6. Non Abbassare Lo Sguardo

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Sposto lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra a ripetizione.
Ma finalmente mi prende il viso e poggia le sue labbra sulle mie.

La pioggia inizia a bagnarmi i vestiti, ma non mi importa.
È tutto così bello in questo momento.

Mi stringe di più a sé dai fianchi, per poi staccarsi delicatamente da me, accennando un sorriso compiaciuto.

Lo guardo confusa nei suoi profondi occhi nocciola, rendendomi conto di quello che è appena successo.
Istintivamente gli tiro uno schiaffo, quasi la colpa fosse sua.

L'impatto della mia mano sulla guancia fa un rumore che squarcia il silenzio della strada.
Si porta subito una mano sulla guancia, guardandomi allibito, sta per parlare quando una seconda volta il mio corpo agisce da solo.

Gli prendo il colletto della maglia e lo avvicino rapidamente a me, congiungendo con violenza le nostre labbra.
Succede tutto così in fretta.

Mi stacco dopo qualche secondo e lo vedo più confuso di prima.

Lo guardo, non sapendo cosa fare mi giro, pronta a correre via, ma lui mi blocca, tenendomi dal polso.

Cerco di liberarmi dalla presa, e fortunatamente lui non fa forza e mi lascia.

Inizio a correre dal suo lato opposto, non so cosa sto facendo, ma so che voglio stare da sola.

Perché l'ho fatto?
Mi sento una tale idiota.

È successo tutto così velocemente, non lasciando a nessuno dei due tempo per realizzare cosa stesse succedendo.

La mia testa in questo momento è in un completo stato confusionario.

Inizia a venirmi il fiatone, così iniziò a rallentare, fino a camminare verso casa mia.

Una volta arrivata mi lascio scivolare sulle ginocchia contro la porta principale di casa e guardo la pioggia bagnare il cemento della strada.

Rimango qualche minuto lì, immobile.
Tutto quel che vorrei ora è una bella dormita.

Decido così di alzarmi per entrare, metto una mano in tasca cercando le chiavi di casa.

Strano, le metto sempre nella tasca sinistra.
Controllo lo stesso nell'altra tasca, ma come sospettavo, niente; inizio a guardarmi anche nelle tasche dei pantaloni, ma delle chiavi neanche l'ombra.

Quando un pensiero mi affiora in testa.
Potrei averle lasciate nell'altro giubbotto.
Questa non ci voleva.

Mia madre non è a casa, fa l'infermiera e a volte si ferma anche la notte a lavorare.

Prendo il telefono per chiamare Thomas, sperando che perlomeno sia in casa.

Uno, due, tre squilli... Niente.
Sto per mettere giù quando sento una risposta:

"Uhm..?"
"Thomas sono io potresti aprirmi la porta? Non ho le chiavi"
"Emily... O-ora n-non sono a casa..." lo sento dire con voce roca, dall'altra parte della chiamata sento dei suoni, come dei gemiti
"Chiedi alla... Ohh... A mamma..." lo sento biascicare
"Thomas... Mamma non c'è, io come dovrei fare?" gli chiedo picchiettando contro la porta
"Non so, ciao"
"No aspet-" non riesco a finire di parlare che mi riattacca la chiamata in faccia

Non so cosa stesse facendo, o meglio, preferisco non immaginarlo.
Spero solo che non sia con quella bionda antipatica...

Ritorno in me rendendomi conto di non avere un posto dove dormire.

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