MARTINA

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Passa qualche giorno. I miei incubi si aggravano. Ho assistito a due funerali nel giro di un mese. Sono distrutto. Sdraiato nel letto. Guardo il soffitto. Bianco. E penso. Che cosa brutta... Pensare. È fastidioso. Mi rendo veramente conto di quanto faccia schifo questo mondo. Mi rendo conto di quanto sia impossibile trovare un po' di felicità in un mondo che non mi sta dando altro che disgrazie. Che cazzo... Prima la morte di Tommy, poi i problemi di Anna, Sofia che subisce del bullismo a scuola, io che impazzisco ogni volta che chiudo occhio e ora Michela. Ma in che mondo di merda viviamo. Che cosa posso fare? Non posso di certo cambiare il mondo. Non posso credere che qualcosa cambierà. Posso solo rimanere a guardare. Forte. E non arrendermi. Anche se ormai mi è rimasto veramente poco su cui sperare.


Mi suona il telefono. È Anna. Rispondo.


 Pronto...


 Come va? - chiede.


 Tutto a posto... - sospiro.


 Ok... vieni tra un'ora al bar? Voglio farti vedere una cosa che forse ti piacerà.


 Un'altra?


 Si, ma questa è veramente importante!


 Va bene. Tra un ora al bar.


Riaggancia. Metto il telefono nella tasca dei pantaloni.


Cosa dovrà farmi vedere? Basta sorprese per un po' di tempo. Mi vesto. Guardo l'orologio. Sono le 3 del pomeriggio. Vado in salotto. Trovo Sofia che guarda le TV. Dopo tutto quello che è successo a scuola, abbiamo deciso di cambiargli la scuola, tra una settimana circa inizia, poi gli abbiamo anche dovuto dire di Tommy e Michela, ormai era diventato inutile nascondere l'evidente, doveva sapere la verità. Mi guarda. Mi sorride. E si rimette a guardare la TV. Che strano. Ci aspettavamo una reazione molto più "esplosiva", invece il giorno che ha saputo tutto non ha battuto ciglio. Ha soltanto voluto sapere se stavo bene. Ormai me lo stanno chiedendo tutti. "Stai bene?" e a volte me lo chiedo anche io. Come cazzo sto? Non lo so. È semplice. Se sto bene succede sempre qualcosa per farmi stare male. Ormai è un circolo vizioso. Non sto più bene per non stare male. E ormai ho anche smesso di credere anche al destino. Non esiste. Non esiste qualcuno che ordina come deve andare la tua vita, quale strada devi percorrere e quali scelte devi fare. Non esiste. Almeno per me. La mia vita ormai va di merda. Ecco cosa mi ha insegnato questo mese. Che la mia vita va di merda. E inizio a non sopportarlo più.


Prendo il giacchetto dall'attaccapanni. «Fede!» mia mamma urla dalla cucina. «Si?» «Esci?» «Si, devo andare da Anna al bar.» «Va bene.» Cazzo il telefono! Mi tasto addosso in cerca del telefono. «Avevi lasciato il telefono in camera tua, te l'ho messo nel giacchetto.» Con una mano riconosco la forma. Eccolo! «Trovato. Grazie! Come sei stata veloce?» Ridacchio.


Esco di casa. Mi dirigo al bar. C'è Anna che mi aspetta seduta al solito posto. Con il solito caffè. Ha una busta in mano. Una di quelle grandi e gialle. Mi avvicino. «Ciao!» la saluto. Mi metto a sedere. «Ciao fede... ti devo mostrare una cosa!» mi dice tutta eccitata. Ha un sorriso a trentadue denti. Io la guardo confuso. «Cosa?» lei mi guarda. «Chiudi gli occhi!» «Che?» «Chiudi gli occhi! Su dai!» eseguo l'ordine. Chiudo gli occhi. «porgimi le mani.» «se è qualcosa di schifosi giuro che non ti parlo più» «no, no» gli porgo le mani. Le tocca. Me le apre e me le mette con il palmo rivolto verso l'alto. Poi sento che apre la busta gialla che aveva con sé. Estrae qualcosa. Mi appoggia sulle mani un foglio freddo e umido. «apri gli occhi!» apro gli occhi. Mi ritrovo tra le mani una foto. Ma era una foto strana. Era in bianco e nero. Con delle linee storpiate e senza senso. Poi Anna indica un piccolo punto sulla foto. E mi fa «Questo qui è mio figlio!». Cazzo! È un ecografia! È l'ecografia di Anna! Che cosa bella! Io la guardo. Rimango senza parole. La bocca rimane aperta. «Che te ne pare?» mi chiede. Con un filo di voce lascio andare un «Wow!». «Stamani ho fatto la prima ecografia. E volevo tu la vedessi!» «A che mese hai detto che sei?» chiedo. «Ora sono più o meno al secondo mese.» Gli guardo la pancia. Non sembra ancora incinta ma una lieve pancetta si intravede. La vedo felice. «Ma è maschio o femmina?» le chiedo curioso. Lei si mette a ridere. «Che c'è ?» «Fede è ancora presto! Per quello dovremo aspettare ancora qualche mese.» «Ah... ho capito...» poi la guardo «Hai già pensato a un nome?» lei spalanca gli occhi. «non mi dire che non hai pensato a un nome!» Esclamo. Lei si mette le mani in testa. «Mi sono proprio scordata! Con tutta questa faccenda di Tommy!» Anna sospira un attimo. «Va beh... tanto c'è ancora tempo per deciderlo!» Io sorrido. Mi inizia a squillare il telefono in tasca del giacchetto. Lo prendo. Ma... non è il mio. Questo è il telefono di Tommaso! La chiamata proviene da una certa "Marty". Martina!? «Se premi il tasto verde puoi rispondere» scherza Anna vedendomi con lo sguardo ipnotizzato sul telefono. «Non è il mio telefono!» Esclamo «È quello di Tommy! Me lo deve aver messo per sbaglio mamma in tasca pensando fosse il mio... ma dall'altro lato c'è Martina!» il telefono continua a squillare. «Martina? Quella che ti aveva dato il numero sbagliato qualche giorno fa? Dai Fede non essere stupido. Non c'è solo lei che si chiama Martina in tutto il mondo. E poi come mai dovrebbe conoscere Tommaso?!» chiede dubbiosa Anna. Cosa devo fare? Rispondere? Non rispondere? Se rispondo e è Martina che le dico? E se non è lei? E se Anna avesse ragione? «C'è solo un modo per scoprirlo!» Esclamo premendo sul verde.

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