GIULIO

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Sono emozionato. Sono riuscito ad avere un appuntamento con la Martina misteriosa. Finalmente la fortuna mi assiste.
Estraggo il telefono mio e quello di Tommy. Con il mio telefono chiamo Maikol. Finalmente questa storia avrà una sua conclusione.
 Pronto. - esclama una voce maschile.
 Maikol? - chiedo
 Si sono io. Chi parla?
 Sono Federico. L'amico di Tommaso Giovannelli ricordi?
 Certo! Che mi ricordo!
 Avrei bisogno di chiederti una cosa...
 Dimmi pure. Gli amici del vecchio Tommaso sono anche amici miei!
 Grazie! - Maikol è una persona piuttosto euforica.
 Te eri presente alla cena di classe che avete fatto un mese fa insieme a Tommaso?
 Ma certo che c'ero! Avevamo bevuto così tanto che Tommaso tra poco non lo arrestano per atti osceni il luogo pubblico! Quel figlio di buona donna sapeva di certo come movimentare le feste! - rido.
 Senti... non ti ricordi se avete mica parlato di me con Tommaso?! Per favore, mi aiuteresti tanto con un problema che turbava molto tommy.
 Federico, abbiamo parlato di tante cose quella sera. Non credo di ricordarmi tutto. E poi te l'ho detto. Avevamo bevuto tanto.
 Quindi non ricordi nulla. Eh... - e ecco l'ennesimo buco nell'acqua. Ci fu un attimo di silezio.
 Però ora che mi ci fai pensare. Ricordo che c'era Giulio che ha preso da parte Tommaso per qualche minuto. Dopo che hanno parlato Tommaso è stato piuttosto alterato tutta la sera.
 Giulio dici? Chi è? - chiedo.
 Giulio è la tipica testa di cazzo. Il tipo a cui non affideresti nemmeno il tuo cane.
 Ho capito. Mi potresti dare il suo numero di telefono? Magari riesco a parlarci.
 Certo! Te lo invio per messaggio.
 Va bene! Grazie mille per il tuo aiuto Maikol! Ti devo un favore!
 Di niente! E se hai bisogno di qualcos'altro ricordati che ci sono sempre per gli amici di Tommy! - Riaggancia.
Dopo pochi minuti mi arriva un messaggio con su scritto il numero di telefono.
Guardo l'orologio. Era un quarto alle sette. Era l'ora di tornare a casa. Questa giornata mi ha esaurito. L'ecografia di Anna, l'appuntamento con Martina, e finalmente questa storia di tommaso si stava chiudendo. Dopo tante disgrazie qualcosa andava per il verso giusto. Entro in casa. C'era mamma indaffarata come sempre a preparare la cena, Sofia gli stava dando una mano. «Sono tornato!» esclamo. «Eccoti! Ti ho preparato l'accappatoio in bagno, se vuoi fare la doccia» «Grazie mamma!» Vado in bagno. Mi spoglio. E accendo la doccia. Era calda. Un po di pace finalmente. Amo fare la doccia. Tutti i problemi sembrano svanire. Mi rilasso. Chiudo un attimo gli occhi. Lascio che l'acqua mi scorra per tutto il corpo. E così ogni mio pensiero. Sono calmo. Rilassato.
Esco dalla doccia. Mi metto l'accappatoio. Con un asciugamano mi asciugo i capelli. Entro in camera. Prendo il pigiama e me lo metto addosso. Il telefono squilla. È Anna.
 Pronto. - rispondo
 Uomo! - esclama. - Come va?
 Tutto bene te?!
 Tutto apposto.
 Come è andata poi con Martina? Era lei?
 Era lei.
 E come mai conosceva Tommy?
 Praticamente Tommy ci stava provando. Da quello che ho capito.
 Seriamente? - risponde ridendo.
 Eh gia. Ma la cosa più importante è che sono riuscito a avere un appuntamento con lei.
 Wow. Sono conteta per te!
 Ma dimmi... per cosa mi avevi chiamato? - chiedo.
 Ah gia.. me ne stavo per dimenticare. Mancano tipo tre giorni al mio compleanno ricordi? - Ecco. Me ne ero completamente scordato! Ma come posso scordarmi il compleanno della mia migliore amica.
 Si! Si! Certo che ricordo. - mento
 Te ne eri scordato. - Esclama. Come cazzo fa!?
 Ehm no... come faccio a scordarmi del compleanno della mia migliore amica. - mento nuovamente.
 Va bene... farò finta di crederti. - Sbuffo. - comunque... sono riuscita a prendere due giorni di vacanza per questo sabato. E stavo pensando che potremo andare io e te a fare una piccola gita fuori.
 E dove vorresti andare? - domando curioso.
 I miei nonni mi hanno lasciato la loro casa fuori città. Potremo andare lì, ci vediamo un film, mangiamo qualcosa di schifoso, tu bevi alcolici, io acqua frizzante. Solite cose.
 Mi sembra una buona idea.
 Ok, perfetto!
 Va bene. Ora devo andare a cena. Ci sentiamo domani.
 Vai! Ciao uomo!
 Ciao donna! - riaggancio.
Passa la notte. L'ennesima notte piena di incubi. Pensavo che ormai mi stessero passando. Ma ogni volta è come se fosse la prima volta. Mi sveglio sudato. Sto tenendo forte la coperta con una mano. Fisso la mano. Lascio la presa. Vado in bagno. Mi lavo un po il viso per togliere il sudore di dosso. Ho caldo.  Ritorno nel letto.
Appena mi sveglio mi rendo conto che sono le sette di mattina. Sofia è ancora in camera che dorme. Beata lei. Vado in cucina. Mamma sta riscaldando il latte in un tegamino. «Buongiorno!» esclamo con la bocca ancora impastata dal sonno. «Buongiorno!» risponde lei. Mi metto a sedere. «Stasera non ci sono a cena!» esclamo. «Dove sei?» Chiede. «Sono a cena fuori con Anna.» mento. Non avevo voglia di dirgli che ero a fuori con Martina. Avrebbe iniziato a fare diecimila domande alquale io non sapevo rispondere. Tanto una piccola bugia cosa potrà mai fare.
«Dove andate?» chiede nuovamente. «Non lo so. Dobbiamo ancora decidere.» mento. Sinceramente non so perchè non ho detto che andavo al cinese, forse perchè non avevo voglia o forse perchè ero troppo stanco per rispondere sinceramente.
«ok, divertitevi!» Esclama.
Faccio colazione. Mi vesto e poi mi sdraio nuovamente sul letto. Accendo l'Ipod. E ascolto la musica con le cuffie. Con un piede tengo il tempo e ondeggio con la testa. Mi rilasso. Penso che la musica, come la doccia, sia un modo per evadere dai propri pensieri e problemi. Non riesco a immaginare un mondo senza musica. Ognuno di noi quando ascolta una canzone si crea la propria scatola mentale dove ci si inserisce e si isola dal mondo.
La musica ti fa vivere nel tuo mondo senza farti morire nei tuoi pensieri. La musica salva.
Il giorno passa velocemente. E in men che non si dica arriva la sera. Sono davanti al cinese e sto aspettando Martina. Manca poco alle 8. Riconosco la sua sagoma in lontananza. Eccola arrivare. Sono agitato. Speriamo vada tutto bene. Era bellissima. Si era messa una giacca nera e una camicetta bianca. Si avvicina. «Eccomi! Scusa il ritardo!» io  la guardo. «Ritardo? No, no. Sei puntualissima!» ridacchio.
«Ah...» sorride «Allora entriamo?!» «certamente».
Gli apro la porta. Ci mettiamo al tavolo. Era uno di quei ristoranti cinesi dove il cibo veniva portato attraverso un nastro trasportatore.
Guardo Martina. E mi entra un dubbio. Di cosa parliamo? È una persona totalmente nuova. So veramente poco di lei. Con cosa posso iniziare?
«Fede, te che lavoro fai?» Ecco. Ha iniziato di nuovo lei. Sono un vero disastro. «A dire la verità ora non sto facendo nulla. Sto cercando lavoro. Ma con i tempi che corrono è veramente difficile. Te invece? Alla fine lo hai avuto il posto di lavoro all'officina di tommy?»
