5. Fingers Crossed

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Rieccomi ancora qui con i miei deliri. Questo capitolo avrebbe dovuto essere ben più lungo di così, ma per non prolungare l'attesa ho deciso di dividerlo in due, così la parte dedicata al famigerato 30 giugno arriverà nel prossimo. Qui però faremo la conoscenza di un personaggio che sarà la benzina della storia, in futuro capirete perché. Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo entro il 12 febbraio, dopodiché non assicuro di riuscire a postare più volte a settimana, ma a seconda del tempo che avrò, della lunghezza e complessità dei capitoli, prometto che posterò almeno una volta a settimana. Detto ciò vi lascio, nella speranza che questa storia continui a piacervi. Ah, presto rivedremo anche gli altri personaggi della serie, molti dei quali saranno fondamentali per William e Noora nei prossimi tempi.

Ora vi lascio davvero, grazie di essere qui, come sempre.

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29 Giugno 2016

Rimaneva soltanto l'ultimo giorno di quiete. Un altro giorno e il loro mondo avrebbe cambiato colore per l'ennesima volta.

Da qualche ora continuavano ad oscillare in uno stato tra il sonno e la veglia, consapevoli che appena avessero messo un piede giù dal letto, avrebbero dovuto guardare in faccia quella realtà scomoda che li attendeva.

William era impegnato a dare dei baci pigri e leggeri sulla spalla di Noora, ancora con gli occhi chiusi, mentre lei gli passava le mani tra i capelli per stringerlo di più a sé, quando sentirono un rumore di passi avvicinarsi ed entrare nella stanza.

"Sapevo che ti avrei trovato ancora a letto. Alzati!", sbottò l'intruso.

Noora trasalì e si sedette di soprassalto, presa completamente alla sprovvista da quella visita. Capì subito di chi si trattasse. Se non fosse bastato il suo intuito, un'occhiata allo sconosciuto sarebbe stata sufficiente. La linea della mascella, il naso e gli occhi erano identici a quelli di William, così come la carnagione chiara e i capelli castani – sebbene questi ultimi fossero inframmezzati da parecchi fili grigi. Anche l'atteggiamento e la postura sicuri rispecchiavano quelli del figlio. Gli unici particolari a distinguerli erano l'età e il completo di alta sartoria che il più anziano portava come segno del suo status.

Stava facendo la conoscenza del padre del suo ragazzo mentre era a letto – poco vestita – con lui. Realizzando la velocità con cui si era messa a sedere, si affrettò a sistemare la spallina della canottiera che William aveva fatto scivolare lungo il suo braccio poco prima.

Anche William si tirò su, ma con calma, ormai abituato agli atteggiamenti dominanti del padre.

"Manda via la tua amica, abbiamo delle cose da fare oggi", ordinò Havard in tono autoritario. Non c'era nemmeno un accenno di calore nella sua voce, era come se stesse impartendo istruzioni ai comandi vocali del cellulare.

Il figlio sospirò, stringendo i denti per non cedere alla tentazione di dare sfogo all'irritazione che provava.

"Papà, Noora. Noora, mio padre", fece le presentazioni, senza distogliere gli occhi da quelli di Havard.

"Buongiorno, signor Magnusson", disse lei, ma Havard aveva già ricominciato a parlare.

"Va bene, adesso però ho bisogno di rimanere da solo con mio figlio. Se vuoi scusarci", le intimò.

"Cazzo", soffiò William tra i denti, alzando gli occhi al soffitto, una mano stretta a pugno tra le coperte.

Noora, non sapendo come gestire la situazione, guardò William in cerca di un suggerimento.

Lui si limitò a restituirle lo sguardo e le appoggiò una mano sul braccio per trattenerla, poi si rivolse di nuovo a suo padre.

"Noora non va da nessuna parte. Vive qui". Sputò in faccia ad Havard quell'informazione ben consapevole delle conseguenze che avrebbe provocato. Infatti vide l'espressione dell'uomo passare dal leggermente infastidito all'oltraggiato nello spazio di un istante.

{Sospesa} Mer Og Mer - Sempre di più [Noora/William]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora