La donna si schiarisce la voce, prima di rivolgergli la parola: "Chiedo scusa, signor Giarrodi. Mi chiamo Florence Dempsey e lavoro per il New York Times, mi trovo qui perché..."
"Fuori da qui immediatamente. Nessun giornalista qui prima dell'apertura ufficiale del museo, in quel caso potrà tornare" la caccia lo scultore.
"Ma io non volevo assolutamente vedere le opere prima di tutti gli altri, semplicemente ho accompagnato qui la mia amica perché è la fidanzata di Ralph, il ragazzo che..."
Il signore la interrompe nuovamente: "Comprendo, ma sta di fatto che deve uscire subito da qui"
Ralph ha assistito assieme a Charlotte a tutta la scena ed entra nel museo per chiarirsi le idee.
"Che cosa succede qui, capo?" domanda, avvicinandosi alla giornalista.
"Falla uscire, per favore, prima che..."
Lo scultore si zittisce non appena i suoi occhi si incontrano con quelli di Charlotte, rimasta all'esterno del museo. Giarrodi è senza parole: non solo reputa la ragazza bellissima, ma anche estremamente simile a Maria Antonietta, la sua opera favorita del vecchio museo di Londra. Sono passati dodici anni da quando la vide sciogliersi, da quando subì quel trauma. E ora si sente come se il destino gli avesse fatto un favore, a portare davanti al suo nuovo museo una giovane donna così somigliante. Il cuore gli batte forte nel petto e sbatte le palpebre più volte, così da assicurarsi che non sia un sogno."E lei... chi è?" sono le prime parole che riesce a dire dopo questi secondi di puro silenzio.
"Oh, lei è la mia compagna, capo. Gliela presento subito" gli dice Ralph, uscendo a recuperare la fidanzata.
Florence sta notando gli sguardi di Giarrodi verso la sua migliore amica e pensa di non aver mai visto un uomo così preso fisicamente da una donna. O almeno, ne ha visti, ma non di così meravigliati.
"Salve!" esclama Charlotte.
"Con chi ho l'onore di parlare?" chiede lo scultore, con gli occhi lucidi.
"Charlotte Duncan, molto piacere. Comunque, non deve sentirsi per niente onorato a parlare con me. Piuttosto dovrei essere onorata io a parlare con lei che ha creato e supervisionato questo bellissimo edificio e tutte le bellissime cose che vi si trovano all'interno!"
"Ho bisogno assolutamente di lei come modella!" esclama di soppiatto lo scultore, sorprendendo tutti i presenti.
"Beh, io... non... ok" balbetta insicura la ragazza, sorridendo imbarazzata.
"Poi ci organizzeremo per bene sul giorno" continua l'uomo."Sentite, io taglio la corda. Buona fortuna con l'apertura, amico" interrompe i loro discorsi Florence, dirigendosi verso l'uscita.
Considerando questa frase ironica della giornalista, Giarrodi le dedica uno dei suoi più falsi sorrisi e, successivamente, si gira a vedere i due innamorati che si trovano alla sua destra.
"Ciao, Florence! Non ti preoccupare, Ralph. Resterò qui ad aspettare fino a quando non avrai finito il turno e dopo andremo a mangiare qualcosina" dice Charlotte al suo amato, accompagnandolo alla porta che conduce al laboratorio con il calderone.
"Certo, spero di finire il più presto possibile. Dove preferiresti andare a mangiare, tesoro?" chiede Ralph, appena giunto davanti alla porta.
Giarrodi li fissa costantemente ed è estremamente geloso del fatto che un giovane ricco, viziato e poco intelligente come Ralph sia fidanzato con la copia sputata dell'opera della quale era più soddisfatto. Nel momento in cui i due si scambiano un bacio, l'uomo gira la testa verso sinistra, dalla quale giunge Darcy.
"Mi scusi, mi sono permesso di origliare la vostra conversazione avvenuta poco fa. Da quello che ho capito, quella bellissima ragazza la userò come modella?" domanda allo scultore.
Quest'ultimo annuisce, sorridendo.
"Ne sono davvero onorato" continua Darcy, allontanandosi."HA! Ne ero sicura!" grida Florence, entrando senza bussare nell'ufficio di Steele.
"Ehi! Mi hai spaventato da morire! Perché diamine sei piombata nel mio ufficio in questa maniera?" domanda il capo, appoggiando la mano destra sul petto.
"Hai presente il nuovo museo delle cere completamente di cera che stanno per inaugurare?"
"Sì"
"C'e un'opera uguale a Joan Gale! La somiglianza è così tanta che sono giunta subito ad una conclusione. Sai che cosa sono le maschere della morte?"
"Sì che lo so, ne ho sposata una qualche anno fa" le risponde subito Steele, ridendo a crepapelle.
"E difatti ti ha mandato all'inferno, non mi stupisco di questa cosa. Tornando al discorso: il corpo della Gale era scomparso dall'obitorio. L'hanno rubato, hanno usato il suo corpo come modella per un'opera e adesso eccola, esposta al museo. E chissà che fine avrà fatto il cadavere!" spiega la sua ipotesi la giornalista, gesticolando e girovagando per la stanza.
"Oh, mio Dio... Dopo questa... E pensi che la passerebbero liscia? Potrebbero esserci decine e decine di persone che potrebbero riconoscere la Gale nell'opera. Secondo te si metterebbero a fare queste cose da film dell'orrore? Sei tutta suonata, Florence. Questo desiderio di fare un articolo del genere ti ha dato alla testa" commenta Steele, rovesciando gli occhi.Florence inizia a rovistare nella tasca destra della sua giacchetta.
"Che stai facendo adesso, Flo?" le chiede Steele, alzandosi dalla sua sedia e allontanandosi dalla donna.
"Ho una bella prova qui in questa tasca... ma... no, aspetta. Dov'è quel bigliettino? Giurerei di averlo messo proprio in questa tasca... Me lo ricordo, c'era scritto un indirizzo. Ed era attaccato a quell'opera di Giovanna d'Arco che somigliava alla Gale, molto probabilmente era l'indirizzo del posto preciso in cui è stata modellata!" lo informa la donna, confusa del fatto che quel bigliettino non sia riposto nel punto in cui lei lo aveva nascosto precedentemente. Rovista nella tasca destra della giacchetta, nella sinistra, nella tasca dei pantaloni, nella borsetta. Quel bigliettino non si trova da nessuna parte. Appoggia tutto sulla scrivania dell'uomo e si prende qualche secondo per respirare profondamente e riprendersi. Questo 1933, per ora, è molto frenetico per lei.
"Ah, dimenticavo: il tuo amore sta partendo per il Sud Africa" le dice ironicamente Steele.
"Ma chi, scusa?" domanda lei, dopo essersi leggermente ripresa.
"George Winton!"
"Ho già capito, me ne vado. Ci rivedremo non appena mi sarò un po' ripresa" lo saluta Florence, senza ricevere un saluto da parte del capo.
Anche stavolta, non appena esce dalla porta, rimane impalata a pensare a lui, prima di ricominciare a camminare.
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La maschera di cera
Misterio / SuspensoLondra, 1921. Enrico Giarrodi è un talentuoso e sottovalutato scultore della cera, il cui museo viene visitato da un misero numero di persone. Il socio di Giarrodi, il quale ha investito grandi somme di denaro per pubblicizzare il museo delle cere...