Lei prende un piattino con tre pezzetti di sushi. «Purtroppo no. Ma in compenso ho trovato lavoro in una concessionaria. Non è un granché, ma per iniziare è qualcosa.»
«Wow. Bene.»
Sembra strano ma la serata si creò da sola. Iniziammo a parlare come se ci conoscessimo da anni. Abbiamo parlato dei lavori, delle nostre famiglie e dei nostri amici. Mi ha raccontato che ha un fratello poco più grande di lei. Io gli ho parlato di Sofia e del suo piccolo problema a scuola. Abbiamo parlato tutta la sera. Poi finita la cena siamo andati a fare una passeggiata sotto i portici della città. Martina era attaccata al mio braccio. La sera era alquanto fredda. A un certo punto Martina si stacca dal mio braccio per avvicinarsi a un portone. «Che stai facendo?» chiedo.
Lei estrae delle chiavi. «Bhe... io abito qui.» Che cosa? Era solo le undici e voleva già andare a letto!? La guardo sbigottito. «ah va bene, allora buonanotte!» esclamo con un po di amaro in bocca. Mi giro. Sento aprire il portone. «Che ne dici di salire con me?» Io mi giro di scatto. Faccio una piccola corsa verso Martina. «Se la metti così!»
Entro dentro il portone. «Ma non ci sono i tuoi genitori?» chiedo. Lei mi guarda. «Sono morti.» cazzo. Ecco fatta la figura di merda della serata. «Ehm... mi dispiace... non volevo... non lo sapevo» inizio a sputare parole a caso. Lei si mette a ridere. «Che stupido che sei! Ti sto prendendo per il culo!» esclama lei. Che stronza, mi ha fatto perdere dieci anni di vita. «I miei genitori sono fuori per lavoro. E mio fratellone chi sa se ritorna stasera, ogni tanto scompare per giorni. È sempre fuori con i suoi amici a fare casini.»
«Quindi sei da sola...» esclamo.
Fa un si con la testa. Entro dentro l'appartamento. Appendo il giacchetto sull'attaccapanni.
«Seguimi» esclama Martina. Entra dentro una stanza. La seguo. Entro anche io dentro la stanza. Era una camera da letto. «Chiudi la porta.» ordina. Eseguo. Mi siedo sul letto. Martina mi bacia. Ci baciamo. Passa la sua bocca sul collo. Inizia a spogliarsi. Era troppo bello per essere vero. Ero in estasi. Facciamo l'amore. Sul letto sento la sua carne nuda e morbida. Sento il suo respiro sul mio petto. Caldo e sensuale. Se era un sogno non volevo svegliarmi.
Ci ritroviamo nudi, nel letto, Martina è abbracciata a me. Lentamente si addormenta. E subito dopo mi addormento anche io. Sono rilassato. Riesco a sentire il mio battito leggermente accellerarsi. Vedo Martina. È davanti a me. Sta correndo. La inseguo. La prendo. Cadiamo per terra. Lei mi guarda con i suoi occhi marroni enormi. «ti devo dire una cosa» sussurra leggermente. «dimmi...» esclamo io. Cambia improvvisamente espressione. Diventa seria. «Tu sei solo una merda!» esclama con una voce maschile. «Che cosa?» «Te sei solo una merda!» La voce era quella di Tommaso. Mi spinge. Martina non c'è più. C'è solo una strada. Nessuna casa. Nessuna luce. Solo una strada buia. Sento una moto arrivare verso di me. Cade. Nella scivolata mi travolge. Rimango intrappolato sotto la moto. Sono ricoperto di sangue. Sento una sirena. Sento delle urla. Vedo Anna. Sta piangendo. Ha in mano un bambino. Mi sveglio. Ho la coperta stretta tra le mani. C'è Martina al mio fianco che sta ancora dormendo. Uno spiraglio di luce passa dalla finestra. Mi alzo. È le 7 di mattina. Sento un rumore provenire dalla cucina. Che cosa è stato? Mi vesto di fretta. Dimenticando il portafogli e il telefono in camera. Esco furtivo dalla camera. Entro dentro la cucina. C'è un ragazzo di un anno più grande di me. Rovista nel frigorifero. Alto. Capelli quasi rasati. Ha un tatuaggio sul braccio destro con raffigurato un pesce enorme. Era orrendo. Mi guarda. Io lo guardo. «E tu chi sei?» mi chiede. «Io? Sono venuto qui con Martina ieri sera.» Rispondo confuso. Mi squadra dall'alto verso il basso e poi continua a rovistare nel frigorifero.
«Mia sorella ne sceglie sempre di più brutti!» esclama.
«Cosa vorresti dire?!» esclamo. Aspetta un attimo. Ecco chi è lui! È il fratello di Martina!
«Fa sempre così! Ci esce, se li scopa e poi li molla.»  Mi lascia senza parole. Prende un pezzo di prosciutto e lo mette sopra una fetta di pane.
«Dai retta a me... Se vuoi continuare a scoparti mia sorella, va bene! Ma non ti fare prendere per il culo!» Azzanna il panino. Rimango immobile. Che cazzo voleva dire?
Mi da un'altra occhiata. «Io però, ti ho gia visto da qualche parte.» Lo guardo ancora più confuso. Continua a fissarmi. Si sente un beep. Estrae il telefono e preme dei tasti. Emette un piccolo grugnito. «Bho.» esclama. «Sono troppo stanco per pensare a te! Vado a letto. Ciao poveraccio»
Sono impietrito davanti alla porta della cucina. Potrà mai essere possibile che Martina mi stesse prendendo per il culo? Che per lei sono soltanto sesso e nient’altro?! Non ci credo. Ieri ho sentito della chimica tra di noi. Non può averlo fatto solo per portarmi a letto. Mi sento un po come una puttana, adesso.
Mi sento toccare da dietro le spalle. Mi giro di scatto e in meno che non si dica mi ritrovo le labbra di Martina attaccate alle mia. La spingo contro il muro. È troppo sexy. Continuiamo a baciarci. «Buongiorno...» sussurro. Sorride. «Buongiorno!» si stacca. «Ho visto tuo fratello» Esclamo. «Si?» chiede curiosa «Ti ha detto qualcosa?». Io la guardo. Non sapevo cosa dire. «Niente di importante.» Guarda l'orologio. Era le sette e mezzo. «Cazzo! Ma è tardissimo!»
«Tardi?» «Alle otto devo essere in concessionaria.» Martina si veste di fretta. «Allora io vado. Anche io devo ritornare a casa! Ci si sente più tardi... ok?» esclamo prendendo il telefono e il portafogli. Lei fa un “si” con la testa mentre cerca di mettersi una camicetta. «Allora ci sentiamo.» Esco di casa.
Mi sento un po allienato. Non so se essere felice per la serata o preoccupato per le parole del fratello di Martina.
Mi suona il telefono. Era mamma.
 Pronto?
 DOVE DIAVOLO SEI? - urla
 Ehm... - cazzo non sapeva che ero con Martina. -Sono a casa di Anna.
 Non mi dire cazzate Anna l'ho chiamata un'ora fa non sapeva nulla.
 Ok... - Cazzo. Che gli racconto ora. - Va bene... non ero con Anna.
 E con chi eri? - Basta mi arrendo.
 Ero con una ragazza. - Il telefono non emette alcun rumore. Poi...
 Una ragazza?
 Si. - aiuto inizia l'interrogatorio.
 Come si chiama?
 Martina
 Quanti anni ha?
 Mamma facciamo che ne parliamo quando siamo a casa va bene?!
-Va bene. Abbiamo tanto di cui parlare.
Oddio qualcuno mi aiuti. Bhe me la sono cercata. Mi arriva un messaggio. È Anna.
«FEDE DOVE DIAVOLO SEI? TUA MAMMA TI STA CERCANDO DA UN'ORA! MI HA CHIAMATO ALLE 6! QUELLA DONNA E' MATTA!»
Tempismo perfetto Anna.
Appena entro in casa trovo mia madre e Sofia sedute al tavolo della cucina. Stavolta non mi salva nessuno. Entrambe iniziano a fare domande come solo un agente dell'FBI sa fare.
Dove abita? Che scuola ha fatto? Come ha gli occhi? I capelli? Ha mai fatto uso di droga? (ok, questa è una domanda fatta da mia madre)
Quale era la sua barbie preferita da piccola? ( E questa di Sofia)

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