Cosa fare?
A metà gradinata, mi voltai verso Alberta. Era pallida e guardava ora me, ora il signor Rinh, come se volesse fargli notare quello che stava accadendo. Ma il prof era assorto nel suo romanzo.
Guardai in su. La Oddis era sparita di nuovo. Adesso era dentro l'edificio, in fondo all'atrio.
"Okay" pensai. "Mi farà comprare una crema per Sebastiano, alla farmacia."
Ma, a quanto pareva, il piano non era quello.
La seguii, addentrandomi nel museo. Quando finalmente la raggiunsi, eravamo di nuovo nella sezione greca e romana.
Esclusi noi, la sala era vuota.
La Oddis stava con le braccia incrociate davanti a un grosso fregio di marmo degli dei greci. Faceva uno strano verso con la gola, come un ringhio.
Anche senza quel verso, sarei stata nervosa lo stesso. È strano trovarsi
da soli con un insegnante, soprattutto con la Oddis. Da come guardava quel fregio, sembrava che volesse polverizzarlo...
- Ci stai dando dei problemi, cara - cominciò. Andai sul sicuro. - Sì, signora - risposi.
Si tirò giù i polsini del giubbotto di pelle. - Pensavi davvero di cavartela così?
Lo sguardo che aveva negli occhi 👀 era più che folle. Era malvagio😈👿.
"È un'insegnante" pensai, innervosita. "Non può mica farmi del male."
Dissi: - Mi... mi impegnerò di più, signora.
Un tuono⚡️ scosse l'edificio.
- Non siamo degli sciocchi, Maggie Yancy - replicò lei. - Era solo
questione di tempo perché ti scovassimo. Confessa, e soffrirai di meno.
Non sapevo di che stesse parlando.
L'unica cosa che mi veniva in mente era che avessero scoperto la scorta illegale di dolciumi che smerciavo nella mia stanza. O forse avevano capito che avevo scaricato il compito su Tom Sawyer da Internet senza mai aprire il libro, e volevano togliermi il voto. O peggio, volevano costringermi a leggerlo.
- Ebbene? - incalzò.
- Professoressa, io non...
- Tempo scaduto - sibilò.
Poi successe una cosa pazzesca. I suoi occhi si incendiarono come due
tizzoni del barbecue. Le sue dita si allungarono in artigli. Il giubbotto si
fuse in grandi e ruvide ali di pelle. Non era più umana. Era una megera avvizzita con le ali da pipistrello, gli unghioni e la bocca piena di zanne ingiallite, e stava per ridurmi in pezzettini!
Poi la situazione precipitò.
Il signor Rinh, che un attimo prima era davanti al museo, sbucò con la sua sedia a rotelle sulla soglia della sala, con una penna in mano.
- Orsù, Maggie - gridò, e mi lanciò la penna. La Oddis si avventò contro di me.
La schivai, gridando dalla paura, e sentii gli artigli che fendevano l'aria a pochi centimetri dal mio orecchio. Agguantai la penna al volo, ma quando toccò la mia mano, non era più una penna. Era una bacchetta!
La Oddis si voltò verso di me con uno sguardo assassino negli occhi.
Avevo le ginocchia di gelatina e le mani mi tremavano così tanto che per poco non feci cadere la bacchetta.
- Muori, dolcezza! - ringhiò lei, e con un battito di ali mi venne addosso.