Secondo capitolo

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Continuo a guardare il ragazzo sdraiato sul divano, mentre io sono tranquillamente seduta sulla poltrona, cercando un modo per svegliarlo che sia il più traumatico possibile.
La classica pentola col mestolo?
Il ghiaccio nei pantaloni?
Avanti Camille, pensa.
Improvvisamente mi viene un lampo di genio.
Corro subito in cucina, prendo una ciotola di plastica e la riempio di acqua fredda; torno in salotto e mi avvicino lentamente a Blake trattenendo qualche risata.
Una volta accanto a lui rovescio la ciotola sulla sua faccia facendo un salto indietro quando si alza di scatto con un insolito fiatone.
Si passa una mano sul viso giusto per riprendere conoscenza di ciò che sta succedendo attorno a lui, almeno penso.
Si gira posando il suo sguardo su di me e guardandomi malissimo.
Ora mi uccide.
《Uhm...》 faccio un sorrisetto dispiaciuto e comincio a correre per casa con Blake dietro di me che, alquanto incazzato, cerca di afferrarmi.
La caccia prosegue per un tempo indefinito, finché non inciampo su uno dei "bellissimi" tappeti di mamma cadendo per terra.
Quell'idiota del mio migliore amico si ferma a osservare la scena trattenendo le risate.
Mi lancia uno sguardo come a chiedermi il permesso.
《Ti do un minuto preciso.》affermo abbastanza seccata dalla situazione.
Lui scoppia a ridere in un modo tanto contagioso che la mia risata si unisce alla sua, creando un casino tremendo.
Mi rialzo e mi butto a peso morto sul divano ormai sfinita e con le guance arrossate per le troppe risate. 
Lui si siede accanto a me.
Il momento precedente di euforia viene sostituito da uno di quei silenzi rilassanti che viene, purtroppo, interrotto da mia madre che entra in casa con due buste piene di cibo.

Inizialmente ci guarda in modo strano vedendo me con le guance rosse e i capelli scompigliati e Blake con quest'ultimi completamente bagnati, ma poco dopo si dirige in cucina.

《Salve madre, lasci che l'aiuti in questa ardua sfida di sistemare i viveri nelle dispense del castello》dico con fare teatrale seguendola.

Lei mi risponde a tono.
《Mia cara figlia, se non sapessi che lo fa solo per controllare che io abbia comprato varie schifezze, glielo permetterei》

Colpita e affondata.

Senza emettere alcun suono torno in salotto e mi rimetto al mio posto.
《Tutto bene nana?》mi chiede Blake.
Alzo lo sguardo mortificato verso di lui e non dico nulla.
《Hey, cominci a preoccuparmi un po'》continua.
Finalmente apro bocca.
《Sono stata spenta da mia madre》
Segue qualche minuto di silenzio finché non sento la sua risata.
《Complimenti signora Carter》urla a mia madre intenta a sistemare tutto.
Lo guardo male per poi guardare l'orologio.
Sono già le due di pomeriggio e io non ho ancora pranzato?
Male, molto male.
Corro da mia madre e noto con piacere che è quasi tutto pronto.
Insieme a Blake apparecchio la tavola e mi siedo in attesa del mio amato cibo.
Amore che viene prima di tutto.
Beh, dopo i libri.
E la musica.
E la mia famiglia.
E la mia migliore amica.
Ma comunque prima di tutto.
A proposito, non sento da un po' quella capra, la chiamerò sta sera.

Ipotizzando un uscita con Melody, la mia migliore amica, arriva mia madre con dei piatti stracolmi di lasagne.
Grazie Italia.

Mentre continuo a gustare questa prelibatezza mi passa per la testa un pensiero.
Un pensiero di un metro e quaranta, che ha dodici anni, con i capelli castani e gli occhi verdi.
Un pensiero comunemente chiamato "John Carter", il mio fratellino.

《Mamma, dov'è la peste?》chiedo spostando la mia attenzione dalle lasagne a lei.
《È ancora da Amanda, dovevano fare un progetto per le vacanze e essendo che presto finiranno, gli conviene muoversi visto che poi non avranno più tempo.》afferma con un sorrisetto.
Non si riferiva solo al progetto.
A John piace Amanda, la sua compagna di classe e penso che mia madre si riferisse che potrebbe farsi avanti.
Si, madre strana, penserete, visto che la maggior parte delle madri non sono d'accordo come la mia, su questo argomento, ritenendo il figlio troppo piccolo.
Beh la mia è più "Ti lascio libero a patto che tu faccia le scelte giuste"
Che poi non esistono scelte giuste o sbagliate.
Per me qualcosa può essere giusta come per altri può essere sbagliata, e viceversa.
Non c'è giusto o sbagliato, come non c'è male o bene.
Non sopporto la gente che si ostina a pensare che ciò che fa è giusto, rispetto a ciò che fa qualcun'altro.
Questo è sbagliato.
Ed ecco la prima contraddizione.
Quando provo a esprimere ciò che penso finisce sempre così.
Un casino, semplicemente.
Se qualcuno osa chiedermi spiegazioni lo uccido.
Io dico che è impossibile capire l'ammasso di pensieri che ci sono nella mia testa, ma non mi danno ascolto e mi fanno parlare.
Io parlo e loro non capiscono.
Tutto ciò che c'è nella mia testa è un assurdo mix di cose serie e cose infantili.
Posso cambiare pensiero in un nanosecondo creando collegamenti inimmaginabili.
《Ma come fai?》sento una voce, la sua voce.
Alzo lo sguardo e vedo Blake che mi guarda.
《Cosa scusa?》chiedo di ripetere non avendo afferrato a pieno.
《Come fai? A chiuderti nel tuo mondo, da un momento all'altro non accorgendoti delle persone o delle cose che ti stanno intorno. Sembra che non ti stanchi mai. Non ti stanchi mai di pensare? Sei sempre a riflettere su qualcosa, qualsiasi cosa. E li è finita. Ti perdi completamente per minuti e se nessuno ti interrompesse anche per ore.》parla con quel non so che.
Quel qualcosa che ti fa restare senza parole dopo un discorso così.
Prendo un grosso respiro.
《Non lo so. Stacco la spina col mondo e mi collego solo alla mia testa. Poi il resto viene da se.》

Guardo fuori dalla finestra notando con stupore che vari fiocchi di neve cominciano a scendere dal cielo, posandosi su qualsiasi cosa trovino per primo.

《Mi porti sotto la neve?》guardo il mio migliore amico che in risposta sorride e mi prende per mano dirigendosi verso la porta di casa.

《Opposite Poles》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora