Malec in Wonderland (First AU)

1.1K 66 11
                                    

Alec camminava per la foresta, seguendo lo strano essere che gli galleggiava davanti. Riassunto della giornata: era andato nel grande giardino vicino casa per allenarsi col suo arco, con l'obiettivo di distrarsi e di dimenticare le urla dei suoi genitori, disgustati all'idea di avere un figlio gay, era caduto in una tana di coniglio, era rimpicciolito, poi si era ingrandito, aveva camminato per un luogo pieno degli esseri più strani e magici e ora un gatto galleggiante e con un sorriso inquietante che continuava a sparire e riapparire lo stava accompagnando da Lui-non-sapeva-chi ("Una persona importante, a cui tieni", aveva detto, ma Alec non aveva idea di chi potesse essere questo misterioso individuo).
La solita giornata, insomma.
Alec camminava, con l'arco e le frecce a tracolla, scavalcando le radici e i cespugli a terra. Spesso quel gatto strambo che aveva davanti gli diceva frasi enigmatiche e strambe quanto lui.
Ormai, il ragazzo aveva superato lo shock iniziale e aveva smesso di stupirsi per ogni cosa strana che vedeva camminando.
Ad un certo punto uscirono fuori dalla foresta, ritrovandosi in una specie di grande radura, con una casetta piccola e semplice e un lunghissimo tavolo sull'erba, illuminato dai colori del tramonto; questo era pieno di teiere e tazzine da thè, piattini con pasticcini, zuccheriere, cucchiaini. A una delle due estremità del tavolo c'erano sedute tre persone e un gatto (sì, il gatto era proprio seduto dritto sulla sedia e girava un cucchiaino nella tazza con la sua zampa vellutata). Non appena li videro, due dei tre li salutarono per farli avvicinare:

-Church, grazie per aver accompagnato il caro Alexander qui da noi- disse, riferendosi al gatto matto, colui seduto a capotavola. Era, probabilmente, il più strambo dei tre, assieme al gatto che ora stava tranquillamente prendendo la sua tazzina dal manico, con quello che sarebbe dovuto essere il suo mignolo alzato, e stava bevendo impettito. L'uomo che aveva parlato si alzò e si avvicinò: era alto e magro, portava una veste da camera lunga color rosso corallo sopra dei pantaloni neri e una maglia blu notte, e ai piedi calzava due ciabatte con la grande faccia di un gatto sul davanti. Aveva le unghie smaltate di nero, era truccato e sulla testa portava un cilindro alto e tutto nero ricoperto di glitter, a cui erano attaccati foglietti, piume di pavone e altre cianfrusaglie. L'uomo se lo levò e se lo portò al petto, piegandosi in modo elegante davanti ad Alec e scoprendo dei capelli corvini pettinati verso l'alto e ricoperti anch'essi di glitter. -Sono onorato Alexander, io sono Magnus Bane, un umile cappellaio, e questi sono i miei amici Ragnor Fell, Raphael Santiago e Chairman Meow.

-Molto piacere- disse uno degli altri due uomini, quello che Magnus aveva chiamato Ragnor: aveva la pelle verde (sì, proprio verde) e i capelli candidi come la neve; vestiva in modo più normale del Cappellaio, infatti indossava dei pantaloni neri, una maglia rosso scuro e una lunga giacca nera che arrivava fin sotto alle ginocchia. Sì, insomma, normale secondo gli standard del Cappellaio.
Invece, il terzo non lo salutò: pareva un ragazzo con più o meno l'età di Alec, aveva la pelle pallida ed era vestito totalmente di nero, il che faceva contrasto con la pelle pallidissima. Aveva lo sguardo annoiato e girava senza particolare interesse il cucchiaino nella sua tazzina.
Quindi, per esclusione, il gatto seduto doveva essere Chairman Meow... ma che diavolo di nome è per un gatto?, pensò Alec.

-Prego, siediti con noi- disse il Cappellaio, posando una mano sulla spalla del ragazzo e facendolo sedere su una sedia accanto alla propria che prima Alec non aveva notato. Intanto, il gatto strambo che a quanto pare si chiamava Church, andò a galleggiare sopra la testa dell'altro felino.

-Ehm... come conoscevate il mio nome?- mormorò Alec, senza sapere cos'altro dire.

-Oh beh, da piccolo venivi spesso a trovarci, ma ovviamente non puoi ricordarlo- il Cappellaio ridacchiò bevendo dalla sua tazzina. -La crescita fa brutti scherzi. Una delle cose positive che il mio litigio col Tempo ha comportato è che almeno noi non cresciamo più, siamo sempre bloccati alle sei del pomeriggio, l'ora del thè!- ridacchiò di nuovo, entusiasta, e passò una tazzina ad Alec.

-Mags, non spaventarlo- l'uomo dalla pelle verde lo imitò, aggiungendo del latte al suo thè.

-Raphael avanti, dì qualcosa!- il Cappellaio diede una scherzosa gomitata al terzo soggetto, che gli rivolse un'occhiata gelida:

-L'unico errore che ho fatto è stato accettare il tuo invito e venire a prendere il thè da voi proprio mentre tu litigavi col Tempo. Io non c'entravo, e sono bloccato qui.

-Non è così male, il thè è buono!- rise il Cappellaio. -Allora Alexander, cosa ti porta qui?

-Ehm... in realtà non lo so... sono caduto...-

-... nella tana del coniglio, hai incontrato strani esseri e la tua crescita è stata compromessa più volte, per poi ritrovarti qui senza sapere perchè- il Cappellaio completò la frase. Poi, quando si accorse che Alec era restato senza parole, scoppiò a ridere: -Era quello che raccontavi sempre! Vero Chairman Meow?

-Una memoria perfetta, Magnus- parlò il gatto con voce stranamente profonda, mentre posava la sua tazzina sul piatto con un tintinnio. Alec si grattò la testa -Ehm, io dovrei...

-Oh no aspetta, non vuoi visitare la mia casa?- sorrise Magnus indicando la piccola casetta. Ad Alec parve scortese rifiutare:

-Oh ehm... certamente- Magnus si alzò e lo trascinò nella casa prendendolo per mano. All'interno, questa era molto più grande che dall'esterno: -Quello è il tavolo dove preparavi le torte! E quello il divano dove ti addormentavi ogni volta! E quello il letto dove abbiamo fatto l'amore...-

-Cosa?- Alec si fermò, interrompendo la frenetica ed entusiasta visita guidata del Cappellaio. -Dove... abbiamo fatto cosa?

-Oh giusto, tu non puoi ricordarlo- per la prima volta, le labbra del Cappellaio si piegarono in un sorriso amaro. -Quando eri più giovane, arrivavi e mi correvi incontro incendiandomi la pelle coi tuoi baci. Passavamo le ore seduti nell'erba a bere thè e a parlare insieme, abbracciati. Facevamo l'amore proprio lì, su quel letto.

SBAM.

I ricordi investirono la mente di Alec come i proiettili di una mitragliatrice: vide sè stesso leggermente più piccolo tra le braccia del Cappellaio, si vide con lui nel letto, sotto le coperte, avvinghiati, si vide nel laghetto lì vicino, a fare il bagno assieme a lui. E così come scoppiarono i ricordi, gli riscoppiò l'amore: sentì quest'esplosione nel petto, l'esplosione di questo sentimento enorme invaderlo, sentì di nuovo quella passione, quel romanticismo, sentì di nuovo ogni cosa. Guardando Magnus, non il Cappellaio, ma solo Magnus, venne riempito dalla voglia di stringerlo, baciarlo, come aveva fatto così tante volte. E lo fece.
Gli circondò il collo con le braccia chiudendo gli occhi, e le loro labbra si incontrarono come due calamite; sentì un incendio partire da lì e diramarsi in tutto il suo corpo, nella testa, nel cuore, negli arti, nella pancia. Un calore che arrivava ovunque, che riempiva ogni angolo del suo corpo, sentiva queste scie di calore intrecciarsi dentro di lui, le sentiva muoversi, agitarsi. Quando non ebbe più fiato, si staccò da quel bacio passionale e pieno, così intenso, e guardò Magnus negli occhi: a quanto pareva, quel bacio aveva fatto al Cappellaio lo stesso effetto.

-Sai, dicono che io sia impazzito perchè ogni volta che tu vieni qui io ti faccio ricordare tutto, ci baciamo, facciamo l'amore e poi tu vai via- sussurrò Magnus.

-Perchè vado sempre via?

-Perchè vuoi tornare a casa, vuoi andare via da qui... via da me.

-Non oggi, non questa volta. Questa volta rimango qui.

• Hi guuuuys, questo è il primo capitolo speciale che mi è stato richiesto. Sinceramente non mi fa così tanto impazzire, ma aspetto il vostro giudizio!
Aspettatevi presto altri capitoli, e continuate a commentare, non siate timidi, qualunque idea vi passi in mente scrivetela!
Detto questo, vado via. Ciao ciao ♡ •

Prendi Quel Che Devi ·Malec·Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora