Capitolo 4 (Emily)

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Emily

Tornai a casa a piedi, camminavo così distratta che per poco non cadevo.

****

Arrivai a casa.

Ero abituata a tornare senza avere del cibo a tavola, ero abituata a tornare e vedere mia madre fatta o ubriaca o a non vederla affatto. Dalla morte di mio padre, mia madre non è più la stessa.

Ora se ne va a fare la prostituta per guadagnarsi da vivere.

Entrai nella mia stanza e mi misi nel mio letto, cominciai a fissare il muro delusa da ciò che sono, le lacrime mi rigarono il viso, mi accesi una sigaretta e cominciai a sbuffare aria nella stanza e interpretarne ogni forma,restando qua,da sola,chiusa nella mia stanza, lontano dal mondo, forse per sentirmi un po' al sicuro, continuando a fumare ricordando che sono senza futuro, che sono un disastro, sbuffo fumo per vedere se ancora respiro.

Tutti credono di sapere tutto ma non sanno niente di me.

Parlo di dolore ma è respiratoria.

Odio le persone che mi dicono "non essere triste, passerà!".

Ma io non sono triste, non so neanche io cosa mi succede.

Forse sono una cosa che tutti chiamano depressione.

Però c'è differenza nell'essere tristi e nell'essere depressi.

Questa non è tristezza.

So cos'è la tristezza.

La tristezza è piangere e provare sentimenti. La depressione invece è un'assenza di sentimenti, qualcosa che ti porta via tutti i tuoi sentimenti.

E forse dopo la morte di mio padre, il "lavoro" di mia madre... tutto il passato che cerco di scordare e scappare mi hanno portata nell'essere depressa.

Sono così tanti anni che non sono felice che ormai quel sentimento chiamata felicità non la ricordo più.

Ora non sento nulla.

Ecco cosa sono io.

Il nulla.

Un fantasma che si imbocca di medicinali, anti depressivi che non servono a un cazzo e droga.

Sono un fottuto fantasma.

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