Scelte personali

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« Dovrai scegliere una compagna. »

Ivan si bloccò. Era a metà strada tra il corridoio e la sala del trono. La sua mente, impegnata nell'elaborazione della cerimonia di incoronazione, venne indirizzata verso quella nuova problematica

« Una compagna? Una moglie, intendi? »

Macario sorrise e lisciò la barba bianca. « Esatto. Come credi di poter essere legittimato senza la possibilità di generare eredi? »

Una donna. Ivan non aveva mai immaginato una donna nella sua vita. In verità non aveva nemmeno rivelato la sua paura spropositata nell'affiancarsi ad una nobile. Il rischio maggiore, secondo la sua visione, era quello di lasciarsi abbagliare dal fascino femminile. Sua madre non si era fatta scrupoli durante la Decimazione della Duma e molti aristocratici erano caduti in tranelli banali perché ammaliati dalle amanti. 

No...no, era fuori discussione.

« Quasi tutte le famiglie aristocratiche mi odiano, Macario. Se scelgo una delle loro figlie, stai sicuro che mi tirerà il collo prima di arrivare al talamo. »

Una risata proruppe dalle labbra dell'arcivescovo.

« Stai per designarti imperatore di tutta la Russia contro il giudizio delle caste boiarde e hai il terrore di una fanciulla? »

Ivan divenne paonazzo. I baffi neri che si stava facendo crescere tremolarono leggermente. 

« Non è questo il punto. »

« Allora qual'è? »

« Mi stai facendo innervosire. » 

« Non sarebbe una novità. »

Un violento pungo contro la parete fece crollare un dipinto. La cornice dorata andò in pezzi e la tela si dispiegò malamente sul tappeto rosso che copriva il pavimento. Alcuni servitori che passavano per il corridoio si allontanarono velocemente.

« Macario, stai cercando di perdere la testa? Perché posso accontentarti velocemente. » chiese Ivan a denti stretti, sbuffando dal naso.

L'arcivescovo aveva mantenuto una calma incredibile. Non si era minimamente spaventato per la violenta reazione del principe.

« Sto cercando di farti ragionare, mio Signore. Se il problema è la scelta della compagna, faccia in modo di aumentare le Sue possibilità. »

« Aumentare? Cosa intendi? »

« Gli imperatori sceglievano personalmente la propria consorte, senza vincoli di alcun genere. »

Gli occhi di Ivan si spalancarono e un sorriso furbo comparve sul volto scuro: scegliere personalmente la consorte? Non sembrava un'idea malvagia.



Cremlino, sala del trono

9 Gennaio 1547 


Tutta la corte nobiliare era stata riunita. C'erano molte facce confuse tra la folla che si accalcava intorno alle colonne dorate della sala del trono: il principe di Mosca non aveva mai parlato in pubblico dal momento in cui era stata decretata la sua reggenza al trono del Granducato. Tra i bisbigli e il cicaleccio si distinguevano chiaramente alcune parole, come "cerimonia" e "matrimonio". C'era anche chi aveva timore della riunione improvvisa, in quanto conosceva l'indole violenta del nuovo sovrano.

Ivan fece il suo ingresso con aria trionfale. Indossava una lunga tunica bronzea, guanti di pelle e una zucchetta completamente nera. Per l'occasione aveva portato anche un lungo scettro d'argento intarsiato. Era accompagnato da Macario. 

Il principe camminò a passo deciso in mezzo ai nobili, ignorando gli sguardi e le parole che seguivano il suo passaggio. Salì sulla piattaforma del trono e si sedette sullo scranno. I suoi occhi erano brillanti.

« Tra sette giorni esatti verrò ufficialmente incoronato sovrano. Rispettando le usanze del regno, mi verrà presentata anche la futura moglie e regina di Russia. »

Seguì un forte brusio. Alcuni annuirono sorridendo, altri confabularono con il vicino, altri ancora si guardarono intorno per capire chi stava dicendo cosa. Probabilmente ogni famiglia stava già scegliendo una possibile candidata per Ivan. Era un'occasione ghiotta: diventare parenti del Principe garantiva enormi benefici economici e giuridici, nonché la possibilità di portare gli eredi sul trono di Mosca.

Ivan, rosso in viso, batté tre volte lo scettro sul pavimento di legno. Ottenne immediatamente il silenzio.

« Ogni famiglia nobiliare provvista di figlie dovrà presentare una fanciulla in età da marito. Invierò emissari nel regno in modo che nessuno venga escluso, nemmeno i feudi più piccoli. »

Proteste ed esclamazioni seguirono l'ultima notizia. Era chiaro che i boiardi moscoviti pretendevano l'esclusiva in tal senso. Gli occhi di Ivan sbordarono dalle orbite e le sue labbra tremarono. La faccia assunse tratti inumani, quasi demoniaci.

« Non tollero commenti di alcun genere! Chi mancherà questo importante compito verrà immediatamente decapitato! ORA FUORI, LASCIATEMI SOLO! FUORI! »

La riunione era stata incredibilmente breve. Tra rumore di tacchi, borbottii, fruscii ed insulti al buon Signore, la folla defluì all'esterno. La sala del trono, dapprima invasa dalla moltitudine colorata di abiti costosi e lussuosi, tornò alla sua solita sfumatura dorata. Ivan appoggiò il gomito sul bracciolo del trono e si portò una mano sulla fronte; rimase immobile diversi minuti, assaporando il silenzio surreale di una stanza vuota.

« Quante ne verranno? » domandò improvvisamente.

Macario, unico individuo presente, alzò le spalle con noncuranza.

« Mille? Di più? »

« Che il buon Dio mi aiuti. »



Mosca, un casolare

Gennaio 1547


L'abitazione puzzava di sterco e sudore. Era una vecchia stalla abbandonata della periferia di Mosca, un luogo dimenticato anche dai più vecchi della città. Ci si arrivava attraversando un'ampia zona boschiva, costeggiando l'ansa più esterna del fiume. 

L'uomo, che teneva un fazzoletto davanti alla bocca per evitare di respirare l'olezzo, attese pazientemente di essere raggiunto dal compagno. Quando entrambi furono abbastanza vicini da potersi toccare, imboccarono insieme la medesima via in mezzo agli alberi. Non potevano essere più diversi l'uno dall'altro: il primo vestiva una pesante pelliccia, un copricapo di zibellino e portava una lunga barba scura; il secondo indossava una moltitudine di stracci consunti ed era praticamente glabro. Eppure, in qualche modo, i due parevano conoscersi.

« Ebbene? Si può fare? » chiese il primo, con voce baritonale.

« Si può fare. Se ci scoprono, però, saremo linciati. » gracchiò il secondo.

« Non ti scopriranno, dico bene? »

« Dipende. Servirà più di un folle per mettere insieme tutta quella paglia. Stiamo parlando di una zona davvero vasta. »

« Trovane altri, allora. Mosca è piena di pazzi e mentecatti. »     






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