stanza.

"Non ha chiamato nemmeno una volta" mormorai, aggiungendo una tonalità verde veronese al motivo floreale del vestito estivo. Avevo una sigaretta nell'altra mano, quasi alla fine.

"Da quanto tempo è, Harry? Poco più di due settimane? Non puoi rimanere seduto qui dentro tutto il giorno."

"Sono in piedi."

"Esci fuori" ordinò. "Verrai con me al piccolo ristorante."

"Voglio dipingere. Lasciami fottutamente dipingere" parlai sottovoce, stabilizzando la mia mano dal tremare.

Burberamente afferrò il mio braccio e cercò di trascinarmi fuori dalla stanza, senza risultati.

"Smettila di essere uno stronzo. Hai bisogno di liberare la mente. È malsano, Harry." Alla fine mi lasciò, un cipiglio di frustrazione si formò sul suo viso.

"Qualcosa mi ucciderà prima di dipingere le sue parti. Tanto vale." Mi lamentai mentre atterravo in un angolo del mio letto. "Hai sentito, anche se... di lei?"

Le spalle di Megan caddero per lo sconcerto. "Ha lasciato il suo lavoro. Non che avesse alcun motivo per lavorare lì, in primo luogo. Ho sentito che il suo patrigno è tipo un arcimiliardario."

Espirai profondamente prima di distendermi di nuovo sul letto. Le mie dita s'infilarono in un nodo tra i miei disordinati capelli scuri e sospirai, fissando il soffitto. Tornò a sprazzi, in montaggi del suo corpo che si scioglievano prima di me sotto alla debole e argentea luce della luna. Dovetti preservarla nei dipinti.

"Come va la scuola d'arte?" borbottò Megan. Non si era mossa da dove l'avevo lasciata.

"Non lo so" mormorai, alzandomi di nuovo e rubando una camicia pulita tra i miei disegni. "Mi hanno buttato fuori un paio di giorni fa."

"Cosa? Perché dovrebbero farlo, Harry?" esclamò. "Sicuramente avevi un contratto, se si può chiamarlo così."

"E l'ho infranto non frequentando un certo numero di lezioni." Infilai accuratamente la maglietta sopra la testa, sentendo il lamento di Megan in sottofondo.

"Vabbè. Non mi piaceva, comunque."

"Bugiardo" mormorò sottovoce, abbastanza sommessamente per me da poter far finta di non averlo udito.

"Dove andiamo, allora?"

Tirò il cappotto più vicino al suo corpo, guardandosi attorno nella mia camera da letto con una piccola smorfia. "Possiamo andare a fare una passeggiata in città. Prendere una boccata d'aria e fare un po' di esercizio fisico."

"Fa dannatamente freddo" pensai ad alta voce, afferrando una giacca e un berretto prima di condurla fuori.

La nostra passeggiata era lenta e abbastanza inutile, ma ero grato che Megan fosse passata e che avesse dato sollievo ai miei pensieri. La mia mente era stata stressata per troppo tempo. Abbiamo passeggiato davanti ad alcuni negozi, Megan doveva fermarsi e guardare le vetrine quasi ad ogni negozio — con mio fastidio. Passammo un paio di caffè e ristoranti, un salone di bellezza e un negozio di liquori. Ero per lo più tranquillo, non avendo nulla da aggiungere mentre Megan si dilungava sul suo nuovo collega di lavoro e su una caffetteria di cui lei era innamorata. A volte vorrei avere più amici maschi.

Styles of Expressionism H.S [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora