5. Odio

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Uno dei primi sentimenti che l'uomo scoprì di poter provare fu la paura, ma credo che anche l'odio sia uno di quelli che tutti abbiamo percepito, almeno una volta.
Quella mattina, tutti i soldati erano stati costretti a svegliarsi all'alba: un'altra giornata faticosa era lì ad attenderli.
Armin ed Eren si erano svegliati in fretta e senza problemi e, soprattutto quest'ultimo, era, come al solito e invece di essere stanco, emozionato.
Anche Mikasa e Yuno erano già in piedi e, non appena li notarono, corsero dai loro amici.
Soltanto quando li raggiunsero, videro che stavano discutendo con un soldato abbastanza alto e dai corti capelli marroni, con il viso, sorridente, disegnato da tante piccole lentiggini: sembrava un ragazzo simpatico, ma soprattutto buono.
"Ciao!"
"Ciao, ragazze. Lui è Marco. Marco, lei è Mikasa..."
Il giovane e Mikasa si strinsero la mano, regalandosi dei piccoli sorrisi a vicenda.
"...mentre lei è Yuno."
Yuno, dopo aver preso nella sua, la mano di Marco, arrossì un po'.
Anche lui sembrava aver provato un certo imbarazzo ad avvicinarsi a lei, ma cercò di nasconderlo con un immenso, e allo stesso tempo tenero, sorriso: nel suo volto non c'era posto per sentimenti come l'odio.
"Mi chiamo Marco Bodt ed è un vero piacere conoscerti."
"Il piacere è mio!"
E Yuno ricambiò il sorriso del suo nuovo amico.
"Marco, ti va di allenarti con me?"
Una voce rovinò l'atmosfera che si era creata.
Alla vista della persona che, a passo svelto, si avvicinava al gruppetto, Eren fece una smorfia, mentre Armin riuscì a soffocare, appena, una piccola risata.
"Ma guarda chi c'è! Ciao, soldatino.
Ciao, Mikasa."
Jean guardò malissimo Eren, mentre sorrise dolcemente a Mikasa, leggermente infastidita dalla situazione.
"Faccia da cavallo, come te la passi?"
"Buongiorno... Yuno, giusto?"
E i tre giovani amici rivolsero, sorpresi, uno sguardo alla ragazza, che non fece altro che annuire alla domanda del soldato, avvicinatosi a loro.
"Jean, allora conosci questi ragazzi?"
"Certo, Marco. Sono gli amici di Mikasa: come potrei non conoscerli?"
Mikasa, senza rispondere a ciò che disse Jean, in tono quasi provocatorio, afferrò Yuno per un braccio e la trascinò via dagli altri quattro.
Soltanto quando furono lontani da loro, la biondina iniziò a parlare.
"Hey, ma che ti prende?"
"Quel tipo...non lo sopporto..."
"Faccia da cavallo? È innocuo, credimi."
"Faccia da cavallo l'ho conosciuto quando mi hai lasciata sola in camera, ieri sera..."
"Se sei affascinante è colpa mia?"
"Uff..."
E Yuno, divertita, si diresse, di nuovo, verso il gruppo di compagni.

