2. Crush

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Chapter 2

"Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno"

Era imprescindibile come l'immagine di poche ore fa ripercorreva la mia mente,  contornata dal silenzio incombente che rendeva il tutto un po' più lento, talmente lento che ti dava l'impressione di essere bloccata nel tempo. Era una cosa davvero strana che non avevo mai percepito sulla mia pelle, non ho mai creduto all'amore a prima vista. Non puoi innamorati di una persona di cui conosci solo l'apparenza, non puoi eppure in quello sguardo, in quegli occhi è come se riuscissi a vedere il suo io interiore. È come se conoscessi tutto di lui: le sue abitudini, le sue manie...
È una cosa strana che ti fa venire voglia di urlare e tirarti i capelli, il sentimento  che io provo per Vincent non è amore. Diciamo che lui è come se fosse la mia crush. Ognuno di noi ha avuto una cotta, be' la cosa imprescindibile è che non si può sfuggire. Le cotte sono come le sbronze: tutti, prima o poi, ne vogliono una il problema è che quando ce l'hanno fanno di tutto per farsela passare. Odio ammetterlo ma so che quando la cotta passa ciò che prevale è un sentimento devastante, brutto e snervante: l'amore.

"Cassie, ancora stiamo aspettando le
tue spiegazioni. Perché sei venuta così tardi!?"

"Dio ragazze, sembrate i miei genitori" Guardo Trinity e Leila con le braccia conserte verso il loro petto mentre attendono una mia risposta. Giro la cannuccia nella mia Coca Cola e alzo gli occhi al cielo.

"Niente.. Mi sono persa in chiacchiere con Vincent" Pronuncio quel nome nascondendo il mio evitabile sorriso, e sperando di non lasciar trasparire la mia scintilla negli occhi.

"Cosa?" Trinity apre la bocca guardandomi con occhi a dir poco spalancati mentre Leila si strozza con la sua stessa mela.

"Si, ragazze.. Be' nulla di che. Mi sono scivolati dei fogli e lui mi ha aiutato a raccoglierli.." Tiro nervosamente la mia felpa rosa mordendomi il labbro per non ridere.

"Come in quei  film romantici." Dicono con aria di sfottò sbattendo ripetutamente le loro palpebre.
Lancio un'occhiata intimidatoria alle due more che non fanno altro che accentuare la loro risata.

Sposto lo sguardo alla mia destra scostando i capelli dalle mie spalle e noto James sorridermi nel tavolo accanto al nostro. Noto i suoi movimenti impacciati, si alza in piedi infilando le mani nelle sue tasche dei jeans e cammina a piccoli passi verso di me. Sorrido lievemente aspettando che si avvicini del tutto a me.

"Cassie, ragazze" Serra le labbra sorridendo alle mie due amiche, ricambiano sorridendo di rimando e continuano a parlare fra loro.
I suoi occhi si spostano verso di me, mi fa cenno con la sedia come per chiedermi il permesso di prendere posto ed io annuisco. Abbasso lo sguardo per l'imbarazzo, a causa del suo che è perenne su di me. Sembra voglia dirmi qualcosa e dopo qualche minuto si decide ad esporre ciò che necessita.

"Sei libera domani sera? Sai vedi, ... Vincent." Indica con il dito il biondo intento a ridere con delle ragazze e con dei ragazzi. Assumo un cipiglio sentendo le mie gambe tremare d'un tratto sotto il tavolo, al sol sentire il suo nome non corrispondo di me.

"Vincent cosa?"

"Sta organizzando una festa a casa sua, sarà tipo una festa in costume e ovviamente la piscina sará al coperto" Continua dicendo ció deducendo che non sia proprio il periodo giusto per fare il bagno.

"James non ti seguo." Ridacchio guardandolo nei suoi occhi azzurri.

"Niente volevo chiederti se ti andasse di venire, magari con me?" Mi sorride a trentadue denti assumendo un'espressione come di sollievo.

"Oh certo!"

"Sai ci sarà l'intero corpo studentesco quindi se vuoi puoi invitare anche le tue amiche." Dice riferendosi a Trinity e Leila che cercano di mostrarsi indifferenti alla nostra discussione.

"Certo! Non mancherò"
Sorrido guardandolo andare via e ritornare dai suoi amici mentre l'occhio come ormai abitudine mi cade sul biondo, i suoi occhi si voltano verso di me ma io abbasso prontamente lo sguardo.
Dio Cassie, cosa ti sta succedendo?
-

L'insegna del mio college Yale era la cosa che attirava maggiormente la mia visuale, una bufera di pioggia si era ricaduta su tutta la strada deserta. Odiavo il fatto di dover camminare sotto la pioggia, ma era l'unica cosa che mi toccava fare dato che ero a qualche isolato da casa mia.

Lunghi passi dopo alla mia vista si estende il vialetto di casa, non è una casa esageratamente grande, è molto calda e arredata con molti mobili in legno.
Corro verso il portico per evitare di bagnarmi maggiormente e suono ripetutamente il campanello.

"Potresti aspettare, non sono mica davanti la porta" Sento una voce farsi sempre più vicina e solo appena questa viene aperta noto si tratti di mia sorella. Chi altro se non lei!
A volte dimentico che io abito solamente con lei, e odio ammettere pure che questa cosa non mi fa sentire a mio agio.
Perché? Perché forse non è proprio mia sorella, ma la mia sorellastra, la mia perfetta sorellastra.
La ragazza brava sempre in tutto, la ragazza più bella, la ragazza più ambiziosa, la ragazza che dalla vita ottiene sempre tutto quello vuole.

Cammino lungo le scale che conducono in camera mia e chiudo la porta alle mie spalle.
Butto a peso morto sul letto il mio zaino e sfilo la mia felpa indossando un maglione grigio lungo.
Chiudo le finestre che lasciano entrare piccole goccioline d'acqua piovana e legando i miei capelli leggermente bagnati in una crocchia disfatta afferro la mia matita e disegno tutto quello che mi passa per la mente in quel momento. L'arte è il mio sfogo, quando sono giù di morale mi basta un pezzo di carta e una matita per consolarmi.
Accendo il mio stereo lasciando capitare una delle canzoni dei Queen.
In pochi minuti mi accorgo che la mia figura ha preso una forma, l'espressione degli occhi mi fa rabbrividire. Quello sguardo, sono riuscita a raffigurare quel macabro e interessante sguardo.

"Cassie! Io sto uscendo con Zayn" Sento Gigi gridare al piano di sotto e resto in silenzio, aspettando il fatidico momento in cui è facile udire la porta chiudersi rumorosamente.
Solo dopo i miei pensieri si ribaltano su di me. Chi è Zayn?
Scrollo le spalle non provando interesse per la sua vita privata e completo i lineamenti del viso dandogli la forma appositamente voluta da me.

Afferro il mio IPhone e spostando quella specie di ritratto entro su Facebook.
Ci sono giorni come questo che scorro la home del suo profilo e vorrei seriamente non averlo mai conosciuto. Ogni qualvolta vedo le sue foto, i suoi stati, le sue frasi mi autocommisero. Vorrei non averlo conosciuto per non essere così fottutamente attaccata a lui. Ogni suo mese è pieno di cuori, di frasi d'amore, di foto scattate con delle ragazze diverse, di dichiarazioni e abbracci immortalati.
A differenza mia, ogni mio mese è pieno di foto di capodanno, frasi senza un vero senso, foto di viaggi in giro con le mie migliori amiche, canzoni condivise da youtube. È questa la differenza: io sono la classica noiosa mentre lui, lui è qualcosa paragonabile all'arte che per me potrà essere sempre e solo un miraggio.

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