13.6 ~ NATALE

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Buon Natale peopleee
Tutto bene? State passando un bel Natale? Cosa avete ricevuto? Quanti e che libri?🌝

Questa OS non l'ho scritta io ma l'ho trovata mesi fa, se non l'anno scorso, su qualche sito. Se dovesse essere di qualcuno di voi vi chiedo scusa e se vi dovesse dare fastidio la tolgo subito

*

Will fa scorrere l'indice – calloso, come quello di tutti gli altri arcieri della capanna di Apollo – lungo la mascella spigolosa del volto di Nico. Sta dormendo, Nico, con un braccio abbandonato mollemente attorno alla vita del biondo, le gambe magre e bianche sopra a quelle del ragazzo che, con tutto l'amore del mondo, continua a carezzarlo dolcemente. Cerca di non svegliarlo, Will, conscio di quanto Nico sia un tipo affatto mattiniero. Ma lui, essendo figlio del dio del sole, può godere di certi vantaggi. In primis: osservare il suo ragazzo addormentato. L'espressione del suo viso è, finalmente, serena. Il broncio adorabile che ostenta tutto il giorno, con quelle labbra sottili e rosee, è sostituito adesso da un mezzo sorriso. Il nasino all'insù è cosparso da una spruzzata di lentiggini chiarissime, che si confondono con la sua pelle bianca come il latte. Le palpebre sono chiuse, le sopracciglia appena arcuate. I capelli neri, setosi e ribelli, incorniciano distrattamente quel volto da bambino. Perché, nonostante Will sappia di tutto ciò che Nico ha passato (a partire dal fatto che non appartenga nemmeno alla loro epoca, ma che di fatto dovrebbe avere settanta anni; inoltre, appena risvegliatosi dalla propria prigionia nell'Hotel Lotus, è stato abbandonato dalla sorella in favore del gruppo di ancelle immortali devote alla dea della luna, e ciò ha portato alla morte prematura della ragazzina; Nico ha poi scoperto di essere gay ed innamorato del figlio di Poseidone, colpevole nella sua idea da bambino di dieci anni della morte di Bianca, e che pertanto si è ritrovato ad odiare, in conflitto con il proprio cuore; Nico è diventato re degli spettri, ha attraversato da solo il Tartaro – impresa acclamata da tutti una volta svolta da Annabeth e Percy, ma che nel caso di Nico è stata completamente ignorata –, ha riportato in vita una sua sorellastra da parte divina, ha combattuto nella guerra contro i Titani, ha salvato Percy ed i semidei della profezia decine di volte), il figlio di Ade è fondamentalmente soltanto un bambino di quattordici anni, cresciuto troppo in fretta, da solo, in modo sbagliato. Ed è per questo che Will, dopo essersi preso cura di lui, essendo uno dei medici ufficiali del Campo, non ha più cessato di cercare il suo volto con lo sguardo. Riconoscerebbe la sua figura esile ovunque: le gambe lunghe, spesso coperte da jeans neri, le spalle esili sotto al suo vecchio giubbotto da aviatore, i capelli tenuti indietro da un codino disordinato («Sei sexy, con la coda» gli aveva borbottato una volta Will). Will aveva raccolto i pezzi della storia di Nico piano piano, un po' chiedendo informazioni in giro, un po' per i suoi ricordi (Will era uno dei semidei che aveva combattuto contro i Titani, nella memorabile battaglia dell'Empire State Building), un po' grazie allo stesso figlio di Ade che, dapprima diffidente, si era poi lasciato andare completamente a quel figlio di Apollo così curioso, e luminoso, e vivo.
Perché, Will, ha sempre cercato di far sorridere gli altri, così che pure lui potesse risultare un po' più felice. È difficile quando, nonostante tu combatta esattamente come gli altri, tu soffra e tu venga ferito, siano altri a prendersi tutti i meriti. Will non è geloso, non lo è mai stato. Non gliene frega niente se è sempre stato Percy a prendersi il merito, e nemmeno che Percy sia il primo amore del suo primo amore. Ma ci pensa, ogni tanto, e cerca di non farlo sorridendo e facendo ridere tutti. Compreso Nico. Piano piano, Will ha imparato quanto la risata di Nico sia un regalo prezioso. Ride di rado, Nico, a causa del suo passato turbolento, degli incubi, della sua vita in totale. Eppure, quando lo fa, il cuore di Will si blocca, e tutto quello che riesce a fare è ascoltare quel suono delizioso, e guardare estasiato l'esile ragazzino. Quando ride, Nico lo fa con voce squillante ed un po' roca. Si piega in avanti, con gli occhi socchiusi e le mani a tenersi lo stomaco. Ed è così bello vedere un sorriso non inquietante – non che Will pensi che i suoi sorrisi siano inquietanti, ma spesso gli altri sì – su quel volto magro e smunto.
L'indice di Will viene sostituito dalla sua mano intera. Sono grandi, le mani di Will, e quando la posa sulla guancia di Nico la ricopre completamente. Fa scorrere il pollice sulle labbra rilassate del più piccolo, incapace ancora di rendersi conto di avere un tale onore. Non avrebbe mai creduto che Nico Di Angelo in persona potesse accorgersi di lui, uno dei tanti individui semi-inutili del Campo. Eppure era accaduto. E Nico gli aveva apertamente confessato, un giorno, di quanto lo amasse. Will aveva sorriso, sorriso non come quando lo faceva per far felici gli altri. Aveva sorriso perché lui era felice. Completamente.
Un mugolio da parte di Nico fa sobbalzare Will. Sente il braccio esile attorno alla sua vita stringersi appeno, la mano dinoccolata del ragazzino aggrapparsi alla sua canottiera arancione. Muove una gamba – quella sinistra – spostandola da sopra quelle di Will al materasso nero. Il letto di Nico, l'unico nella cabina di Ade, è grande ed accogliente. Ed intimo. Nico non ha fratelli, al contrario di Will, primo motivo per cui i due preferiscano passare le loro giornate nella stanza di Nico, piuttosto che da una altra parte. Sono certi che, là, non verranno disturbati.
La luce soffusa dell'alba viene sostituita da quella un po' più accesa, bianca, della prima mattina. Passa attraverso la finestra dall'altra parte della stanza, oltrepassando la tenda nera.
Will, una volta notato come Nico sia tornato completamente addormentato, gli carezza con gentilezza, sperando che i calli delle mani non disturbino il sonno del ragazzino, la fronte. Scosta una ciocca di capelli corvini che gli ricade in avanti. Si morde il labbro inferiore, consapevole di quanto le sue labbra siano piene, quasi femminili, in confronto con quelle sottili di Nico.
«Will» quello di Nico è un sospiro, un mugolio impastato, in trance tra il sonno e la veglia. Il cuore di Will fa una capriola: Nico lo sta sognando. Quel pensiero lo manda talmente in estasi che, dimentico delle sue intenzioni di osservare il figlio di Ade senza svegliarlo, si china in avanti per posare le proprie labbra calde sulla fronte del più piccolo. Nico si struscia contro di lui, stringendolo più forte. Gli occhi sono ancora chiusi, ma le labbra ostentano un sorrisetto sereno. Will non può resistere, pertanto le bacia. È un casto, semplice, puro bacio a stampo, ma ciò non impedisce alle budella di Will di vibrare, come se fosse il loro primo bacio.
«Will» ripete Nico. Sbatte le palpebre, assonnato, e si porta la mano libera a stropicciarsi gli occhi. Quando socchiude le palpebre, Will si perde nei pozzi neri che sono gli occhi di Nico. Raccontano così tanto di lui, una così profonda tristezza ed un così grande bisogno di amore, da lasciarlo spiazzato ogni volta. Allo stesso modo, Nico è incantato dagli occhi azzurri di Will, così blu e splendenti da accecarlo, così come i suoi capelli biondi come il sole, dorati quasi.
«Buongiorno, baby» sussurra Will, in un soffio leggero, con una voce roca che rimarca il suo accento del sud. Nico affondo il volto nell'incavo del collo di Will, inspirando sulla sua pelle e lasciandogli un piccolo morsetto sulla pelle abbronzata. Will se lo stringe di più addosso, carezzandogli i capelli disordinati, cercando di pettinarli con le dita.
«Che ore sono?» chiede Nico, contro la pelle di Will – che avverte un brivido profondo scuoterlo per tutta la spina dorsale.
«Non ne ho idea» replica Will, deliziato dalla voce da ragazzino dell'altro e dal suo accento vagamente italiano.
Nico annuisce, strofinando il naso contro il suo collo, senza accennare a volersi staccare da quell'abbraccio che, comunque, lo sta soffocando. Per quanto gli piacerebbe, non può respirare così spiaccicato contro Will. Si tira un po' indietro, alzando il viso su quello di Will. Will lo guarda, lo osserva, gli chiede con lo sguardo come stia, come ogni mattina. E Nico gliene è così grato. Perché Will sa degli incubi che, costantemente, lo tengono sveglio la notte. Non sa, Nico, se Will sia cosciente di quante volte Nico lo abbia abbracciato disperato nel cuore della notte, scosso da lacrime e singhiozzi, cercando sicurezza nel corpo caldo del suo ragazzo.
«Sto bene» borbotta Nico, accennando un sorriso. Torcendo il collo, si appropria delle labbra calde di Will, in un bacio lento e morbido. Will mugola, circondando il volto di Nico con le mani callose, facendovelo quasi sparire dentro. Quando Nico si stacca, appoggiando la fronte sul petto di Will, il figlio di Apollo si appresta subito ad abbracciarlo, mentre la mano di Nico giocherella con il tessuto della canottiera, sul petto.
«Oh, tra parentesi, è Natale» sussurra Will, contro la nuca dell'altro.
È un pensiero che lo coglie come un pugno, riportandolo indietro come in un flashback. A Natale, infatti, anni prima, Will aveva scoperto che suo padre non era semplicemente morto, o scomparso, o tutto ciò che sua mamma aveva voluto fargli credere. Aveva scoperto che suo padre era un dio, trovandoselo un po' come il regalo indesiderato sotto all'albero. Will aveva iniziato a vivere a Natale, e molti Natali dopo era la persona più felice del mondo.
Nota come Nico sgrani gli occhi scuri. Borbotta qualcosa, affondando il viso contro il petto di Will, con le orecchie in fiamme. Will inarca un sopracciglio, battendogli delicatamente le nocche sulla schiena magra. Risale con una mano a carezzargli le scapole e le spalle taglienti, da sopra la t-shirt gialla troppo grande per lui.
«Non ti ho fatto nessun regalo» sente Nico borbottare. Will ride, e non riesce a capacitarsi di come mai abbia così voglia di ridere. Eppure, l'idea di Nico che gli fa un regalo, gli pare totalmente assurda. Assurda e sbagliata.
«Nico, piccolo» inizia, con voce lenta e roca «Non voglio nessun regalo. Tu sei il mio regalo. Ed il migliore che potessi desiderare.»
Quando Nico alza di nuovo lo sguardo su di lui, Will legge nei suoi occhi neri una domanda muta, un "davvero?" al quale risponde con un bacio, stringendo il ragazzino con una tale forza che sarebbe spaventato di fargli male, se non sapesse quanto ormai Nico sia forte. Forte, ma fragile. Indistruttibile ma spezzato. Al sicuro solo tra le braccia di Will, così come Will si sente vivo soltanto se in presenza del figlio del dio della morte.
«Beh, allora potrei chiedere del vischio a Piper...»
Will ride ancora di più, e adesso Nico, sempre con la chiazza rossastra sulle gote, lo guarda imbronciato, appoggiandosi sui gomiti per non gravare sul petto di Will, nonostante il suo peso ridotto. Will scuote la testa, inclinando il collo per guardare meglio il suo ragazzo.
«Il vischio è per l'ultimo dell'anno» riesce a dire, quindi.
«Maledette feste mortali» Nico alza gli occhi al cielo, e tappa la bocca così impegnata a beffarsi di lui di Will con l'ennesimo bacio. Si porta completamente sopra al corpo del biondo, affondando le mani dinoccolate tra i suoi capelli così morbidi. Will mugola di nuovo, e mentre risponde al bacio di Nico con enfasi, portando le braccia a circondargli le spalle magre, pensa che quel Natale potrebbe rivelarsi il più bello della sua vita, vischio o meno. Idea che si enfatizza ancora di più quando «Ti amo, Will» sussurra Nico, per poi tornare a baciarlo.

SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora