3 - NEW YORK, 1933

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"10... 9... 8... 7... 6... 5... 4... 3... 2... 1... BUON ANNO!"

È mezzanotte a New York ed è appena iniziato il 1933. Times Square è affollatissima e il numero 1933 inizia a illuminarsi su molti edifici. I newyorkesi gridano felici e lanciano coriandoli per le strade, entusiasti di iniziare il nuovo anno. Dalla finestra di un condominio, si affaccia un uomo a vedere la folla festeggiare felicemente. È Enrico Giarrodi. Lui non può scendere a divertirsi: si accontenta di fumare la prima sigaretta dell'anno, standosene sulla sua sedia a rotelle. È miracolosamente scampato all'incendio, se non fosse per le sue mani e le sue gambe, tremendamente ustionate. Giungono nella zona un'ambulanza e un'auto della polizia, entrambi veicoli piuttosto ristretti e minuti che si fanno comunque notare in mezzo alla strada. Parcheggiano al di sotto di un palazzo e le autorità vi si inoltrano, trasportando una barella. Passano pochi minuti e diverse persone interessate rimangono davanti alle porte del palazzo, in attesa di capire cosa sia successo, prima di vedere che sulla barella giace una ragazza morta, ricoperta da un telo dal quale comunque fuoriescono i suoi lunghi capelli mori. Giarrodi assiste a tutto questo, mentre continua a fumare la sua prima sigaretta del 1933.

Trascorrono tre ore e un uomo sta camminando per le strade della città, tuttora piena di persone che stanno ancora festeggiando. Si lamenta per i troppi coriandoli e festoni che sta pestando. Viene spaventato anche dal clacson di una macchina che passa di lì, con all'interno dei newyorkesi intenti a festeggiare. Continua a camminare, sbuffando e raggiungendo la sua abitazione. Entra, avvicinandosi al telefono posto sul tavolo del suo salotto. Gira il disco selettore, componendo il numero della persona con la quale ha intenzione di parlare. Prende il microfono del telefono con la mano destra e lo mette sotto le labbra, mentre con la sinistra avvicina il ricevitore all'orecchio. Questo misterioso soggetto si rivela essere John Mark Burke, colui che fece scaturire l'incendio nel museo londinese di Giarrodi.
"Pronto? Sono Burke. Sì. Ecco. Proprio di questo volevo parlarti. Per quell'affare...? Ah, dici che va bene domattina? A me va benissimo, dipende sempre da te. Perfetto... Allora ci vediamo domani mattina. Ciao. Ah, aspetta... felice anno nuovo"
Dopo aver terminato la chiamata, rimette a posto il microfono e il ricevitore e appoggia nuovamente il telefono sul tavolino, per poi alzarsi dalla sedia e togliersi la giacca, dalla quale cadono numerosissimi coriandoli.

Nell'obitorio di New York, un nuovo cadavere è stato aggiunto alla lista. È proprio quello della ragazza che è stata recuperata nel suo appartamento a mezzanotte. A quanto pare, si tratta di Joan Gale. Ancora dev'essere stabilita dall'autopsia la causa della sua morte. Di conseguenza, due infermieri stanno trasportando il cadavere su di una barella per depositarlo nella sala refrigerata assieme agli altri morti. Dal telo che copre la giovane continuano a fuoriuscire ciocche dei suoi capelli. I due infermieri che stanno trasportando il corpo sono uno più giovane e l'altro più anziano. Il più giovane è stato da poco assunto e, per quanto ne sappia e per quanto abbia studiato, prova comunque ansia nel trasportare cadaveri o nel trattarli affinché non si decompongano per l'autopsia. Quello piu anziano invece sa benissimo che cosa fare e quasi non prova più alcun tipo di compassione verso le vittime che si ritrova a depositare, dimostrando professionalità e cinismo allo stesso tempo. Tuttavia, a volte sorride al collega più giovane, come per fargli intendere che anche lui è stato un giovane allievo e che comprende questo suo comportamento. I due raggiungono la stanza, piena di morti ricoperti da teli su barelle.

"Comunque il Capodanno non è più come prima. Per niente. Guarda qui, siamo già a due morti in sole tre ore. In passato si stava a casa, in famiglia, a tavola... si mangiava, ci si ubriacava, si faceva il conto alla rovescia tra parenti e poi tutti alle rispettive abitazioni. Invece oggigiorno guarda tutto il trambusto che fanno i giovani per le strade. È altamente sconvolgente. Ma io non mi meraviglio di questi morti..." ammette il più anziano, mettendo la barella in un punto in cui non ce n'erano.
"Di questa ragazza ancora non si sa che cosa le sia capitato, vero?" chiede il più giovane, avvicinandosi lentamente alla barella.
"No, non si sa ancora niente. Lo scopriremo con l'autopsia. Intanto, per stanotte, se ne starà al fresco qui" quasi ironizza l'altro, allontanandosi dalla barella.
Mentre i due raggiungono l'uscita della sala, un cadavere si muove di scatto e l'infermiere più giovane fa un salto per la paura.
"Che cos'era?!" urla, spaventato.
"Tranquillo, non è niente. È solamente il liquido imbalsamante. A volte provoca questi spasmi violenti ai cadaveri" gli risponde prontamente l'altro.
"Ah, sì. Scusami. L'ho studiato"
"Anche questa era una donna comunque. Vogliono sempre avere l'ultima parola" scherza l'infermiere anziano, uscendo definitivamente dalla sala assieme al più giovane.

Lì dentro, il silenzio della morte viene spezzato da una ruota di una barella che si muove di colpo, a causa di un corpo che si è mosso al di sopra di essa: non si tratta di un cadavere che ha avuto uno spasmo. Da quella barella si alza una persona viva e vegeta che si toglie il telo di dosso: ha il viso completamente ustionato, caratteristica che non fa ben comprendere i suoi tratti e i suoi lineamenti, e indossa un cappello nero assieme ad un giaccone dello stesso colore. Inizia a cercare sotto i teli, fino a quando non trova il corpo che gli serve. Dalla barella da cui si è alzato, prende una corda che aveva nascosto sotto il telo assieme a lui e lega il corpo. Trasporta la barella dalla finestra della sala che affaccia al retro dell'obitorio dove sono presenti due persone nell'ombra, pronte a prendere il corpo. Spalanca la finestra e fa scendere lentamente con la corda il cadavere, che viene preso dai due e caricato in un furgoncino. Dopo aver fatto ciò, scende sfruttando la sua stessa corda, lasciando la barella sotto la finestra totalmente aperta e la fune ancora penzolante.

La maschera di ceraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora