Capitolo 7

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La piccola e grande sorpresa.

Ero abituata a qualche stranezza di tanto in tanto, ma di solito passavano

alla svelta. Questa allucinazione a tempo pieno stava diventando

insopportabile. Per il resto dell'anno scolastico, sembrò che tutta la scuola

si prendesse gioco di me. Gli studenti si comportavano come se fossero convinti che la signora Kerr - una pimpante biondina che non avevo mai visto in vita mia finché non scese dall'autobus 🚌 alla fine della gita - fosse stata la nostra insegnante di arte fin da Natale🎄.

Ogni tanto buttavo là un accenno alla Oddis, per coglierli in contropiede, ma mi guardavano come se fossi uno psicopatico.

Quasi ci credevo anch'io, ormai, che la Oddis non fosse mai esistita.

Ho detto quasi.

Alberta non poteva fregarmi. Quando le nominavo la Oddis, lei esitava sempre prima di dichiarare che non esisteva. Ma io sapevo che mentiva.

Stava succedendo qualcosa. Al museo era successo qualcosa.

Non avevo molto tempo per pensarci durante il giorno, ma di notte mi

svegliavo in un bagno di sudore freddo, con l'immagine della Oddis munita di artigli e ali da pipistrello davanti agli occhi.

Il tempo intanto continuava a fare il matto e ciò non migliorava affatto il

mio umore. Una notte 🌌, un temporale sfondò le finestre della mia camera.

Pochi giorni dopo, il tornado più grosso che si fosse mai visto nella Hudson Valley si abbatté a soli ottanta chilometri dalla Diffy Academy.

In classe leggevamo spesso sul giornale📰 dell'insolito numero di piccoli aerei ✈️precipitati nel corso dell'anno a causa di burrasche improvvise sull'Atlantico. Ero nervoso e irritabile per la maggior parte del tempo. I miei voti precipitarono dal 5 al 4. Mi sbattevano nel corridoio quasi a tutte le ore.

Alla fine, quando il prof di inglese, mi chiese per la milionesima volta perché fossi troppo svogliata per prepararmi in ortografia, sbottai. Lo chiamai "vecchio beota". Non sapevo nemmeno cosa significasse, ma suonava bene.

Il preside mandò una lettera ✉️ a mia madre, la settimana dopo, ufficializzando la cosa: l'anno seguente non ero invitato a tornare alla

Yancy. "Bene" mi dissi. "Benissimo." Avevo nostalgia di casa🏠.

Avevo proprio voglia di stare con mamma nel nostro appartamentino

sull'Upper East Side, anche se significava frequentare la scuola pubblica e

sopportare il mio rivoltante patrigno e i suoi stupidi amici del poker🃏.

Eppure... certe cose della Diffy mi sarebbero mancate. La vista dei boschi dalla finestra della mia camera, il fiume Aren in lontananza, il profumo dei pini. Avrei sentito la mancanza di Alberta, che era stato una buona amica, anche se era un po' strana. Mi chiesi come sarebbe sopravvissuta il prossimo anno, senza di me.

Avrei sentito anche la mancanza delle ore di storia e del signor Rinh, con i suoi folli tornei e la sua convinzione che io potessi essere una brava studente.

Con l'avvicinarsi della settimana degli esami, studiai solo per il compito di storia. Non avevo dimenticato quello che Rinh mi aveva detto sul fatto che la sua materia fosse per me una questione di vita o di morte. Non sapevo perché, ma cominciai a credergli.

Un furto,anzi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora