Capitolo 11

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Non riesco a trovare Sarah da nessuna parte. Mi continuo a girare intorno, ma la piazza si sta svuotando di persone e lei sembra essere svanita nel nulla. Decido allora di tornare indietro e prendere quello che mi serve in farmacia. Dell'acqua ossigenata, delle garze sterilizzate e... la vedo finalmente.

Ha freddo. È seduta sotto un portico vecchio, a terra e si tira il vestitino sulle gambe, oltre le coscie. Che diavolo sta facendo? 

Non ci vedo più! 

- Mi dici perchè diavolo non ti fai aiutare da nessuno? Quella signora è stata gentilissima, mica voleva ammazzarti?!

La afferro per una mano e la porto con me. La tiro, voglio che faccia una buona volta come dico io!!!  Mi fermo davanti alla farmacia e la spingo dentro. Prendo tutto quello che mi serve e lei resta con quello sguardo rabbioso di chi non ha bisogno di nessuno, nemmeno di un aiuto in una situazione come questa! 

Prendo la busta, faccio il nome di mio padre e usciamo. Penserà lui a pagare. Spero solo non pensi che queste garze siano per me. Io sto benissimo e sono incazzato a bestia!!!

- Ringrazia e basta! Chiunque vuole aiutarti!

La tiro per il braccio mentre lei cerca di allontanarsi da me. 

- Adesso basta Mike!!! 

- Basta? Ti pare il modo di comportarsi?

Troviamo un posto dove ti posso medicare questi lividi.

- Ti ho detto che non serve...

Basta questa frase per farmi urtare il sistema nervoso. C'è subito sulla destra una cabina fotografica, come quelle in cui le coppie vanno a fare foto romantiche, ma lo stato d'animo non è dei migliori.

- Che diavolo fai?!

- Entra, ci sediamo che devo medicarti!

La siedo con la forza e... 

- Ti ho detto di lasciarmi, non serve che mi tocchi!

- Fatti passare dell'acqua sopra! 

Mi siedo accanto a lei, le prendo i polsi e non so cosa cazzo abbia da guardarmi con quello sguardo pieno di fuoco! 

- Lasciami!

- Sicura che vuoi che ti lasci?

- Si! 

Hai sbagliato. Non dovevi dirmi di lasciarti i polsi! Le prendo infuriato il volto in mano e la bacio, mentre lei continua a tirarmi pugni e calci per poi calmarsi e salirmi sulle gambe.

Mi tira i capelli, ma chi se ne frega! Le nostre lingue calde si toccano ed una sensazione celestiale. I nostri fiati caldi, i nostri gemiti e la voglia di appartenerci vanno oltre! 

Le alzo il vesitino e le allargo le gambe per metterla sul mio ventre.

- Fidati... di me.

Le dico tra un bacio e un altro.

- Io... ti voglio! 

Chi dice che bastano due parole (TI AMO) per finire i giochi? A me in questo istante ne servono 3, non mi accontento! IO TI VOGLIO! 

La prendo per i fianchi e la giro spalle al muro. Le mordo il labbro e sento il suo naso freddo sulla mia bocca. La desidero e la bacio fino a che le nostre lingue si muovono ad unisolo.

- Ma quanta sei?!

- Ne voglio... ancora.

- Non avevi detto di non aver bisogno di nessuno?

Mi fissa con i suoi occhi verdi e i lunghi capelli biondi che le si sono arruffati. Il nasino livido rosso e ancora i segni della violenza subita.

Mi calmo e annodo le nostre mani. Le bacio tutti i lividi che ha sul volto. Uno, due, tre... e poi passo alle spalle... alle braccia...

- Basta. 

- Tranquilla...

- Io... non penso di meritare nulla. Di tutto questo. 

- La devi smettere.

Le stampo un bacio veloce sulle labbra e inizio a medicarla. Le curo gli ultimi lividi sulle gambe e sistemo tutto nella busta.

- Ti va se prendiamo un caffè caldo?

- Chi sei veramente? 

- Mike... Smith.

- Smith? 

- Sì. 

- Sarah Collins.

- Collins? 

- Sì.

Non ho capito... ci stiamo presentando dopo esserci baciati?

- Io non bacio gli sconosciuti. Dovevo almeno sapere il tuo cognome.

Mi viene da ridere. 

- Allora caffè sì o no? 

- Caffè sì. 

- Posso tenere io queste foto?

- Quali foto?

Dalla cabina sarebbero dovute uscire foto infuocate, invece erano la cosa più bella che avessi mai visto. E ne ho presa una. Una in cui la guardo con gli occhi di un ebete. Forse gli occhi dell'amore.


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