1. I'll see you, Cooper

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Chapter 1

Come ogni mattino il mio umore era nero, ciò che non agevolava la situazione era che oggi era proprio il tanto temuto lunedì mattina. Direi una combinazione perfetta per iniziare la giornata. Esisteva una parola per descrivere questo giorno a pieno? Oh io credo di si! Nero, questo colore rappresentava il lunedì di oggi: umore nero, cielo nero.
Il giorno d'oggi si poteva caratterizzate come quel giorno dove tutto era accaduto per andare in modo storto, dove qualsiasi cosa tu facessi era destinata a fallire, le strade erano desolate, di prima mattina non c'era un'anima via, c'ero solo io che camminavo stretta nella mia felpa rosa. Nemmeno quelle auto che sfrecciavano a tutta forza  erano presenti nelle gelide strade.

Il tragitto verso la scuola avvenne  in completa quiete e dopo qualche chilometro a piedi ai miei occhi si estese Yale in tutto il suo splendore.
Faccio lunghi passi sino ad entrare dentro il  cancello del college e constato di essere arrivata in anticipo. Mi avvicino davanti l'entrata e prendo posto in uno di quei muretti dove tutti i ragazzi sono soliti prendere posto e, goffamente mi accendo una Marlboro sospirando in modo alquanto annoiato per l'arrivo del suono delle campana.
Le mie gambe fanno avanti e indietro senza che io le riesca a fermare.
In quel momento il mio sguardo si innalza, coglie la mia attenzione Ylenja, per un minuto i nostri occhi si scontrano ma lei sembra scostare tutto d'un tratto quello sguardo stringendo i suoi libri fra le braccia ed entrando a passo svelto nel college. Chi è lei? Lei era l'unica e sola, lei era la mia migliore amica, lei era come una sorella. Con lei il tempo sembrava non passare mai: fra risate, pianti e soprattuto litigi. Il nostro rapporto era come un po' quello dei cani e dei gatti. Constantemente contro ma semplicemente insieme. E sono stati questi a farla diventare una sconosciuta nei miei confronti. Anche se a parer mio sempre la miglior sconosciuta. Sono parecchi gli sguardi che ci scambiamo l'un l'altra ma evidentemente l'orgoglio prevale sempre su di noi.
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La campana mi fa svegliare dai pensieri profondi e con nonchalance afferro il mio zaino,  e camminando con fare annoiato mi avvio verso la mia classe. Vedo in lontananza affacciate dalla mia aula Trinity e Leila. Aumento il passo con un radioso sorriso verso di loro. Ma sbadatamente mi ritrovo in fase di cadere per terra  faccia a faccia con un ragazzo dai capelli nero corvino che mi guarda con un sorrisetto in viso.

"Hey, attenta bella!"  Lo guardo sentendo le mie guance andare a fuoco e abbasso lo sguardo annuendo.

"Io sono James!" Mi tende la sua mano che afferro prontamente.
"Cassie" Sorrido continuando a stringerla.

"È un piacer.." Mi sorride nuovamente ma non fa in tempo a finire la sua frase.

"James! James! Che fine hai fatto, bro'?" Un ragazzo dai capelli biondi si incammina verso di noi, correndo con il suo ciuffo che va da destra verso sinistra. Resto a fissare quel ragazzo e solo appena si sfila i suoi occhiali da sole capisco di  chi si tratta. Vincent con tutto il suo splendore mi mostra un sorrisino guardandomi da capo a piedi, e poi volge lo sguardo verso il suo amico.

"Ti aspetto in classe! Ci si vede Cooper." Smorza un altro sorriso e si incammina lungo quel corridoio isolato mentre io mi perdo ad osservarlo.

"Mi ha fatto piacere conoscerti! Ci vediamo Cassie." Mi sorride quest'ultimo facendomi un piccolo occhiolino ed andando via nuovamente seguendo le orme di Vincent.
Resto qualche secondo ferma, immobile contemplando il nulla e restando meravigliata.

"Woah!"

A piccoli passi mi incammino verso la mia aula sentendo le mie due ingenue amiche darmi gomitate e parlare in sottofondo ai miei pensieri. In quel momento la prof. Parker fa irruzione in aula ed io sbuffo sonoramente alzandomi per accoglierla.
Matematica, a cosa serve la matematica. Molti diranno che serve a tutto. Secondo me invece la matematica serve a niente. Nella tua vita non hai bisogno della matematica, questa funziona solo sulla carta. Nella tua vita hai bisogno di ben altro per essere felice, non hai bisogno di saper risolvere espressioni, l'unica mia espressione riguardo questa materia è il disgusto.
Come mio solito passo il resto dell'ora immersa fra i pensieri, e ovviamente non sto attenta. Non riesco mai constatando quale professoressa stia parlando. Mi farò passare gli appunti da Trinity.

Dopo due ore tormentose con il sottofondo della Parker la campana che segna la fine dell'ora suona e tutti lanciano un respiro di sollievo. Mi alzo in piedi afferrando i miei libri ed in compagnia delle mie due amiche mi avvio verso l'uscita pronta per andare a mensa.

"Cooper!" La professoressa mi vede sull'uscio della porta e mi chiama. Mi lancio un'occhiata con le ragazze dicendo loro di andare a mensa e mi avvicino a parlare con quest'ultima.

"Mi dica." Smorzo un sorriso molto falso appoggiandomi alla cattedra.

"Non ti vedo molto partecipe nelle mie lezioni e, come tu saprai questo non è un qualcosa che ti agevola. Quindi signorina le conviene darsi una mossa e stare più attenta! Con questo è tutto: buona giornata!" Sorride a trentadue denti e mi lascia sola in quella classe vuota.

"Che cazzo!" Borbotto fra me e me afferrando quei libri e camminando nel corridoio sgomberato da tutti gli alunni. Sono molto nervosa. Come si permette questa a dire cosa devo e non devo fare! È la mia professoressa okay, ma nulla di più e non è autorizzata ad impormi le cose.
Cammino a passo svelto ma dopo qualche minuto mi ritrovo con tutti i fogli dei miei libri sparsi per terra.

"E che cazzo!" Dico alla persona di fronte a me, che è stata la causa dell' aumento del  mio nervosismo. Mi abbasso a prendere tutti quei fogli per terra ed i miei occhi incrociano un paio di occhi castani. Lascio i fogli e guardo la persona che si è imbattuta su di me. Un ciuffo biondo, quel ciuffo biondo compare nella mia vista. Vincent si abbassa  e mi aiuta a raccogliere tutti quei fogli finiti sbadatamente per terra.

"Cooper! Siamo nervosette eh?" Domanda ridacchiando e porgendomi quei fogli in ordine sparso. Lo guardo meravigliata dandomi qualche pizzicotto. È surreale che lui stia parlando con me, è surreale che lui conosca il mio nome.

"Parecchio." Dico ringraziandolo e afferrando quei fogli. Ridacchia nuovamente mettendo quelle sue mani nelle tasche e si avvia non prima di aver ridetto quel suo ormai famigerato.
"Ci si vede, Cooper!"

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