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Sì trovava in una stanza con una luce fredda, aveva le pareti verdi e c'era un odore nauseante che avvolgeva il corpo della ragazza sul letto, intrappolata dai fili dei macchinari che l'avvolgevano come fossero ragnatele. Vi era un rumore costante e fastidioso che fece svegliare la giovane dal viso pallido, colorato dalle lentiggini che aveva sul naso e sulle guance. I suoi occhi color miele si aprirono lentamente e con difficoltà a causa della luce. Si alzó e cercò di capire dove e perché si trovasse in quel posto. Camminò lungo il perimetro della stanza e iniziò a cercare oggetti a lei familiari, ma nulla. Si guardò allo specchio e notò il suo aspetto terribile, le sue gambe erano esili, tremavano e non erano abbastanza forti da poterla sostenere, indossava una camicia da notte dell'ospedale e di suo portava solo una catenina al collo. All'interno del suo naso era collegato un tubo che portava a un buffo carrellino che le permetteva di respirare. La porta si aprì e apparse un ragazzo molto giovane di circa una 20 di anni, portava un camice, era alto e aveva capelli castani e dei bellissimi occhi ghiaccio, sul viso aveva un po' di barba. Rimase bloccato sulla porta a fissare la ragazza che spaventata chiese chi fosse.

《Mia non aver paura sono il dottor Adams, sei stata una dei miei primi pazienti. Guardati sei diventata una donna!》

MIA POV'S

Non capivo cosa facessi li, non ricordavo nulla e non sapevo chi fossi.
《Chi sono? E cosa faccio qui?》
Sentivo le mie gambe che stavano cedendo per l'agitazione, un istante dopo mi trovai a terra con le lacrime agli occhi. Il dottor Adams si avvicinò, mi prese in braccio e mi posò sul letto ormai freddo.
《Hai bisogno di energie, ti faccio portare qualcosa da mangiare da Carola, poi parleremo.》

Poco dopo dalla porta entró una donna sulla cinquantina, era un po' in carne, indossava una divisa verde,quasi azzurra. Aveva dei grandi occhioni verdi e dei capelli ricci biondi raccolti dietro la testa da un fermaglio colorato. Trascinava un carrellino in acciaio dove vi era del cibo per niente invitante.

《Bambina mia! Finalmente ti sei svegliata. Eravamo molto preoccupati, erano ormai 4 anni che eri in coma, pensavamo non ti saresti più svegliata. Oggi tesoro compi 19 anni》
Ero incredula, oggi avrei compiuto 19 anni e non ne ero a conoscenza. Volevo parlare con il dottor Adams al più presto. Finalmente il dottor Adams entró e pregò Carola di uscire.
《Ciao Mia, immagino che vorrai delle spiegazioni e sono a tua disposizione》
Sfoderó un sorriso bellissimo e continuò
《Ti starai chiedendo perché sei qui immagino. beh diciamo che sei qui ormai da tempo, soffri di fibrosi cistica, è una malattia terminale per la quale hai difficoltà a digerire grassi e proteine, in più hai una carenza di vitamine, hai infatti una dieta speciale, i tuoi polmoni funzioneranno sempre di meno e quel tubicino all'interno del tuo naso fa si che tu possa respirare.>>

dai miei occhi iniziarono a sgorgare lacrime, erano lacrime di paura. il dottor Adams aveva un espressione triste e il color ghiaccio dei suoi occhi si fece più scuro.

<<fino a quando vivrò? e dove si trova la mia famiglia?>>

il dottore era così emotivamente coinvolto da non riuscire a rispondere, fece un passo avanti verso il mio letto e disse:

<<Mia le persone affette da FC ,tramite delle cure a cui ti sottoponiamo da quando sei piccola ,hanno una speranza di vita che supera i 40 anni. i tuoi genitori, tuo fratello e tua sorella non ce l'hanno fatta, sono morti in un incidente e tu sei l'unica rimasta.>>

iniziai a singhiozzare, volevo sparire, sentii come delle fitte al cuore che mi procuravano un dolore straziante, il giovane dottore si avvicinò a me e asciugandomi le lacrime con i pollici, mi lasciò un tenero bacio sulla fronte. tra le lacrime lo ringraziai e lui mi pregò di dargli del tu

<<chiamami pure John>>

pensai che fosse assurdo come la vita venga negata a chi ha più voglia di viverla, avevo voglia di morire, non mi rimaneva più nulla. decisi di continuare però, perchè pensai a tutte quelle persone, quelle famiglie che si erano private di figli o nipoti per svariati motivi. volevo continuare a vivere per dimostrare a me stessa e agli altri che ero forte. volevo prendermi una rivincita e dire alla vita:

"hai visto ce l'ho fatta anche se spesso mi hai messo in difficoltà, ora ho vinto"


Anche se non è un per sempre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora