capitolo 9

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Stavo lì a fissare il soffitto. Non volevo uscire  dalla mia stanza,non volevo farmi vedere da Johnnie. Tenevo la porta chiusa a chiave,ogni tanto Johnnie bussava,faceva qualche domanda che non otteneva risposta,aspettava,poi si arrendeva e tornava al piano di sotto. Mi facevo schifo. Ero un mostro.

"Un mostro! Ecco cosa sono,un mostro!" Grido alla stanza vuota.

Mi avvicino alla scrivania,getto a terra tutto ciò che  vi è sopra,scaravento a terra il computer,getto a terra tutto ciò che vi è sopra le mensole. Con la coda dell'occhio vedo volare la foto che ritraeva me,la mamma e Bea,scatto per prenderla ma non faccio in tempo che tocca il pavimento e va in frantumi.

"No no no no!"

Nulla da fare. Adoravo quella cornice,eravamo andata a comprarla per il giorno del compleanno di Bea e la mamma,compievano gli anni lo stesso giorno, Bea ne compiva 19,la mamma 38,erano così giovani e belle,cosi piene di vita.

E lì non riuscì a trattenermi.

"Noooo!"

Un urlo disumano esce dal mio corpo,non credevo neanche di avere tutta questa voce dentro di me,era come se fossi un'altra.

La rabbia prende il sopravvento.

Le possenti ali si spalancano facendomi male alla schiena,ma un dolore quasi piacevole. Gli artigli fuoriescono dalle mie unghia più affilati che mai,e i canini,i canini minacciano solo alla vista,possenti,appuntiti,aguzzi.

Afferro la maniglia e apro la porta quasi scardinandola,una forza imponente scorre nelle mie vene e sono stanca di lottare contro essa, è giunta l'ora di accettarla.

Esco in corridoio. Non so bene cosa fare. Ma credo di aver capito.

Non posso essere l'unica al mondo così. Deve esserci qualcuno come me,o ancora meglio più esperto di me,cosi che mi possa aiutare,mi possa far capire finalmente ,perché è passata solo una settimana o giù di lì ma io non ne posso.

Vado al piano di sotto. Sorpasso la porta della cucina senza neanche guardare e mi dirigo fuori casa.
"Rachel aspetta! Dove stai andando? E perché la tua maglia è tutta stracciata?"
Già,lui non poteva vedere le mie ali. E lì mi venne in mente un piano,quella bambina al parco,lei le aveva viste,sapeva il mio nome,dovevo trovarla!

Uscì senza spiegare nulla a Johnnie,dissi solo poche parole: "Chiuditi in casa,va nella mia stanza,serra tutto,finestre,porte,la cantina e la soffitta". Mi avvicinai a lui,gli misi le mani sulle spalle e lo abbracciai,non era un addio,almeno io non volevo che lo fosse,"Johnnie,abbi cura di te". Detto questo uscì di casa.




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