Prologo - Bones

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PREMESSA (il prologo è qui sotto, non mi dilungherò): lo scrivo anche qui perché mi rendo conto che wattpad non mette in evidenza la sinossi e non vorrei creare confusione in chi non l'ha letta. :) Questa storia è un "what if" che riprende gli eventi dalla fine dell'episodio 2x12 in poi, quindi ciò che è raccontato di William e Noora dal 3x01 non è tenuto in considerazione. In questa ff voglio cambiare la loro storyline da lì in poi, sarà una sorta di prosecuzione della seconda stagione. Gli avvenimenti legati agli altri personaggi rimarranno invariati. Il prologo è ambientato a gennaio 2017, ma dal primo capitolo si tornerà indietro a giugno 2016.
[Storia pubblicata anche su EFP, dove mi chiamo Snow Rain].

Grazie di essere qui :)
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1 gennaio 2017

Aveva così freddo che ormai non sentiva più il dolore alle mani. Poteva quasi percepire le lacrime cristallizzarsi lungo le sue guance mentre il dolore, invece, bruciava nel petto. Tutto in quella notte folle era una contraddizione, anche la forza che usava per stringere in mano i borsoni con cui era andata via di casa era in contrasto con la debolezza immensa che si sentiva dentro.

Si guardò intorno alla ricerca di un indizio su dove si trovasse. Quando era uscita in fretta e furia, poco dopo la mezzanotte, Noora non aveva prestato attenzione alla direzione che stava prendendo, aveva semplicemente iniziato a camminare per le vie di Oslo, nella speranza che non si sarebbe persa.

Ma era stata una vana illusione, perché lei si era già persa da parecchio tempo.

Aveva creduto che dopo l'estate tutto sarebbe andato per il verso giusto. Aveva provato la sensazione di scoprire per la prima volta se stessa insieme ad un'altra persona con l'anima prima che col corpo. Aveva sperato di essere abbastanza per colmare tutti i suoi vuoti.

Ma nessuna di queste cose era durata abbastanza a lungo da sembrare reale adesso. 

Era incredibile quanto potesse fare male ciò che poco prima sembrava essere il bene più prezioso.

Noora e William avevano vissuto dei mesi intensi, in cui era sembrato che fosse lecito essere felici e fosse possibile scendere a compromessi sulla base della convinzione che l'amore conquista tutto. Ma alla fine la realtà era tornata a reclamare la sua libbra di carne.

Entrambi erano maledetti fin dalla nascita: famiglie inesistenti, incontri sbagliati e il bisogno di trincerarsi dietro le proprie convinzioni per evitare ulteriori sofferenze. Erano dovuti diventare grandi troppo presto. Poi, per un tempo che era sembrato un'eternità mentre lo avevano vissuto, avevano potuto respirare un po' di serenità, ma adesso Noora poteva vedere chiaramente quanto fosse stato stupido lasciarsi andare in quel modo, perché nulla bruciava in maniera più straziante di quelle nuove ferite, nessun dolore passato ci si avvicinava minimamente.

Continuò a camminare fin quando non si accorse di qualcosa che la lasciò senza fiato. Dall'altra parte della strada, affacciata sulla parte più bassa della città, c'era la panchina su cui si era consumato il loro disastroso primo appuntamento, quando le barriere erano ancora alte, o almeno così lei credeva ai tempi.

Qualcosa si ruppe definitivamente dentro di lei a quella vista, e mentre attraversava la carreggiata per andare a sedersi proprio lì, decise che la sua nuova vita sarebbe cominciata proprio in quel posto, sulle ceneri di quella che doveva essere una grande storia d'amore, e invece era stato il suo più grande fallimento.

* * *

William si guardò intorno, ancora immobile dove lei lo aveva lasciato. Si passò una mano tra i capelli, domandandosi per quale motivo non l'avesse seguita.

Perché non l'aveva afferrata per un braccio per poi stringerla, come accadeva ogni volta che doveva convincerla che stare insieme era l'unica cosa giusta nella loro vita così piena di sbagli, loro e altrui?

Si immaginava Noora vagare nel gelo della notte, per le strade affollate da chi stava festeggiando l'ingresso nel nuovo anno.

Ciò che aveva visto nei suoi occhi lo stava consumando dentro. Non c'era più il fuoco che gliel'aveva fatta notare sin dalla volta in cui l'aveva vista fradicia nel giardino di Eva, quella sera in cui era andato a prendere Vilde. Era passato poco più di un anno da allora, ma nel frattempo avevano iniziato una vita che sembrava lontana anni luce da quei momenti. E adesso dovevano affrontare una nuova partenza, da soli.

Prese un respiro, poi un altro e un altro ancora.

Tentò di rimettere insieme i pezzi della sua mente per riuscire ad elaborare ciò che era accaduto.

Era rimasto da solo, ad affrontare un dolore che non era pronto a sentire. Era sempre stato preparato al dolore, sapeva che nella vita prima o poi arriva, e si era sempre impegnato a fare in modo che giungesse il più tardi possibile, ma era consapevole che fosse inevitabile.

Eppure non credeva che in quel che aveva con Noora ci fosse altro spazio per quell'agonia.

Quando la consapevolezza gli esplose nel petto come un proiettile, non riuscì a contenere l'urlo che gli risalì su per la gola e concentrò le ultime forze che gli rimanevano nel pugno che scagliò contro il muro del salotto.

Quel dolore non lo sentì.

Poi si accasciò sul pavimento e pianse.

Del loro amore rimanevano soltanto le ossa, e ormai si stavano raffreddando anche quelle.

{Sospesa} Mer Og Mer - Sempre di più [Noora/William]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora