~CAPITOLO 3~

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Siamo con lo skate che andiamo verso il mio posto. So che no dovrei ma ne avevo voglia, così. Credo che da ora in poi non sarà più solo mio. Che ci devo fare.

La sua espressione appena ha visto dove eravamo arrivati era epica. Aveva la bocca letteralmente aperta e gli occhi fuori dalla testa. Non lo porto dentro la mia grotta, ma ci sediamo dove sto di solito. Comincia a fissare l'oceano che ci sta davanti senza dire una parola.

"Allora siamo venuti qui a parlare o a guardare l'acqua, huh?" "Scusa ma qui mi fa ricordare a molte cose" Si vede una scintilla di tristezza nei suoi occhi. "Come ad esempio?" "No niente. Non farci caso. È una lunga storia...Magari un'altra volta" "Allora cosa mi racconti?"

2-0 per la curiosità. Ammettilo sei curiosa.
Non sono curiosa è solo che siamo venuti per niente allora.
Sese. Credi quello che vuoi.
Non sono curiosa perciò ora vattene.
Va bene. Non scaldarti. Ricordati che lui è lì vicino a te.

"Non ho molto da raccontare. Mi chiamo Hamilton Nash Grier, ho 18 anni, mi sono appena trasferito qua a LA, vado alla St. Harmony Los Angeles School (A/N: Nomi puramente a caso), vivevo qua prima di trasferirmi e ora sono tornato, i miei genitori si chiamano Chad Grier ed Elizabeth Floyd. Ho due fratelli e una serena e boh non so...Ora raccontami un po' di te" Non ho praticamente niente da dire:" Ehm..ok..Il mio Nome è Helen, ho diciotto anni, vado alla tua stessa scuola da sempre. Basta" Mi guarda poi dice:" E la tua famiglia?"
"Non ho una famiglia" Fredda come sempre, vero?
"Vuoi dire che sei orfana?"
"No, sono scappata" Forse non dovevo dirlo.
"Come sei scappata?! I tuoi genitori non sono preoccupati?! E e..."
" Basta parlare dei miei genitori. A loro, beh a mio padre, non importa niente..."

In quel momento lacrime amare scendono. Lo sento abbracciarmi:" Dai non importa. Non è successo niente. Parliamo di altro adesso, va bene?"
Mi asciugo le lacrime e ritorno come prima. Forse un po' più rilassata.

"Allora, tu hai tatuaggi?" Domanda strana ma,vabbè rispondo:" Si ne ho uno sul polso. È a forma di infinito con un' ancora" Mi alzo la manica della felpa ma subito la abbasso. Diamine, mi sono dimenticata dei tagli. Spero solo non si sia accorto. Ma tutto non va come si vuole: se ne è accorto.

Cazzo, cazzo, CAZZO!!!

Mi guarda e io senza pensarci me ne vado scappando.

Gironzolo per un po' e dopo essermi accertata che Nash non ci sia più, mi intrufolo nella grotta. Ma naturalmente chi ci trovo dentro? Lui! Ci trovo Nash dentro! Una peggio dell'altra! Prima che me ne posso andare, afferra il mio polso. Tira su la manica e mi guarda:"Perché lo fai?". La sua voce è talmente bassa che quasi non si sente. Chi si crede di essere?! Non mi conosce neanche! "Il perché lo faccio sono cazzi miei!". Mi libero dalla sua presa ed esco.  Ritorno a casa per cambiarmi e prendere lo zaino. Ci metto i soldi, il cellulare, una bottiglia d'acqua e un cambio. Non si sa mai.

Vado nel garage e prendo la mia amata moto e sfreccio via per la strada.

Vado nel garage e prendo la mia amata moto e sfreccio via per la strada

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Arrivo in una parte deserta del Paese e parcheggio la mia moto. Tiro fuori le bombolette e comincio a disegnare. Il mio muro, i miei graffiti, tutti i miei graffiti, solo miei. La mia mano si muove da sola e finisco col scrivere 'Life Is Pain'. Me ne vado al solito bar. Comincio con ordinare un 'Sex On The Beach' per poi andare con un Tequila e infine con degli shottini.

In passato bevevo perciò reggo abbastanza bene l'alcol, ma oggi ho bevuto un po' più del solito. Un ragazzo sui venti anni mi si avvicina:"Hey ti va di fare un giro?" Senza accorgermene ero già fuori e il ragazzo stava tentando di baciarmi. Gli prendo il braccio e glielo storgo. Appena si inginocchia gli do un calcio dove "il sole non splende" e un pugno nello stomaco. Si accascia a terra e comincio a dargli pugni in faccia. "Ecco cosa succede quando qualcuno tenta di toccarmi" dico a denti stretti. Dopo ciò me ne vado via soddisfatta, con le nocche giusto un po' insanguinate.

Ormai erano le 3:30am e mi ritrovavo di nuovo sugli scogli. Forse era ora di tornare a casa, i forse no. Decido di fare un ultimo giro e poi si andare a casa.

Appena entro noto la luce accesa e Nash seduto sul divano. Appena mi nota corre ad abbracciarmi. Lo spingo via immediatamente. In quel momento nota le mie mani ancora sporche:"Ma hai fatto a pugni?" "No, difesa da stronzo" Detto nel modo più acido, scorbutico, antipatico e corto dell'intero universo.

Un attimo sono le 4:00 di notte e lui è rimasto sveglio ad aspettare che la sua coinquilina, che non conosce neanche, ritorni a casa...Ma che seri problemi ha al cervello?!

"Senti mi dispiace per quello che è successo. È solo che ne sono rimasto impresso e non volevo che tu ti facessi del male. Volevo solo sapere il perché..." "Per sapere il motivo dovresti prima conoscere me e la mia storia ed e sinceramente troppo lunga" "Allora racconta. Ho tutto il tempo" "No, basta! Smettila di tentare di aiutarmi, perché peggiori solo le cose. Tu. Non. Mi. Conosci! Smettila di provare a essere mio amico, perché IO NON HO AMICI!!!"

Lui nel frattempo era rimasto spiazzato, lì impalato a fissarmi, senza dire una parola. Per caso il gatto gli aveva mangiato la lingua? Ma poi perché si interessa così tanto a me? Cos'ho ti così tanto speciale? Se non accetta la sua coinquilina così, se ne faccia una ragione. Non tutti sono perfetti. Un'ultima domanda come faceva a conoscere del mio ovvero 'Nostro Posto'?

Me ne vado in camera con gli occhi che mi pungevano e minacciavano di lacrimare da un momento all'altro. Chiusi la parta e con la schiena scivolai lungo di essa. Poi abbracciai le ginocchia e mi lasciai andare.

Infinity:Love&Pain //Nash Grier//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora