Capitolo 1

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Noo!!

Non p-può essere v-vero...

Noooo!!

Buio...

*Driiiindriiiin*.

Stacco la sveglia, sono le 6:45. Mi giro e rigiro nel letto pensando all'incubo che per l'ennesima volta mi tortura. Un incubo che ho già vissuto.

Mi alzo con difficoltà dal mio caldo letto, vado in bagno, mi guardo allo specchio e vedo riflessa una ragazza con i capelli lunghi, castani e scompigliati, con un paio di occhi marroni che danno sul verde, gli stessi occhi della bambina del mio sogno, terrorizzati.

Mi lavo la faccia e decido di farmi una doccia veloce, per scacciare i brutti pensieri.

Prendo dall'armadio la mia divisa scolastica, che consiste in una maglia nera abbinata a una gonna invernale anch'essa nera ed entrambi hanno lo stemma della mia scuola.

Mi vesto, metto un po' di trucco e scendo in cucina, dove trovo mia madre.

<Buongiorno mamma, oggi che prepari per colazione?>.

<Ciao Eleanor. Ci sono dei biscotti sulla credenza, puoi mangiarli con un po' di latte caldo se ti va.> Risponde continuando a sistemare delle carte. Ha un'aria trasandata, dalla morte di mio padre non si è curata più granché.

<Ho finito, vado in bagno.> Dico bevendo l'ultimo sorso di latte.

Non ho proprio un bel rapporto con lei, ma entrambe facciamo finta di niente.

Vado in bagno a lavarmi i denti e mi spruzzo addosso il mio adorato profumo un po' ovunque.

Sento il clacson della macchina della mia migliore amica Ada che mi avvisa del suo arrivo. È due anni più grande di me e la conosco da quando sono nata, le nostre mamme erano compagne e amiche di liceo. Mi tratta e mi protegge come se fossi la sua sorellina minore. È una persona molto puntuale, precisa ed educata, un po' il contrario di me, forse è per questo che le voglio molto bene. È il tipo di ragazza modello da cui bisogna prendere l'esempio.

Cerco di sbrigarmi a indossare le mie Fila nere per non farla aspettare troppo. Saluto mia madre gridandole che vado a scuola, come risposta ricevo un semplice ok,infine esco di casa.

Chiudo la porta alle mie spalle e mi fiondo sullo sportello per buttarmi letteralmente addosso alla ragazza con i capelli corti e corvini e dalla pelle biancastra, a mo' di saluto. Mi stacca con difficoltà per l'improvvisa mancanza di ossigeno causata da me.

<Come fai ad essere di buon umore anche la mattina?> ha un tono perplesso.

<Sai come sono, dovresti solo ringraziare il cielo se oggi non è una giornata no!>.

Mi metto comoda sul sedile.

Mi lancia un'occhiata pensando alle mie parole ed esclama: <Sì, hai proprio ragione!>.

Mette in moto la sua auto bianca e parte.

È molto contenta di poter finalmente guidare, è fresca di patente e non vedeva l'ora.

È una fortuna anche per me, così quando ho voglia di andare a fare shopping non può più rifiutarsi con la scusa del mal tempo o perché non le va di camminare a piedi.

Durante il tragitto verso la scuola accendo la radio in cerca di qualche traccia orecchiabile. Trovata la canzone inizio a osservare fuori dal finestrino. Scorgo una scuola elementare e noto molti bimbi sorridenti e altri che fanno i capricci perché vogliono stare con i genitori o vogliono tornare a casa. Noto una bimba in particolare per la notevole somiglianza che ha con me, è mano nella mano con suo padre e parla tranquillamente con lui durante il piccolo tragitto che le spetta per arrivare. Mi viene un po' di nostalgia, ripenso a mio padre e al bel rapporto che avevo con lui. A un certo punto la bambina e suo padre svaniscono e mi rendo conto che fossero frutto della mia immaginazione, rimango a fissare il marciapiede vuoto nell'attesa che scatti il verde del semaforo, capisco che era tutto frutto della mia immaginazione.

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