Ero seduta su quella sedia vicino alla finestra che cigolava ad ogni mio minimo spostamento, il banchino era ormai per me una tela, su di esso c'erano le mie opere d'arte che mi hanno accompagnato in questi mesi.
La prima ora c'era grammatica io odio grammatica così quella dannata ora passò molto lentamente quasi che mi sarei addormentata lì sul banco.Suonata la campanella dei "minuti della libertà" così avevo l'abitudine di chiamarla con Bianca e... Tamara, dire il suo nome mi faceva stare male, soffrivo dentro me adesso mancava qualcosa ma me ne devo fregare, lei ha voluto commettere quello che ha fatto, non l'ho obbligata io, lei mi ha voltato le spalle...
A riportarmi alla realtà era Bianca mi stava passando la mano ripetutamente davanti al viso e stava strillando il mio nome.
"Non occorre strillare..."
"Amanda eri assente dal mondo...che hai?"
"Niente niente stai tranquilla"
"Ti è successo qualcosa non mi puoi mentire, lo sai pure te, stai mentendo pure a te stessa..."
"Bianca è difficile da spiegare non ce la faccio..."
Così mi alzai e cercai di allontanarmi il più velocemente possibile, stavo perdendo tutti prima Tamara poi stavo perdendo Bianca; chi sarebbe stato il prossimo?
Arrivata a casa salii quei tre dannati scalini che precedevano l'ingresso di casa mia aprii e mi precipitai in cucina per mangiare qualcosa ma la fame giorno dopo giorno stava svanendo, stavo diventando uno schifo.
"Amanda, vieni di sopra bisogna parlare"
Quando mia mamma diceva così ero nei casini e forse sapevo già di cosa avrebbe voluto parlare, così salii le scale e mi diressi verso camera mia dove mi aspettava seduta sul mio letto con un resoconto del mio andamento scolastico.
"Cosa ti sta succedendo? Stai peggiorando cosa c'è che non va?
Lo sapevo..."Avevo deluso mia madre perfetto, lei che per me era come una sorella... ci voleva anche questa...
"È che è un momento un pò difficile mamma"la voce mi stava tremando, ero sull'orlo del pianto così uscii di corsa di camera mia, non volevo deluderla invece era appena successo, corsi giù per le scale, uscii e mi avviai verso il bar Betty's per restare da sola.
Volevo svagarmi un pò la mente rimanere sola, riordinare la confusione che si era creata nelle ultime settimane nella mia testa, così presi una tazza di cioccolata calda con un ciuffo di panna sopra e mi accomodai su una comoda poltroncina in velluto verde; pagai il conto e andai al parco qui vicino che distava più o meno trenta metri, insomma era molto vicino.
In quel parco regnava il silenzio, l'oscurità incombeva tanto che non vedevo a un palmo dal mio naso c'era sempre quell'odore di gelsomino in fiore, fino a quando dopo una lunga camminata non sentii delle voci alle mie spalle, la prima cosa che mi venne in mente era nascondermi nel posto più vicino che avevo ovvero dietro a un'albero, pian piano che si avvicinavano sentivo la sua splendida voce roca, era Jon con i suoi amici; quando non sentii più le loro voci sgattaiolai via, peccato che il mio modo di sgattaiolare era simile alla corsa di un piccolo cucciolo d'elefante lento e goffo, ero quasi salva quando sentii gridare a squarciagola il mio nome dalla persona la quale non avrei voluto incontrare
"Amanda!"
Io feci finta di nulla e aumentai la velocità del passo fino a quando non mi sentii strattonare per un braccio e di punto in bianco mi ritrovai con la schiena appoggiata al busto dell'albero che prima mi aveva nascosto, i suoi occhi erano fissi nei miei sentivo il suo fiato profondo e affannoso, io semplicemente mi guardavo la punta dei piedi e mi rigiravo fra le dita una ciocca di capelli.
"Perchè cazzo non ti sei fatta sentire in questi giorni? Che è successo?"
"Nulla è meglio così Jon"lo stavo trattando male ma in fondo, se lo era voluto.
"Ma cosa è meglio così, qualcosa dev'essere pur successo??"
"Si ma niente di cui preoccuparsi..." sentivo gli occhi pizzicare, lui che mi scrutava non ce la potevo fare, le prime lacrime iniziano a solcare il mio viso.lui mi guarda.
"Perchè piangi piccola?"il suo tono di voce è più pacato e dolce del solito.
"Per ciò che è accaduto l'altro giorno...tu che ti stavi baciando appassionatamente con Tamara."quelle parole uscirono come veleno dalla mia bocca, cosa cavolo stavo combinando...
"Cosa? se è successo qualcosa io non c'entro"
"E allora perchè parlava con un certo Jon?"
"Si però quel Jon non ero io, stavo venendo qui al parco però mio nonno si è sentito male, ti ho chiamato più e più volte ma non rispondevi... Ero in ospedale con lui..."il suo solito sguardo sparì e nei suoi occhi apparse la preoccupazione che non avevo mai visto, poi ora che ci ripenso quella sera il mio telefono era scarico e si era spento, quindi probabile abbia anche ragione...
"Mi posso fidare?"
"Si."
Eravamo talmente vicini che sentivi il suo profumo il suo naso sempre più vicino al mio, la mia schiena sempre più attaccata all'albero le sue mani si avvicinavano velocemente ai miei fianchi quando le sue labbra si posarono sulle mie, non era un bacio qualunque sembrava uno sfogo sia per me che per lui.
"Io ti voglio, sei mia capito? Solo MIA"
"TUA"
Le nostre fronti erano l'una contro l'altra, io potevo sentirmi le guance avvampare, lui mi guardava con uno sguardo misto tra preoccupazione e felicità, così, la mia giornata da pessima che era iniziata si concluse con una cosa che aspettavo da tempo.
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Vento d'Autunno
RomanceÈ impressionante come una buona dose di tempismo e fortuna possa stravolgerti la vita. È ciò che è successo ad Amanda, ragazza prodigio con una passione ineguagliabile per la musica, la quale un giorno si è ritrovata a fare i conti con l'amore. Dur...