31. I can't.

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"Harry, seguimi." Gemma lo prese per mano. Finalmente erano riusciti a smuoverlo dal letto.

"Dove stiamo andando?" chiese Harry. Non amava il mistero. "Gemma, ti prego."

"Andiamo alla Botique." gli rispose semplicemente. La sorella per il compleanno gli aveva regalato un bellissimo completo, era sicura che Harry sarebbe sembrato un principe con addosso quello. Se ne occuparono lei e la madre, delle misure, e di quello erano un po' preoccupate. Harry cresceva molto in fretta.

Quando il campanellino della porta di ingresso del negozio suonò, l'incubo peggiore di Harry iniziò. Una decina di donne tutte esaltatissime lo presero e lo fecero sedere in una di quelle grandi poltrone dela parrucchiera.

"Aspettate, io non voglio tagliarmi i capelli." protestò il riccio quando vide una di quelle donne avvicinarsi con un carrellino.

"Non lo faremo, caro. Ti metteremo soltanto a posto."

"E' soltanto uno dei tanti compleanni, donne, andiamo!" scaturì il riccio, furioso. "Voglio tornare a casa!"

"Ma non lo farai, tesoro."

-

Poche ore dopo, Louis era già ad Holmes Chapel ed Harry era già pronto e immacolato.

Louis aveva preparato tutta la casa per la festa di Harry, alla quale erano invitati tutti gli amici di Harry (ugh, anche Nick) e poi aveva sistemato anche un piccolo angolino per loro due nella stanza di Harry.

Se il riccio, testardo com'era, non avrebbe scusato Louis, ogni cosa sarebbe stata buttata al vento e il liscio si sarebbe dovuto rifare tre lunghe ore di strada da solo per tornare a Doncaster.

Un lampo di terrore attraversò gli occhi di Louis. "Mi perdonerà, vero?" chiese. "Vero, Niall?"

Il biondo alzò lo sguardo dal telefono e annuì convinto. "Dopotutto, se non lo fa, gli diremo che è stata colpa mia." ridacchiò.

Intanto Harry era perfettamente perfetto e Gemma piangeva dalla gioia. Harry indossava un completo nero con dei ricami in oro sulla gicca del medesimo colore del completo. Sembrava un principe e lo era.

Quando uscì dalla Botique, entrò nella macchina della sorella e si sedette cercando di calmarsi

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Quando uscì dalla Botique, entrò nella macchina della sorella e si sedette cercando di calmarsi. Tirava dei grandi respiri profondi, non sapeva cpsa aspettarsi.

Che ci sia lui?  si chiedeva, e non si dava pace. Avrebbe dato di tutto per averlo lì anche solo per schiaffeggiarlo una volta, due, mille, ma subito dopo baciarlo. Louis gli faceva questo effetto, voleva picchiarlo e subito dopo saltargli addosso e baciarlo ovunque.

Quando Gemma mise in moto, si risvegliò dai suoi pensieri e sorrie alla sorella. "Grazie."

Lei non rispose, aveva capito cosa. il suo ormai non più piccolo fratellino, intendesse. Gli sorrise e basta, e questo riuscì a calmare, anche se di poco, il riccio.

-

Ormai ogni addobbo era messo al suo posto, le bevande e i cibi erano sul grande tavolo a lato della e l'unica cosa che mancava era il festeggiato.

Dio, Louis non vedeva l'ora di baciarlo. Oppure di vedere quei piccoli pezzi di smeraldo verde che Harry si ritrovava al posto degli occhi.

Appena Niall, più eccitato che mai, urlò un 'il topo è nella trappola' (aveva voluto usare questo "codice segreto", tanto per sembrare più normale di quello che già era), ogni invitato si era nascosto e Louis intravedeva la testa di Harry dalla finestra.

Non posso farcela, continuava a ripetersi, non posso.

Invece, quando Harry entrò e la stanza si illuminò, Louis ebbe una forza pazzesca. Si alzò con un sorriso enorme urlando un 'sorpresa!' e scoppiò a ridere vedendo la faccia del suo amato Harry.

"Oh Dio, ragazzi! Siete- siete fantastici!" aveva esultato il riccio in preda ad un'assoluta felicità.

Non potè negare che la prima persona che aveva visto fosse lui, il suo lui. Era lì e Harry non se lo sarebbe fatto scappare.

Non più.




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