               •••••••

Dopo anni di duro allenamento, di fatiche e di rinunce, finalmente, arrivò il tanto atteso giorno del diploma.
Mentre Mikasa si classificò seconda, seguita da Eren e poi da Yuno, Jean riuscì ad ottenere il primo posto e a superare tutti gli altri.
Quella sera, sarebbe toccato decidere quale squadra scegliere e quale sentiero intraprendere: quello dei codardi oppure quello della libertà.
Ai dieci soldati più forti, spettava di diritto il corpo di gendarmeria, ma, ovviamente, era possibile anche optare per un'altra strada.
Osservando gli occhi di Yuno, che luccicavano come non mai, era facile capire le intenzioni della ragazza.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima e, effettivamente, in quelli della giovane si potevano scorgere tante cose.
In quei dannati occhi azzurri, era possibile vedere, perfino, l'oceano.
Vasto e immenso.
In quegli occhi blu due ali, e un chiaro concetto di libertà.
"Ragazzi, domani si terrà la vostra ultima prova. Dopodiché, sarete soldati a tutti gli effetti.
Vi dividerete in due squadre e avrete il vostro primo incontro, faccia a faccia, con i giganti."
Alle parole del generale, Eren e Yuno si guardarono, senza parlarsi: due cuori lo facevano al posto loro.
Nell'aria si sentiva già odore di vendetta, mentre gambe e mani si muovevano, quasi da sole, guidate dall'odio.
Quella sera era calda, ma fredda.
Calma, ma non troppo.
Quella sera talvolta si socchiudevano gli occhi per dormire, talvolta, invece, li si aprivano assieme alla bocca per urlare, mentre le guance venivano bagnate da lacrime.
E mentre quelle di alcuni erano di paura, quelle di Yuno erano soltanto lacrime di odio.
Odio per i giganti.
"Morirete, brutti mostri."
E, anche quella notte, Yuno sognò l'oceano.

               •••••••

L'ultima missione, da semplici cadetti, si sarebbe tenuta l'indomani mattina e ai giovani soldati era stato affidato soltanto il compito di sistemare le loro poche cose.
Yuno, che era da sempre stata una tipa molto semplice, mise, in fretta, ordine nella sua parte di camera, per poi uscire a prendere una boccata d'aria, o due: l'aria era una delle poche cose che i giganti non erano riusciti a portare via agli uomini.
"Mi riprenderò tutto quello che ci avete tolto, mostri!"
La ragazza, appoggiata ad un albero, aveva lo sguardo fisso sulle alte montagne, che si potevano vedere dal punto in cui si trovava.
Guardare quei rilievi risvegliò in lei tante emozioni: tranquillità e gioia.
Ma anche nostalgia.
Nostalgia di un passato che mai potrà tornare ad essere suo.
Esatto, i giganti le avevano rubato perfino il suo passato e i ricordi con la madre.
Ma, lo giurò quello stesso giorno con i suoi tre amici, mai le avrebbero rubato il suo futuro.
"Hey, bimba solitaria."
"Stai diventando bravo con i soprannomi, faccia da cavallo."
"Ho imparato dalla migliore."
Jean si era posizionato accanto a Yuno, ma non le rivolgeva lo sguardo, fisso invece sulle montagne.
"Belle, vero?"
Yuno sorrise, guardando in volto il compagno, per poter vedere la sua reazione a quella domanda.
"Cosa?"
"Le montagne."
Una leggera folata di vento scompigliò a entrambi i capelli.
"Andiamo a casa: tra poco, verrà sicuramente a piovere."
Jean fece per andarsene, ma vedendo che la ragazza non si muoveva, si bloccò, voltandosi verso di lei.
"Qualcosa non va, nanerottola?"
"Cosa sceglierai?"
Yuno aveva smesso di guardare Jean in volto e il suo sguardo era fisso a terra.
"Il corpo di gendarmeria, mi sembra ovvio.
E tu?"
Jean prese a camminare, come se fosse già a conoscenza della risposta che avrebbe dato Yuno, alla sua domanda.
Come se quest'ultima fosse retorica e scontata.
"Il corpo di ricerca."
A quelle parole, il giovane si fermò di scatto e si girò, preoccupato, verso la sua amica, come se avesse detto un'assurdità.
Perché, a quei tempi, lo stesso combattere era considerato un'assurdità.
Ma Yuno era già scomparsa, lasciando Jean da solo a guardare le montagne.
"Bellissime."
Nel cuore della fanciulla, che non riuscì ad udire la parola sussurrata dal suo amico, un sentimento nuovo stava prendendo il sopravvento sugli altri: l'odio.

Soldato [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora