Chapter 5
La mia storia sembrava procedere in un modo differente dalle altre. La mia storia è basata sulla paura, sulla mancanza di forza e sulla negatività che sempre prevale in tutto e per tutto.
Sono molte le domande che girano come un gorgo senza via d'uscita. Sono tante le cose che mi fanno scendere ogni volta sempre più sottoterra.
Perché non riesco mai ad essere davvero fiera di me stessa? Mai che facessi qualcosa di giusto che sia per me o per le persone che mi circondano.
Perché ogni cosa che faccio non mi rende del tutto appagata? Non sono in grado di fare una cosa nel verso giusto, ci provo, ci provo con tutta me stessa ma tutti i miei tentativi sfalliscono.
Perché non mi vado mai abbastanza bene?
Non riesco a tenere testa nemmeno alla mia sorellastra, non posso vedermi in un modo limpido perché sono oscurata. Sono oscurata da una forte tenebra che mi avvolge in un abbraccio soffocato. Rovino tutto: sono come un dipinto, sono come la matita che colora all'infuori dei bordi. Questo è il mio limite, non riesco a rispettare le cose, le amicizie, le persone. Come posso pretendere di essere apprezzata per la persona che sono.
Le foglie d'una rossastra sfumatura scendono dall'albero su cui mi trovo racchiusa. Con la schiena sul tronco e la faccia devastata da lacrime prendo una sigaretta dalla mia tasca, sospiro avidamente osservando tutto quel tappeto di foglie stese che lasciano quel tronco privo di colore e vivacità.Porto quella cicca accanto alle mie labbra, adagiandola su di esse. Aspiro il fumo socchiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dal venticello autunnale che si lascia sentire.
Non fumo spessissimo, delle volte giù di lì accendo un mozzicone come per sfogarmi e assopirmi nel silenzio che determina il confine fra i miei dubbi e la realtà, fra la paura e la serenità.Il cielo era d'un arancione inteso, uno di quei tramonti da osservare inevitabilmente e da immortalare con una di quelle polaroid. La mia camera è circondata dalle polaroid che esprimono i momenti immersa fra i pensieri, i più belli e anche i più malinconici.
Il trono dell'albero su cui sono appoggiata distende la vista sul parco. Una ragazza seduta su una di quelle panchina per lo più distanti dal mio posto coglie la mia attenzione. Mi rendo conto che sta lì da quando sono arrivata. Tiene un paio di guanti rossi che sono intenti a maneggiare e a stringere un libro dalla copertina rigida e scalfita. Per quel poco che vedo noto si tratti di orgoglio e pregiudizio.
Resto un po' in ammirazione e la curiosità persuade ogni parte di me. Sarà una ragazza molto constante nella lettura data la pesantezza della storia fra Darcy e Elizabeth.D'un tratto, però, il libro viene chiuso di scatto ed io sobbalzo dato il mio assopimento completo a quella piacevole vista.
La ragazza ignota a me afferra il suo berretto indossandolo e si volta a prendere lo zaino. Noto con nonchalance e con quel poco di stupore che si tratta di Ylenja, i nostri occhi si uniscono; ci guardiamo intensamente ma poi il nostro sguardo si disintegra come folgorato in mille pezzi.
Non mi può vedere ma io la seguo con lo sguardo, mi lancia un'ultima occhiata fugace, che mano mano si fa sempre più lontana dato che si dilegua in avanti andando via. In lontananza intravedo Shay e Michelle venirle in contro.
Poso lo sguardo sul terriccio e premo in profondità il mozzicone buttato poco prima. Afferro il mio accendino e ammiro la fiamma.
Calda, confortevole ma devastante.
Io ho bisogno di qualcuno che sia come il fuoco: caldo, confortevole, una fonte di salvezza. Tutto eccetto che devastante.Uno schiarimento di voce, più simile ad una tosse mi fa voltate e sobbalzare.
Noto qualcuno al mio fianco ma é come se qualcosa mi spingesse a non voltarmi e a focalizzare lo sguardo su quella vista ormai spoglia.
Cosa, che, senza alcun dubbio non riesco a fare.I miei occhi si spalancano, non mi sarei aspettata di ritrovarmi a qualche centimetro di distanza Vincent, non dopo ciò che era successo.
Non ero del tutto intimorita, anzi entrambi ci guardavano intensamente negli occhi.
Scavavo a fondo in quello sguardo.
Intuivo volesse sapere, forse mettere la situazione in sesto.
Ma ogni qualvolta apriva bocca io chiudevo la mia mente e mi concentravo su ogni suo fiato.I minuti scorrevano, il silenzio si accentuava sulla situazione e nessuno dei due proferiva parola. Socchiudo gli occhi scostando i miei capelli da un lato del mio collo.
"Cooper"
Il silenzio viene interrotto dalla sua voce ormai riconoscibile. Mi volto a guardalo aspettando una sua mossa.
"Verrai alla mia festa con James quindi?"
Chiede. Lo guardo dubbiosa aggrottando la fronte, non capisco come riesca a uscirsene con una domanda nulla e senza interesse."Vincent." Lo guardo con voce un po' rauca a causa delle lacrime scese poco prima.
Credo sia la prima volta che lo guardo senza vergogna, la prima volta che gli parlo come se fosse una persona normale e non come se fosse lui. Il mio sguardo ha inteso tutto, annuisce con la testa e si schiarisce la voce."Senti, Cooper." Sottolinea il cognome con cui é solito ormai chiamarmi o comunicare con me.
"Quello che è successo non riguarda me, non sono fatti miei. So che nella tua testa c'è qualcosa che non ti quadra. Nel senso che magari hai bisogno di spiegazioni, ma sappi che io farò finta di non aver assistito a niente."
Intreccia le sue mani e giocherella con il filo pendente dal suo braccialetto. Non parlo, resto immobile. Odio sapere che nonostante tutto lui sappia ciò che è accaduto. Non riuscirà mai a guardami nel modo in cui voglio io.
Non proverá mai nulla nei miei confronti. Non mi conosce, lo so, ma di certo sapere che lui sa non mi aiuta. Odio pensare che mi avrà categorizzato per quella che non sono."Allora vieni?"
"Vuoi una pazza alla tua festa?" Domando con molta enfasi toccando uno dei tasti più sbagliati di sempre.
La prende sul ridere e mi invoglia a fare lo stesso."Se la pazza in questione sei tu, allora si può fare!"
La sua risposta mi lascia sbalordita, dovrei essere giù di morale ma inevitabilmente un sorriso smagliante comprare sul mio viso, così, senza che me ne accorgessi.
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Your hands on me [SOSPESA]
Fanfic"Siamo padroni del nostro destino, ma non della nostra destinazione." Non era un semplice college, non era un semplice incontro, non era una semplice cotta. Non era una semplice cittá ad accomunare quei due ragazzi. Era un qualcosa che andava avant...