~CAPITOLO 6~

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Helen PoV

Stavo sognando dopo tanto tempo di mia mamma, finché non sentii qualcuno. "Hel...Helen svegliati" Avevo pianto nel sonno. Mi sento abbracciare da Nash:"Dai è stato solamente un sogno, un bruttissimo sogno" "Magari fosse stato solo un sogno"

Andiamo al parco ma non avevo molta voglia continuavo a pensare al sogno. Era il momento esatto in cui era morta mia madre. Basta pensarci. "Possiamo andare sugli scogli dell'altro giorno?" Arrivati li gli chiedo il motivo perché era ritornato a Los Angeles. Sembra un po' la mia storia. Prima che potessi dire qualcosa squilla il telefono. Era John. Fantastico...
J: "Sai devi fare un ultimo lavoretto per me"
H: "Cioè?"
J: "Devi far fuori questa persona."
H:" Sicuro sia l'ultima? Perché l'ultima volta hai detto la stessa cosa e adesso eccomi qui a parlarti ancora"
J: "Giuro sulla mia testa che questa è l'ultima. È il tuo pass per liberarti di me"
H: " Va bene. Mandami le info e avrò il lavoro fatto un meno di un'ora"

Vado nella solita fabbrica abbandonata ed entro. Vado subito nel suo ufficio "Eccola qua la migliore che sfortunatamente se ne andrà. Comunque ecco le informazioni. Ricordati che finita la missione devi bruciarle. Ah! Un'altra cosa: non oggi. Domani verso le 11:00 am." Con questo me ne vado.

Prima di arrivare passo da KFC e ne compro un po' a Nash così pensa che abbia già mangiato. Decide in seguito di guardare un film, anche se non so perché. Accetto per non finire in camera a fissare il soffitto.
"Allora. Che guardiamo?"
"Che ne dici di 'The Visit' " Adoro I film horror e, anche se lo ho già guardato, non mi importa.
"Ok. Come vuoi tu"
Cominciamo a guardare il film ma presto mi addormento.

La mattina successiva mi sveglio e mi accorgo di stare appoggiata al braccio di Nash. È ora di andare a scuola e decido di svegliarlo nel modo più dolce e gentile al mondo. Prendo un secchio lo riempio d'acqua gelata e gliela butto addosso.

Presto ci eravamo messi a rincorrerci e per scherzo tiro fuori il mio coltello. Nash alza le mani in segno di resa.
"Dai. È meglio che ci prepariamo. Poi tu devi fare una doccia... o l'hai già fatta" Non potevo trattenermi.

A scuola non facevo altro che pensare a quello che avrei fatto dopo. Era l'ultima volta, poi basta. Spero...

10:15am. Ora di storia. Ora di andare.

Ritorno a casa con la scusa di stare male e comincio a preparami. Metto un paio di jeans neri strappati sulle ginocchia, una felpa nera con la zip aperta, maglia bianca corta fino l'ombelico che fa vedere i miei numerosi tagli, bandana nera che copre la bocca e il naso e le mie amate Adidas Superstar nere con le strisce bianche. Era tutto ancora pieno di qualche schizzo rosso.
Tirando fuori dal baule, nascosto sotto il mio letto, i vestiti la pistola e il coltello, caddero delle foto dall'album che tenevo lì dentro. Non potei fare niente che guardarle.
Mia madre...mio padre...io...Io..sono..solo..un..errore..
Pensando a ciò mi salii una rabbia enorme che non riuscivo a contenere. Cominciai a buttare tutto ciò che vedevo per terra. Decisi di smettere e di tenere un po' di quell' energia da parte per dopo.

Sai una cosa? Voglio farlo. Ucciderlo senza pietà.
Come ai bei vecchi tempi, eh?
Già. Scagliare tutto il dolore che ho dentro fuori, contro gli altri.
Ci serviva un po' di sfogo. Ora andiamo a colpirlo in testa. Un colpo secco e out.

Prendo la roba e il borsone con il cambio e il sapone. Mi sarei fatta una doccia da John. Prendo la mia Lamborghini e vado fino alla mia meta: la morte di un'altra persona stronza che nella vita non ha fatto niente.

Arrivo a una villetta ben messa

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Arrivo a una villetta ben messa. La sua camera dovrebbe essere nel piano superiore, nella parte destra della casa. Parcheggio un pochino distante dalla casa e la raggiungo a piedi.
Perfetto! C'è un albero su cui mi posso arrampicare proprio sulla sua finestra.

Mamma mia che stupido! Ha lasciato tutto spalancato. Beh meglio per me.
Con un balzo raggiungo il balcone ed entro. Senti dei passi avvicinarsi alla camera e, guardando dalla fessura vedo che il mio bersaglio si sta avvicinando. Mi nascondo dietro la porta per poi fare un'entrata a sorpresa. Si chiude la porta alle spalle senza neanche accorgersi di me.
"Bene. Chi abbiamo qui, huh?" Dico appoggiando la mano sulla pistola che tengo bei pantaloni.
"Chi sei?" Sento un flebile tremolio nella sua voce.
"Vuoi veramente saperlo" Mi sposto dal muro su cui ero appoggiata e mi avvicino a lui. Gli punto la pistola sulla tempia. "Beh prendila così. Sono la tua rovina". Con un colpo secco è a terra, steso nel suolo freddo. Mi abbasso e comincio a sferrargli pugni. D'un tratto mi fermo. Come posso fare qualcosa del genere, di nuovo. Ormai è morto. Che senso ha picchiarlo.
Corro fuori e salto di nuovo sull'albero per scendere. Raggiungo la mia Lamborghini e mi dirigo verso la Sede.

Arrivata tutti mi fissano. "Mai visto sangue prima d'ora!" Gli urlo contro. Entro nell'ufficio di John senza neanche bussare.
"Ottimo lavoro Queen! Lavoro eccellente anche dopo molto tempo" Mi ha sempre congratulata per la mia abilità. Beh, dopo tutti i duri allenamenti di mio padre ho sviluppato un forte senso di potenza e superiorità.
"Ora vatti a fare na doccia che nel frattempo preparo le carte."

Non vedevo l'ora di lavarmi da tutto quello sporco. Mi cambio e metto i miei soliti vestiti. Maglione largo nero, jeans strappati e le mie Adidas.

Ritorno in ufficio ed era tutto già preparato sulla scrivania.
"Tieni. 20.000$ tutti in contanti. E infine il nostro accordo" Lo prede e lo brucia con l'accendino. "Comunque, se ne hai voglia, ci sarà sempre uno spazio libero per te"

Ormai si erano fatte le 5:45pm. Vedo sul telefono un sacco di messaggi e chiamate da parte di Nash. Me ne torno a casa, ma non riuscivo a smettere di pensare all' accaduto. Come ho potuto ucciderlo se non sapevo neanche cosa ha fatto?
Pensa al lato positivo. Almeno ora sei libera...
Già spero. Dovrei esserlo e lo sono.
Dhhaaaaa!!! Sono confusa!

Senza accorgermene ero già nel garage. Prendo le chiavi e apro la porta. C'è ancora tutto il casinò che ho fatto... Sento Nash fissarmi. Inventati una scusa cara. "Scusa. Ma ero impegnata e avevo il telefono scarico"
Vado in camera e tutto quello che mi tenevo dentro esplode. I accascio a terra piangendo e abbraccio le ginocchia. Non piangevo così tanto da tempo. Non so neanche il motivo. Sono confusa.

Non sento la porta aprirsi ma dopo un po' mi sento protetta e al sicuro. Mi stava abbracciando, nonostante io sia così acida nei suoi confronti e neanche pur sapendo chi sono io veramente. Mi abbandono a me stessa e mi accoccolo nelle sue braccia, che mi avvolgono e stringono. Siamo in mezzo alla stanza insieme.

"Possiamo andare in posto che conosco?" Chiedo
Rovina momenti...
Lo so, ma c'ho voglia.
Bah! Ma chi ti capisce!
"Un posto come?"
" È un piccolo bar dove mi piace andare per dimenticare" Ci sono sempre andata da quando sono scappata, perciò conosco quasi tutti lì dentro.
" Dimenticare cosa?"
"Tutto..."

Infinity:Love&Pain //Nash Grier//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora