13 - RINUNCIARE ALLA BELLEZZA

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Qualche minuto dopo l'avvistamento di Charlotte a Central Park, un uomo elegantemente vestito si avvicina al nuovo museo delle cere di Giarrodi. Bussa al portone di vetro che trova davanti a sé. Dall'esterno, riesce a vedere Hugo che sta spazzando. Il giovane muto lascia in un angolo la scopa e la paletta e corre ad assistere l'uomo che ha appena bussato. Si rivela essere Lucas Catelan, quel critico d'arte che assieme a Robert Happy fu l'ultimo visitatore del primo museo di Giarrodi, prima che venisse bruciato.
"Salve, ho ricevuto questa lettera da Enrico Giarrodi. Mi dice di presentarmi a questo indirizzo, ma io non capisco... a quanto so, il signor Giarrodi è morto nell'incendio del 1921 a Londra..." spiega Catelan ad Hugo.
Quest'ultimo legge il contenuto della lettera e fa cenno al critico di entrare. Catelan dà una piccola occhiata alle opere che si trovano nell'atrio, ma Hugo lo invita ad entrare nella porticina sulla destra che conduce al calderone.
"Effettivamente quel poco che ho visto mi ricorda le opere di Giarrodi. È un museo fatto in suo onore?" chiede il critico.
Hugo scuote la testa e sorride, perché la sua disabilità non gli permette di dirgli che Giarrodi in realtà è vivo e vegeto.

Non appena entrano nel laboratorio, Catelan nota il calderone e non comprende il perché della presenza di un tale aggeggio in un museo delle cere. Tuttavia, lo aggira e viene condotto da Hugo in un piccolo corridoio, dove Giarrodi sta leggendo un giornale.
"Ma... signor Giarrodi, io..." tenta di dire il critico, fin troppo stupito.
"Signor Catelan! Quanto tempo!" esclama felice lo scultore, entusiasta quanto l'altro.
"Dodici lunghissimi anni! Per tutto questo tempo ho pensato fosse morto!" è la prima frase a senso compiuto che riesce a dire Catelan.
"E invece no, eccomi qui"
Lo scultore allunga il braccio per stringere la mano al critico, ma subito dopo la ritira.
"Forse ripensandoci è meglio di no... stringermi le mani non è più tanto gradevole, non le considero nemmeno più tali..." sussurra spiacente Giarrodi.
"È incredibile che stia aprendo un nuovo museo! Ma... aspetti, sono ancora sotto shock... Lei deve assolutamente spiegarmi come ha fatto a scampare dalle fiamme del museo di Londra!" chiede spiegazioni Catelan, guardandosi intorno.
Lo scultore si sposta da quel punto e porta la sua sedia a rotelle alla fine del corridoio, senza dire una parola.
"Mi... dispiace tanto. Se non vuole dirmelo è lo stesso, era solo una curiosità personale. Uno dei miei difetti è l'essere ficcanaso" si scusa il critico, indietreggiando imbarazzato.

"In realtà accadde tutto così in fretta che nemmeno lo ricordo. Almeno ho ancora le gambe, anche se si rifiutano di sostenere il mio corpo. E le mani... purtroppo non riesco più ad utilizzarle per scolpire e questo è il mio inguaribile dolore. Meno male che ho i miei giovani allievi ad aiutarmi. A darmi letteralmente una mano, direi. A proposito di allievi, quello che vede lì accanto a lei è Hugo. È muto e anche un po' egocentrico, difatti ogni soggetto che modella finisce involontariamente per somigliargli in ogni minimo dettaglio e lineamento. E a proposito del museo... questa volta la gente si stupirà, sentirà i brividi percorrergli lungo tutto la pelle, si spaventerà. Rammenta del caso Kemmler? Hugo sta modellando quest'ultimo, il primo uomo giustiziato sulla sedia elettrica. Delitti e violenze verranno creati in cera ed esposti proprio mentre ne è ancora vivo il ricordo nel pubblico. Le immagini che si vedranno qua dentro resteranno permanentemente nelle menti di chi verrà a visitarlo" spiega Giarrodi, risultando molto ambizioso, più di quanto non lo fosse in passato.

Catelan si schiarisce la voce dopo aver sentito queste parole uscire dalla bocca dello scultore, parole che non avrebbe mai pensato di sentire da una persona come lui.
"Commercialmente parlando avrà sicuramente successo. Però devo ammettere una cosa: non penso sia da lei. Ha voltato le spalle alla bellezza?" domanda quest'ultimo.
"No. No, ma non posso più crearla" risponde subito Giarrodi.
"Non dimenticherò mai la sua Maria Antonietta. Quella sì che è permanente nella mia mente e lo sarà per sempre" ricorda Catelan.
"Già, nemmeno io la scorderò mai. Segua Hugo, la condurremo dal calderone che ha sicuramente visto pochi minuti fa"
Il giovane muto invita il critico a seguirlo dove poco fa sono stati. Si ritrovano nuovamente attorno al calderone.
"Salga pure le scale e veda cosa c'è all'interno di quel calderone" lo esorta Giarrodi.
Catelan inizia a salire i gradini e nota anche che alla fine di essi si giunge ad una misteriosa porta, ma a lui non interessa sapere cosa vi è contenuto all'interno. Guarda all'interno del calderone e non si sente stupito della scoperta.
"Beh, c'è della cera in stato liquido, esattamente come sospettavo" dice, scendendo dalle scale e ritornando dallo scultore e dal suo allievo.

Sbuca improvvisamente un altro allievo con un calco in gesso, la cui forma è totalmente riconoscibile: è un corpo femminile.
"Signor Catelan, le presento Sparrow Darcy. Un altro dei miei allievi" gli riferisce lo scultore.
"Piacere di conoscerla, signor Catelan. Il signor Giarrodi ci ha parlato spesso di lei. Adesso le mostro cosa accadrà a quel calco di gesso. Hugo, gira la rotella!" esclama Darcy al collega, cercando di non mostrare troppo la sofferenza dovuta all'astinenza da droga, un'astinenza che dura ormai da qualche giorno.
Hugo segue l'ordine e la cera liquida scende dal calderone attraverso dei tubicini. Il modello in gesso è stato posizionato al di sotto di quegli stessi tubicini e la cera liquida aderisce, ricoprendolo nella sua interezza. Non appena ciò avviene, il calderone viene spento, così da non riscaldare troppo l'ambiente.
"Wow, stupendo. Alcuni li modellate e alcuni li fate direttamente così?" domanda il critico.
"Sì! Preferisco quando vengono modellati, ma reputo affascinante anche questo metodo" risponde lo scultore.
"Allora... quando aprirà ufficialmente questo nuovo museo delle cere?"
"Beh, non l'ha letto da nessuna parte in città, signor Catelan?"
"Mi duole risponderle di no... molto probabilmente avrò notato dei volantini ma non mi sono fermato a leggere il loro contenuto"
"Comunque... stasera!"

La maschera di ceraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora