Mi svegliai nel bel mezzo del nulla.
Era tutto buio attorno a me.
Potevo sentire delle braccia che mi tenevano saldamente, e il tessuto di una maglia a contatto con la mia guancia.
Non ricordavo molto, l'ultima immagine rimasta impressa nella mia mente era questa figura con qualcosa fra le mani, e dopo, il niente.Al mio risveglio però, potei notare che questa persona che mi teneva stava scendendo delle scale.
Dall'odore che mi arrivò prontamente alle narici potei capire dove fossi.
Un odore sgradevole, nauseante.
Di chiuso, di vecchio.
Lo avevo già sentito prima.
Precisamente quando visitai l'edificio e mi recai nella stanza in cui vi erano le celle con i pazienti più gravi.
Perché ero lì? Cosa stava succedendo?Immersa nei miei pensieri, mi accorsi solo dopo che ero stata lasciata a terra.
Potevo sentire il freddo causato dal ferro che mi toccava la schiena, dov'ero stata lasciata?«Ricorda, se fai rumore, li farai arrabbiare.»
. . .
Ashley era particolarmente confusa.
Si guardò attorno per cercare di capire, ma l'oscurità non glielo permetteva.
Di colpo le luci si accesero, e la prima immagine che poté vedere fu un paziente accucciato in un angolino, che si dondolava spaventato.Se avesse fatto casino, Dio solo sa cosa sarebbe successo.
Cercò di alzarsi il più lentamente possibile, e ci riuscì senza fare un briciolo di rumore.
Con calma, si voltò verso le porta cercando di scorgere qualcosa all'esterno. Ma la luce era presente soltanto da lei.
Neanche la sua cella era illuminata.
Abbassò lo sguardo e portò una mano sopra la maniglia.
Doveva rischiare davvero una cosa del genere?
Le cose di ferro fanno molto rumore.
E nel caso la porta non fosse aperta, lo avrebbe fatto innervosire.Al diavolo.
Spinse verso il basso e cerco di darle una spallata per aprirla.
Tutto molto inutile.
La paura di voltarsi si era impadronita del suo corpo.
Cercò di dare una sbirciata, voltando di poco il volto verso destra, tirando un urlo nel ritrovarsi quell'uomo dietro di lei.
Egli la fece voltare e le mise una mano attorno al collo cominciando a stringere.
Lei vide il suo volto.
Aveva il mento girato verso un lato, un occhio sporgente e l'altro fasciato, qualche capello sparso qua e là e una cicatrice sul sopracciglio.
Il suo sguardo era furente, stava diventando rosso dalla rabbia.
La bionda poggiò le mani sui polsi del paziente cercando di allontanarle, senza risultato data la visibile differenza della loro statura.
Lei piccolina, lui un omone.Ignara di come e perché, riuscì a riprendere fiato dopo minuti di sofferenza.
E non si trovava più in quella cella.
Era stata portata al di fuori, in un modo un po' brusco a dirla tutta.
E brusco fu quando qualcuno la tirò su tirandola dai capelli, probabilmente era il suo "salvatore", per così dire.
Gli dava le spalle, e lui non le permetteva di voltarsi.
L'aveva inchiodata al muro, e Ashley poteva sentire il corpo della persona più vicino a lei, così come delle labbra a pochissima distanza dal suo orecchio.«Cosa ci fa una splendida creatura come te, in un posto del genere?»
Quella voce..
Anche se era meno comprensibile a causa del tono basso, aveva capito benissimo chi fosse.Ma che ci faceva lì?
Finalmente le permise di voltarsi, e quando gli occhi della bionda incontrarono quelli dell'uomo, perse il respiro.
Averlo così vicino era una sensazione strana, ma altrettanto piacevole.
E non doveva esserlo.«Cosa..come..come fa ad essere fuori?»
La bionda spruzzava paura da tutti i pori, e si constatava perfettamente.
L'uomo le tirò i capelli verso il basso, in modo da farle tenere constantemente il viso alzato per guardarla meglio.
Prese un bel respiro dal naso, chiudendo gli occhi e assaporando il momento, come a fiutare tutta la paura della ragazza.«Tutti abbiamo dei segreti, dolcezza.»
Non disse niente, deglutì e basta, costretta a fissare quei bellissimi occhi azzurri.
Non era una brutta cosa, anzi, ma non riusciva a reggere il suo sguardo.«Sa, è da un bel po' che non mi diverto. Quaggiù è così noioso. Mi piacerebbe combinare qualche casino, e vedere qualcuno giacere morto fra le mie braccia, pieno di sangue. Oh Dio, quanto mi piacerebbe.
Ma, non ora, non oggi. Sarebbe troppo facile, mia cara.
Io sono disposto a lasciarti andare, ma se provi a dire una parola di quello che è successo non ti risparmierò. Capito?»La bionda annuì con la testa, ascoltando terrorizzata le parole dell'uomo davanti a lei.
«Non ho sentito bene.»
«S-sì, ho capito..»
E dopo quelle ultime parole, la lasciò andare, spingendola verso la parte del cancello e facendola cadere a terra, mentre egli si voltò dalla parte opposta tornandosene tranquillamente nella sua cella.
La ragazza si alzò da terra, uscendo da quell'orribile posto senza il coraggio di guardare un'ultima volta indietro.
Ma dov'erano le persone nei momenti di bisogno? Soprattutto le guardie. Era il loro lavoro controllare che tutto andasse bene.
Ma per carità, in quel momento non le importava, pensava solo a trovare qualcuno di cui si fidasse, per sentirsi protetta.
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Psychology.
Mystery / ThrillerQuando ti metti in testa di voler fare una cosa nessuno riuscirebbe mai a fermarti, anche se si tratta di un qualcosa di pericoloso. Ashley White si ritroverà a lavorare in un manicomio, essendo il sogno di una vita, e quello che potrebbe succedere...