Leonardo.
Un buon profumo di pizza mi sveglia.
È fumante e la mozzarella è filante, il pomodoro è completamente passato come piace a me.
Ma come faceva a sapere che la preferisco con il prosciutto cotto?
Scoppio a ridere da solo e lei mi osserva con un'espressione interrogativa.
Rido per non piangere.
Questa vicinanza mi fa stare malissimo, ma allo stesso tempo sono consapevole che starei ancora peggio se si allontanasse.
Non voglio che vada via, ma prima ha detto che sarebbe stata l'ultima volta che ci saremmo visti.
E poi, ha un ragazzo.
Di questo mi ero scordato, anche se sarebbe stato bello rimanere di quella convinzione per sempre.
Scaccio i miei pensieri e mi concentro sul presente: vorrei sfiorarle le labbra con un bacio.
«Perché fai tutto questo?» azzardo, tagliando la pizza e ingerendone immediatamente una fetta.
È così buona, la migliore che abbia mai assaggiato.
O forse lo penso perché è stata lei a preoccuparsi che la mangiassi.
«Te l'ho già detto, Leonardo.» proferisce semplicemente, arrossendo leggermente.
Alla vista di quel gesto, la mia voglia di baciarla si fa sempre più incontenibile.
Ma sono costretto a frenarla, onde evitare di ricevere uno schiaffo.
«Hai un ragazzo, va da lui.»
Il mio tono sembra minaccioso, ma non è questa la mia intenzione.
Indosso questa maschera per nasconderle la malinconia.
Non voglio farle pena, ne ho già fatta abbastanza.
Camilla mi si pianta di fronte e mi fissa, non so decifrare la sua espressione.
Alla seconda fetta, mi sale il vomito.
Sto male, ho un nodo allo stomaco.
Pensavo di stare meglio e invece mi sbagliavo.
Il pensiero di lei con un altro mi fa arrabbiare!
«Puoi anche andare adesso.» dico, tirandomi le coperte fin sotto al naso.
Senza dire una parola, lascia la mia stanza.
Penso si sia offesa, ma non ce la facevo a trattenerla ancora sapendo di non poterci fare assolutamente niente coi miei sentimenti.
Mi chiedo quando finirà.***
Camilla.
Non lo capisco.
Mi sembra di essere tornata indietro di un anno.
È impazzito, forse? Oppure non ha nessuno da sfruttare per far curare i suoi finti malanni?
Non so se gli piaccio, non so interpretare i suoi segnali.
E poi, cosa intendeva dire con "hai un ragazzo"?
Sicuramente se lo sarà inventato o qualcuno gli avrà detto una balla per farlo stare calmo.
Voglio lasciarlo di questa idea, voglio vedere fin dove si spinge, se è disposto a riprendermi oppure se sta solo giocando.
Faccio per aprire la porta, ma la voce di un uomo mi ferma.
«Che ci fai qui?»
È suo padre.
Dio, ricordo l'ultima volta che ci siamo visti.
Non devo avergli fatto una buona impressione, ma non mi interessava.
«Leonardo è stato poco bene.»
L'uomo, di cui non vedo l'ora di sapere il nome al fine di smetterla di chiamarlo così, esibisce un grande sorriso.
Mi domando dove sia sua moglie.
«Probabilmente avrà bevuto e fumato. Ormai è fuori controllo.»
Il suo volto è rassegnato, le braccia gli cadono lungo il corpo come a descriverlo disarmato.
«Mi spiace si riduca così. Ha solo bisogno di qualcuno che lo distragga.»
«Se rimani, non per forza oggi, ma magari nei giorni seguenti, puoi dargli una mano.»
Non comprendo cosa intenda comunicarmi, ma sembra disperato.
«Non voglio solo parlare male di mio figlio-precisa sogghignando- sta facendo molto per me in questo momento. Siamo senza soldi, ma lui ce la mette tutta per guadagnare qualcosa.»
Annuisco, non sapendo cosa dire in questo caso.
Sono dispiaciuta per la loro situazione, ma sento che se mi trattenessi qui ancora starei male e basta.
«Adesso devo andare- proferisco avvicinandomi alla porta- quando avete bisogno, chiamatemi pure. Leonardo ha il mio numero.»
«Grazie, Camilla.»
«Non è niente.» accenno un sorriso e mi allontano da là, anche se vorrei starci fino alla fine dei miei giorni.***
Leonardo.
Il cellulare squilla a tutto volume ed io vorrei spaccarlo in mille pezzi.
«Pronto?» borbotto: è una telefonata dal bar.
«Leo, come stai?»
Associo quella voce flebile al suo volto in un istante: è la spogliarellista.
«Non bene.» taglio corto, tentando di sbarazzarmi al più presto di quella chiamata.
«Non vieni nemmeno oggi?»
«Non penso di riuscire, sto male.»
«Giancarlo dice che se non ti presenti stasera, perderai il tuo impiego.»
La sua voce sembra dispiaciuta, è come se mi stesse indirettamente comunicando di sbrigarmi.
Mi alzo dal letto e mi vesto rapidamente.
Non sono nelle condizioni, lo faccio solo per papà, nella speranza che un giorno mi sia riconoscente.***
Il freddo fuori taglia come lame, quelle che stanno trafiggendo il mio cuore sfinito.
Sono stato costretto a indossare un cappellino onde evitare di ammalarmi ulteriormente.
Arrivo al locale e sento salire un conato di vomito troppo familiare: è colpa dell'alcol.
Ne ho assunto talmente tanto, nelle ultime quarantotto ore, che sento di non farcela più.
Non saluto nessuno.
La spogliarellista, probabilmente, mi ha chiesto qualcosa, ma non mi interessa.
«Ragazzo, dammi un bicchiere di grappa.» ordina un uomo ridotto parecchio male.
Annuisco e, appena stappo la bottiglia, non riesco più a trattenermi: vomito sul bancone fino a svuotarmi persino l'anima.
Tabularasa.----
Io amo il personaggio di Leo, strano innamorarsi di qualcosa che si ha creato con le proprie mani... ma vi giuro, mi piace troppo scrivere sotto il suo punto di vista, raccontare il suo stato d'animo e farvi incavolare perché lo odiate😂😂
Quanti commenti e stelle? ❤❤
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I am your baby.
RomanceSequel di "I want to be your baby" «Mi dà fastidio il modo libidinoso in cui ti guarda- prende un forte sospiro per poi sedersi sul bordo del letto- so benissimo che la cosa non dovrebbe riguardarmi, ma Camilla...» si interrompe ed io resto di sasso...