Capitolo 3

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Sebastiano Gritto

Per tutta la strada, sopportai che Sebastiano Gritto , il cleptomane rosso e

lentigginoso della classe, tempestasse la testa della mia unica amica (che fino ad adesso ho avuto) Alberta con pezzetti di panino al ketchup e burro di arachidi.

Alberta era un bersaglio facile. Era magrissima. Piangeva sempre

quando qualcosa le andava storto. Probabilmente l'avevano bocciata

diverse volte, perché era l'unica studente di quarta elementare con l'acne e un seno più sviluppato. Come se tutto questo non bastasse, era disabile. Aveva un certificato che la esonerava a vita dall'ora di educazione fisica, per via di non so che carenza muscolare alle gambe. Camminava in modo strano, come se ogni passo fosse una tortura, ma non lasciatevi ingannare. Dovevate vederla correre nella mensa, il giorno delle enchiladas.

Comunque, Sebastiano Gritto la stava bersagliando di mozziconi di pane

che le restavano incollati fra i capelli biondi, e sapeva che io non potevo

farci niente perché ero già in libertà vigilata. Il preside mi aveva minacciata - tramite sospensione con frequenza obbligatoria - se durante la gita fosse accaduta una qualsiasi cosa brutta, imbarazzante o minimamente divertente.

- Io lo uccido - borbottai.

Alberta cercò di calmarmi. - Non c'è problema. Mi piace il burro di arachidi.

Schivai un altro pezzo del pranzo di Sebastiano.

- Ora basta! - Feci per alzarmi, ma Alberta mi tirò giù.

- Sei già in libertà vigilata - mi ricordò. - Sai a chi daranno la colpa

se succede qualcosa.

Ripensandoci ora, vorrei aver steso Sebastiano Gritto lì su due piedi. La

sospensione sarebbe stata nulla in confronto al pasticcio in cui stavo per

cacciarmi.

Un furto,anzi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora