12. Missione

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Spero che il penultimo capitolo di questa storia possa essere di vostro gradimento. Buona lettura!




Quel giorno, il sole splendeva luminoso nel cielo, come nei cuori di Jean e Yuno.
Quel giorno, avrebbero combattuto, per la prima volta, con addosso le ali della libertà.
Quel giorno, sarebbero riusciti a spiccare il volo e a riconquistare i diritti che l'umanità aveva perduto da tempo, incapace di difendere la propria libertà, perché priva di coraggio.
Del coraggio necessario per volare.
Quel giorno, avrebbero, finalmente, portato a termine la loro prima missione.

               •••••••

Una grande folla ammirava gli ultimi istanti dei soldati dell'armata ricognitiva, prima che questi oltrepassassero le mura, e varcassero, così, il confine che separava il mondo all'interno da quello esterno, molto più immenso e vasto.
La linea di confine, che divideva il popolo dei liberi, da quello degli oppressi e dei vili.
Grida, tante voci diverse, e il rumore provocato dai movimenti dei cavalli, gli unici animali in grado di aiutare i soldati nel combattimento, garantendogli una velocità necessaria a seminare i giganti.
Un altro suono, inoltre, era facile udire, in quel momento.
Quello di mille cuori battere dentro al petto di ciascun membro del corpo di ricerca.
Ma tra tutti, due in particolare erano desiderosi di vendetta e promessa.
Senza paura, né preoccupazioni.
Perché, infondo, avrebbero combattuto la loro prima missione assieme.
E Jean avrebbe, per la prima volta, combattuto davvero.
Da vero soldato.
E, si sa, i veri soldati vanno incontro alla morte, ogni volta.
Non sempre, infatti, riescono a sfuggire al loro destino.
E questo non vuol dire che essi siano deboli, anzi.
Questa è la prova schiacciante, che dimostra la loro vera forza.
Sui loro rispettivi cavalli, Mikasa, Eren, Yuno e Jean erano stati assegnati alla stessa squadra.
"Jean, la facciamo una gara a chi va più veloce?"
Yuno, udite le parole di Eren, riusciva già ad immaginarsi cosa sarebbe successo, dato che era tipico dei suoi amici sfidarsi in qualsiasi cosa, per mettersi in mostra.
Quando, però, Jean rifiutò l'invito del compagno, di comportarsi come un bambino, per poi rivolgere un sorriso alla biondina, di fianco a lui, la giovane ragazza, abbastanza imbarazzata, ma fiera, dovette ricredersi.
Mikasa, intanto, compresa la situazione, si avvicinò alla sua amica.
"Jean non mi da nemmeno più fastidio! Né a me, né a Eren. È cambiato, sai?"
"Si, lo so..."
Yuno ricambiò il sorriso, sempre rossa in viso, che le rivolse la corvino, anche perché, ne era sicura, Jean era cambiato per davvero.
Chissà, forse per lei?
E mentre la biondina era impegnata a guardare il suo soldato, non curandosi di Mikasa, lei attirò l'attenzione dell'amica.
"Secondo me, gli piaci..."
E la giovane, allontanandosi, fece arrossire, nuovamente, Yuno che, tuttavia, non riuscì a trovare le parole per replicare.
Forse, perché, in fondo, la sua amica aveva ragione.
Ma dopo varie piacevole chiacchierate, al richiamo del caporale, i soldati si avviarono, dietro di lui, per portare a termine la missione.

               •••••••

I capelli dei soldati erano mossi da uno strano vento, e non da un vento qualunque.
Soprattutto, non da un vento leggero, piacevole, ma da un vento pensante, opprimente.
Un vento che pareva voler dire, predire, qualcosa a Yuno.
Un messaggio, che lei non captò mai.
La giovane, infatti, era troppo impegnata a guardarsi le spalle e ad osservare, dinanzi a sé, Jean: era sempre più convinta che quel mantello gli donasse.
Era sempre più sicura che, presto, gli avrebbe detto la verità, una volta per tutte.
Che gli avrebbe confessato il suo amore.
I soldati stavano procedendo, ciascuno sul suo destriero, uno dietro l'altro, abbastanza velocemente, mentre i loro sguardi prima puntavano un qualcosa, poi cambiavano direzione.
Soltanto Yuno era completamente distratta, per niente attenta alla situazione che, in realtà, si sarebbe potuta rivelare pericolosa, da un momento all'altro: insomma, si trovavano pur sempre nel mondo esterno.
E mentre la mente della biondina vagava nei posti più belli di quel territorio, immaginava, difatti, il mare, Jean pareva essere preoccupato.
Era come se lui avesse sentito quel forte vento urlargli contro di stare attento.
E il soldato era attento sia a lui, sia alla persona che si muoveva al suo fianco.
Perché stare accanto a Yuno, e passare del tempo con lei, valevano più di ogni altra, oramai, per Jean.
La biondina, infatti, poco a poco, aveva attirato l'attenzione del giovane su di lei, vietandogli di concentrarsi su qualsiasi altra ragazza, che non fosse lei, con i suoi meravigliosi occhi azzurri e i suoi soffici capelli biondi.
Infine, il soldato non si era mica dimenticato della promessa che aveva fatto al suo amico.
E, come per far capire a Marco che sapeva cosa fare, guardò il cielo, per un attimo soltanto.
Quello stesso cielo che, da sempre, assiste a tutto ciò che di bello c'è al mondo, e a tutto ciò che, invece, c'è di brutto.
Quello stesso cielo che osservò cosa successe prima, e dopo la catastrofe, quando Jean e Yuno, e gli altri soldati, vennero attaccati da un gigante, e il primo mostrò a tutti la sua vera forza.
La forza distruttiva di un vero soldato, che il giovane non mostrò, quella volta, salvandosi.

               •••••••

E adesso che Jean era lì, steso a terra, immobile, Yuno provò, non di certo per la prima volta, la paura di perdere qualcosa di prezioso.
Ma in quello stesso momento, il soldato dimostrò di possedere la forza per mantenere la promessa, che aveva fatto al suo amico di un tempo, e a se stesso.
Correndo, la ragazza si avvicinò al suo amico, visto che prima vi era lontana, e gettò le sue armi a terra.
Si inginocchiò, e cercò di scuoterlo e di chiamarlo: il suo corpo pieno di lividi e sangue.
"Jean, Jean! Jean, ti prego rispondimi!"
Lentamente, gli occhi del ragazzo, prima socchiusi, si aprirono, mentre sul suo viso comparve un sorriso debole, triste.
"T-te l'avevo detto...che ti avrei...s-salvata..."
E Yuno stette a guardarlo, fino a quando quel sorriso, svanendo, fece scendere, dai suoi occhi azzurri, lacrime silenziose.
"M-me lo dai un b-bacio, a-adesso?"
E, non facendoselo ripetere due volte, la giovane diede un bacio al soldato.
Un bacio carico d'amore, per poi prendere la mano di Jean nella sua: entrambe quelle mani, la forza e la paura.
Ma stavolta, per la prima volta, era proprio Yuno a provare paura.
Come quel terribile giorno, quando Marco perse la vita e Jean si comportò da codardo.
Ma quella volta, no.
Nella sua ultima missione, Jean si comportò da vero soldato.


Nella sua ultima missione da codardo.

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