Capitolo 4

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Era lui, Jon era proprio davanti a me, imponente come un dio greco con capelli color platino quelle mascelle pronunciate che lo rendevano ancora più bello, le labbra che davano forma a un sorriso mozzafiato poi i suoi occhi davano il colpo di grazia.

"Oh guarda chi si vede da queste parti" sorrise

"Emh-oh scusa devo andare ho lezione di pianoforte" parlai tutto d'un fiato cercando di non incontrare quegl'occhi color zaffiro.

"Ma come vai già via piccola"disse con due occhioni che mi facevano venir voglia di prendergli le guance fra le mani e stringerle fino a non sentirlo dire 'AIH'.

"Devo andare è tardi ciao" iniziai a camminare a passo veloce verso l'uscita del negozio quando il mio cuore sparlò a mio proposito.

"semmai ci si vede dopo? Sempre se ti va?"mi stavo odiando forse perchè io lo odio e non volevo confondermi con uno come lui.

"Certo, allora a dopo"

Mi salutò con un sorriso beffardo in volto, quando uscii dal negozio sentivo i suoi occhi che mi seguivano così affrettai il passo fino a svoltare l'angolo e arrivai davanti a quel portone imponente come una grande pietra con i suoi intarsi che lo rendevano ancora più antico di quello che era, entrai e camminai per un lungo corridoio sembrava non finire mai fino a quando non mi ritrovai in quella sala con tutti i possibili strumenti ma la cosa che più mi rendeva felice solo alla sua vista era quell'enorme pianoforte a coda nero lucido con il mio spartito sopra.

Stavo uscendo appena dalla sala che mi arrivò un messaggio.

DA JON
"Io esco ora da lavoro quando puoi rispondimi"

Aspettai un attimo, in attesa che il mio cervello si mettesse in funzione e formasse una risposta ad effetto.

A JON
"Io esco ora se vuoi ci si può incontrare al parco?"

DA JON
"Ok baby"

Ero talmente presa dai miei pensieri che non mi accorsi che aveva iniziato a piovere ma una di quelle pioggerelline leggere che sembrava quasi nevischio, così mi affrettai e con passo agile e spedito mi ritrovai davanti al parco, quel parco dove per la prima volta incontrai Jonathan con la sua compagnia di fattoni infondo anche lui un pò lo era ma non potevo dire che lui non fosse uno strafigo rispetto ai suoi amici.

Ero seduta su una panchina, ormai ero zuppa e non c'era traccia di Jon allora contenta di aver ricevuto palo mi alzo e mi allontano più velocemente possibile da quel posto, fino a quando non sento una voce anche fin troppo familiare che mi aveva voltato le spalle da tempo... era Tamara.
Presa dalla curiosità troppa curiosità mi avvicinai e notai che era seduta in maniera provocante su un ragazzo ma non sapevo chi ma quando sentii quelle parole uscire dalla sua bocca mi sentii crollare il mondo addosso.

"Jon è così che ti fai chiamare"

Volevo scappare ma le gambe me lo impedivano così mi accasciai per terra stavo piangendo le lacrime uscivano senza il mio consenso loro non mi avevano visto ma io avevo visto fin troppo così mi feci forza e tornai a casa.

Fatta la doccia mi misi la mia mitica tuta dell'Adidas e mi lasciai andare a peso morto sul letto, non volevo ne vedere ne sentire nessuno volevo solo restare da sola così mi lasciai andare in un leggero sonno.
Mi svegliai di soprassalto per colpa del mio fottuto telefono lo guardai e notai che avevo 21 chiamate perse da Jon, non lo volevo più nella mia vita me l'aveva già rovinata fin troppo in così poco tempo figuriamoci in più mesi poi anni...

DRIIIIIIN DRIIIIIIN DRIIIIIIN

Era l'ora di alzarsi erano le sei e dovevo prepararmi per andare a scuola, mi alzai e andai verso il bagno mi specchiai e notai le mie occhiaie erano viola così misi un pò di correttore per apparire presentabile e mi misi un filo di mascara mi piaceva essere acqua e sapone mi vestii con le prime cose che mi capitano e corro giù per le scale per "prepararmi" la colazione uno yougurt preso dal frigorifero  più delle fette biscottate con un pò di marmellata sopra.

Ero con Bianca, stavamo andando a scuola.

"Che hai sei strana, che ti è successo?" Parlò Bianca con tono fin troppo preoccupato.

"Sono solo un pò stanca niente di che" Mentii alla mia migliore amica, quell'amica che gli dicevo sempre tutto senza nasconderle niente mi sentivo uno schifo.

"Faccio finta di crederti perchè so che qualcosa è successo, quando vorrai dirmelo io ci sono" rispose.

Come faceva a capire tutto, mi capiva dal mio sguardo mi leggeva nel pensiero le volevo un bene dell'anima.

Vento d'AutunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora