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MIA POV'S
Un giorno, era già passato un giorno dal mio risveglio e nessuno si degnò nemmeno di farmi gli auguri per i miei 19 anni. Non chiedevo chissà che regalo, mi bastava anche un semplice muffin con una candelina. Ricordo che quando ero più piccola per me il giorno del mio compleanno era magico, mi sentivo speciale, una principessa, mi piaceva avere tutte le attenzioni rivolte verso me. Organizzavo sempre grandi feste, invitando tutti i miei amici. Mi mancavano quei momenti, mi mancava la mia famiglia. Passai la mattina a fare un giro per l'ospedale, ma avrei preferito non farlo. Vedere le persone afflitte da tutto questo dolore e non riuscire a reagire dinnanzi ad esso mi rendeva debole e triste. Decisi quindi di tornare nella mia stanza e trovare qualcosa da fare, l'unica cosa positiva era il fatto di avere un bagno tutto mio. Quando stavo a casa lo avevo in condivisione ed era davvero difficile, tutti che osavano disturbare nei momenti meno opportuni, usavano tutti i miei oggetti personali e non avevo quel minuto di pace neanche la mattina appena sveglia, in piú qualsiasi suono la mattina non era gradito alle mie orecchie.
Dalla porta cigolante entrò Carola, a disturbare la mia pace mattutina, ma la perdonai perché interruppe quella solitudine a cui non ero abituata.

《Buongiorno cara! Hai bisogno di qualcosa?》
Disse con un sorriso stampato sul volto messo in risalto dai capelli raccolti da un fermaglio, stavolta di un colore diverso.

Ci pensai qualche secondo ed effettivamente mi venne in mente una piccola e realizzabile richiesta

《Vedi Carola...io avrei bisogno di fogli bianchi, pastelli, matite, pennarelli...e.... basta così, queste cose renderebbero la mia giornata meno pesante》

《Molto bene allora ne avrai subito a volontà, ma prima devi sottoporti alle tue solite cure》

Dopo le cure rientrai in camera ancora più debole di quando ero uscita, mi specchiai e vidi dei solchi neri al disotto dei miei occhi, erano occhiaie e non ricordavo mi venissero così pronunciate prima, ma non mi soffermai molto sul mio aspetto fisico, poiché era paragonabile ad uno straccio. A migliorare la situazione fu John, anche se chiamarlo così mi faceva strano,ma lui aveva detto che eravamo giovani e non mi sarei dovuta preoccupare. Beh che dire un ragazzo così bello avrebbe migliorato la giornata a qualsiasi persona.

《Signorina Adams, buongiorno.》
Disse in tono sarcastico facendo una specie di inchino, accompagnato da quel sorriso meraviglioso e quegli occhi color ghiaccio che non avrei mai smesso di guardare.

Ricambiai il suo saluto con un sorriso

Io mi chiedo...doveva capitare proprio a me il dottore giovane e bello, scometto che ci avrebbe "fatto un pensierino" persino Carola che era sposata.

Il dottor Adams dovette effettuare dei controlli, provai vergogna poochè ero in condizioni pietose, arrossii quando John volle sentire il mio battito cardiaco. Sembró notare il mio imbarazzo e mi volle tranquillizzare.

《Abbiamo solo cinque anni di differenza e capisco che non deve essere facile per te, ma non ti preoccupare ti conosco da quando hai 15 anni non devi vergognarti》

Parlai con Carola della visita con il dottor Adams e lei mi tranquillizzò dicendomi che John era un bravo "giovincello" e non avrei dovuto preoccuparmi perché mi avrebbe portato dei vesti che mi facessero sentire più a mio agio. Le parlai anche della mia passione per il trucco e le raccontai che da piccola ne avevo tantissimi e la mamma mi rimproverava sempre perché sporcavo tutto il pavimento. Così mi disse che me ne avrebbe procurati alcuni per dare un po' di colorito alla mia pelle biancastra.

Una mattina rientrata in stanza, dopo la terapia, Carola mi fece trovare una valigia piena di vestiti e una trousse con tantissimi trucchi. Mi preparai prima che John venisse a fare i controlli, decisi di mettere un maglioncino rosa, jeans e dei simpatici calzini con dei gelati. Pettinai i miei lunghi capelli color mogano leggermente mossi e mi truccai, cercando di rendermi più presentabile. Vi assicuro che Carola aveva pensato a tutto! Persino all'intimo che vi assicuro non passava affatto inosservato.

Come previsto arrivò John e rimase come colpito, ma non lo fece notare troppo, fu però tradito dai suoi occhi che avevano assunto un colore più scuro. Era accompagnato da Carola e quando mi chiese di spogliarmi, lei mi fece l'occhiolino a cui riposi con un sorrisetto complice. Quella complicità mi fece pensare a mia sorella, pensai a tutte quelle volte in cui c'era un ragazzo carino e noi ci guardavamo per poi scoppiare a ridere; pensai a quanto mi mancava, nei momenti di difficoltà era la mia forza, era come un paio di stampelle per colui che non può camminare.

Anche se non è un per sempre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora